Orange Lem ‘David is a Narcoleptic Man’


(Autoprodotto 2010)

Debutto sulla lunga distanza, dopo due ep, per il quartetto pesarese che si cimenta con un concept album piuttosto sui generis, ispirato in parte a David Lynch e Jonathan Coe. I nostri suonano una sorta di pop con alcuni elementi elettronici che fanno molto scena British anni ottanta, più alcuni elementi madchester e, perché no, pure un po’ di Smiths.
Il risultato è indubbiamente piacevole, sin dalla tenera apertura con The murmur of a distant brook, sia a pezzi quasi alla Radio Dept come Jackie Kennedy. L’album poi è ben prodotto, con una particolare attenzione ai suoni e a ogni singolo strumento.. Dal punto di vista strettamente sonoro, il pezzo più riuscito mi è sembrato Toast to a Butterfly, capace di ricordare non poco il delicato indie pop dei Raised by Swans, ma su una sensibilità diversa.
Fa capolino perfino la cover di Fade to Grey, dei mai dimenticati Visage, che si limita a sostituire l’elettronica dell’originale con un sottofondo più rock tastieristico, risultando dunque discretamente superflua.
E ok, abbiamo già detto che è piacevole, ma alle mie orecchie tutto non è suonato particolarmente significativo. Insomma l’ho ascoltato volentieri, ma da qui a dire che domani mi ricorderò cosa ho ascoltato, indubbiamente ce ne passa. La spontaneità delle canzoni scritte dal quartetto è notevole, in una ci fanno sapere i loro album e libri preferiti, in un’altra cosa hanno letto ieri (The house of sleep di Coe, appunto), ma spesso sono risultati fin troppo spontanei, parlando di cose non interessanti, e con sottofondi che rimangono… appunto sottofondi.

Voto: 6

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