Julie Tippets & Martin Archer ‘Vestigium’


(Discus Music 2015)

Sin dal primo ascolto Julie Tippets mi ha qui ricordato Joni Mitchell, e il fatto che anche il critico di Jazzwise lo abbia notato mi conforta oltremodo. Io ci sento, a volte (soprattutto nella magnifica Stalking the Vision e a sprazzi nella parte più movimentata e incalzante dell’altrettanto magnifica Secret/Lily Polen) anche un retrogusto della Annie Lennox degli Eurythmics, ma potrebbe trattarsi di un abbaglio, di un’illusione acustica. La bellezza del disco (doppio) è dovuta a tante cose, ma in primis all’amalgama fra le raffinate, suadenti e poetiche voci (le, al plurale, perché la cantante si sovraincide in ben più di un’occasione) e le sapienti costruzioni rock/jazz/elettronica, e molti eccetera – le tracce di D&B in Clutching at Dust, il profumo di India in Ashen – di Archer (tra parentesi, in poche ore ho recensito tre album, tutti doppi, realizzati da questo artista nel solo 2015, e sono tutti di grande valore: chapeau!): canzoni dalla forma estesa, arrangiate in modo ricco, intenso e poliedrico (con l’uso di effetti elettronici, sezione fiati, archi, chitarre, piano elettrico….), nella tradizione – rivisitata senza nostalgie – del jazz/rock progressivo britannico degli anni ’70, impreziosito dai virtuosismi vocali di un’eccezionale cantante. Un album indispensable (tanto per citare un’altra recensione che mi trova concorde).

Voto: 10

Alessandro Bertinetto

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