Samo Salamon, Manu Codjia, Mikkel Ploug ‘Ives’


(Samo Records 2014)

Ascoltando questo lavoro a sei mani, si respira spesso un’atmosfera di sospensione particolarmente suggestiva. Un’atmosfera che a tratti sa di un futurismo avanguardistico retrò che ci espone a un’intensa interrogativa perplessità, come recitano i titoli, quanto mai azzeccati, della sesta e della quattordicesima e ultima traccia (Perplexity 1 e Perplexity 2) di questo album che così ci abbandona con un punto interrogativo invitandoci subito a un secondo ascolto. Al fascino della costruzione sapiente di dimensioni emozionali assai sofisticate – e comunque genuine – il disco unisce l’interesse per la ricerca timbrico-sonora, l’abilità compositiva e l’intreccio ritmico, melodico e armonico delle tre chitarre di Samo Salamon, Manu Codjia e Mikkel Ploug. Registrato a Maribor, in Slovenia, nella primavera 2013, l’album presenta undici brani firmati da Salamon, un brano condiviso tra Salamon e Codjia (Duo) e due songs rispettivamente di Codjia (Al Blade) e Ploug (Logicunlogic), che sanno tutti combinare la chiarezza di idee musicali semplici, nitide e incisive con un virtuosismo strumentale elegante e mai eccessivo. Capace di amalgamare insieme arpeggi, riff e accordi con il limpido canto (alle volte sognante, altre robusto, ma non cattivo) degli assoli e il dialogo tra i diversi timbri delle chitarre ‘Ives’ ci regala una musica di carattere narrativo – evidentissimo in alcuni casi, come in Kel’s Secret revealed in cui all’incertezza dell’ignoto segue la serenità derivata dall’avere appreso il segreto –, che a tratti accenna al blues, compiendo pure qualche mirata incursione nel terreno della ballad e del rock. Un album caratterizzato da una lucida visione intellettuale che non deve fare gola solo agli amanti della chitarra.

Voto: 10

Alessandro Bertinetto

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