Jackeyed ‘The Sleeper’s Sunday Grid’

(Autoproduzione 2010)

Sul sito ufficiale di Jackeyed (all’anagrafe Federico Babbo, ex Storylines) si può leggere una spassosa autobiografia. Secondo quanto il musicista dichiara di sé, egli sarebbe cresciuto «allevato degli orsi tra le fredde montagne alpine», diventando ben presto un capobranco dopo aver abbattuto un cinghiale con un fucile (cosa che, però, gli sarebbe costata la perdita dell’udito dall’orecchio destro). Un bel dì, camminando in cerca di bacche, «ritrova una vecchia chitarra abbandonata. È l’istinto umano, nascosto sotto la pelliccia d’orso, ad insegnare a Jack come suonare, dandogli modo di raccontare con la musica la malinconia di una vita solitaria costretta a consumarsi in un mondo che non è il suo». Proseguendo nella lettura del racconto apprendiamo che sarebbe stato un certo Charles Frédéric Pigeon ad accorgersi del talento del nostro imbattendosi casualmente in lui mentre compiva una delle sue solite passeggiate in montagna. Il nobiluomo e mecenate avrebbe allora riportato Jackeyed alla civiltà, mettendogli a disposizione tutti i mezzi per poter raccontare la sua storia al mondo intero tramite la musica.
Ora, tutto questo è piuttosto indicativo dell’indole sognatrice, eccentrica eppure malinconica che caratterizza Federico Babbo, indole che emerge chiaramente dalle dieci tracce che compongono questo ottimo album di debutto, prodotto in collaborazione con Atracoustic Music Production e Alberto Biasutti e disponibile per il download gratuito sul sito ufficiale dell’artista (www.jackeyed.com).
Al di là delle biografie vere o fittizie, Babbo (autore di tutto il materiale e persino della bella illustrazione che campeggia sulla copertina del disco) è, musicalmente parlando, un figlioccio di Jeff Buckley, con una “parentela” anche con gente del calibro di Damien Rice e Nick Drake. Gli strumenti sui quali fanno perno gli arrangiamenti sono ovviamente la chitarra acustica, il piano e gli archi, ma non mancano loop elettronici, sintetizzatori e chitarre elettriche distorte (oltre al basso ed alla batteria, s’intende). L’unione di tutti questi elementi produce tracce estremamente interessanti, sempre in bilico tra malinconia e rabbia, come ad esempio For Wanda, Jesus & Co. (un autentico gioiello, in cui il cantato di Babbo si libra in tutta la sua limpida potenza), Kuroshio (che occhieggia forse un po’ a Thom Yorke e ai suoi Radiohead, senza dimenticare un crescendo strumentale finale d’ispirazione chiaramente post-rock), The Mirror, You & Me (che parte violentemente sintetica ma poi s’assesta su terreno più tipicamente cantautorale), Where Ignorant Armies Clash by Night (in cui è particolarmente evidente l’influenza di Buckley junior) o la conclusiva The Anger Song, la cui coda strumentale (anche questa di stampo tipicamente post-rock) è dominata da un fraseggio di chitarra aspra e distorta.
Un ottimo debutto, dunque, che impone all’attenzione di addetti ai lavori e non il nome di Jackeyed, nuova stella del firmamento alternative folk-rock.

Voto: 7

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