Leone ‘Leo’ Cimpellin

Monografia E Intervista Con Il Disegnatore Di Maxmagnus, Nathan Never, Martin Mystere E Tiramolla.

 

 

 

 

 

 

 

 

A Cura di Gianluca Umiliacchi

Leone “Leo” CIMPELLIN
Nasce a Rovigo il 6 giugno del 1926, fin da piccolissimo ha la passione per il disegno e, ancora adolescente, trasferendosi con la famiglia a Milano trova un terreno appropriato per la sua passione, dimostrandosi un disegnatore molto versatile che potrà cimentarsi, in seguito, con personaggi sia avventurosi, sia umoristici. Il suo ingresso nell’universo fumettistico è alla fine degli anni ’40 realizzando la storia “Le avventure di Petto di Pollo” in collaborazione con la bravissima autrice Lina Buffolente. Prosegue il suo esordio agli inizi degli anni ’50 con personaggi di genere avventuroso e poliziesco. Per i testi di Gian Luigi Bonelli disegna “Red Carson” (il personaggio statunitense Casey Ruggles) e sotto lo pseudonimo di Alex Lyon il personaggio mascherato “Plutos”. Per le Ed. Alpe, storie tratte dai romanzi, “Il Tamburino del Re”, “Camicia Rossa” e, qualche anno dopo, “Don Cicciotte” pubblicato in appendice a Picchiarello. Per Ed. Beretta disegna “Sten il giramondo” e per Fasani pubblica sugli albi Oscar i personaggi: “Indian Sarge”, “Il Sgt. McKarty” e “Celestino il Tigre Marino”. Per le Ed. Mondadori fa parte dell’équipe di disegnatori di “Oklahoma” e “Pecos Bill”, serie western create entrambe da Guido Martina per gli Albi d’Oro, oltre ad alcuni episodi di “Nembo Kid” (Superman). Ulteriore collaborazione è con La Domenica del Corriere, dove illustra fatti di cronaca, oltre a lavorare anche per la testata Amica. Sempre in quegli anni entra nello staff del Corriere dei Piccoli proponendo storie di genere umoristico dando vita ad una folta schiera di personaggi realizzati in collaborazione con Zucconi e Triberti, come il centurione romano “Tribuzio” di Melegari Vezio, lo spericolato autista “Carletto Sprint”, il giornalista “Gigi Bizz”, le avventure spaziali di un tranquillo funzionario ministeriale eroe suo malgrado e del suo automa “Gianni & Robot 8”, e poi ancora “Papero grosso e Fiorello”, “Codinzolo”, “Cibernetta”, “Gelsomino”, “Tam Tam”, “Nero Fumo”… Per le Ed. Ariete disegna alcuni episodi della serie Collana Ariete Grandi Avventure; per la testata Girandola TV, di T. Torelli, disegna il personaggio “Svanitella”. Anche il fumetto erotico vede il suo stile, infatti alla fine degli anni ’60 per la EdiPeriodici disegna la serie di “Belfagor” e per le Ed. Lo Squalo “Top”. Molto attivo anche nel campo pubblicitario, per la Esso crea la mascotte “Un Tigre nel Motore” pubblicato in albi dati in omaggio nei distributori di benzina. Lavora anche per il mercato estero disegnando alcuni racconti western per le Editions Lug di Lione, per la tedesca Bastei, per le Editions Aventures et Voyages, per la Thompson e Fleetway di Londra. Molti dei suoi personaggi pubblicati sul Corriere dei Piccoli vengono ristampati in Spagna, Argentina, Turchia, Cile.  Nei primi anni ’70, per la Astorina si cimenta con alcune matite per “Diabolik”, poi in coppia con Romano Garofalo e sotto lo pseudonimo di Gilbert, da corpo al personaggio di “Alem”, l’unica tentata trasposizione del francese “Asterix”, e con lo pseudonimo Ghilbert presentano, per le Ed.Dardo, l’antieroe real-grottesco “Jonny Logan”, una feroce satira sociale espressa attraverso il simpatico e atipico personaggio. Sempre in quel periodo ha inizio la cooperazione con La Gazzetta del Popolo, nella quale illustra le vicende sportive. È promotore dello Studio Cimpellin dove tramite la sua disponibilità si sono formati molti dei grandi autori di oggi: Casertano, Riboldi, Tognietti, Ambrosiani, Mari e tanti altri giovani che hanno potuto partecipare a vere e proprie lezioni di tecnica e arte del fumetto. Per Il Mago disegna il simpatico personaggio “Il Barone Von Strip”, realizza storie libere per Horror e pubblica su mensile Eureka “Kid Barboun”. Negli anni ’80 in coppia con lo sceneggiatore Max Bunker, disegna le matite di “Maxmagnus”; per la testata Più, i personaggi di “Tom Tom” – “Tappo e Balestra” – “El Cico Mas” – “Mister T”, per TV Junior “Falco il superbolide” – “Ryu” e collabora anche al SuperGulp televisivo presentato “Jonny Logan”. Prosegue la collaborazione con Il Corrierino disegnando le trasposizioni di numerosi episodi delle serie giapponesi di cartoni animati televisivi come “Chobin e Flo”, “Galaxy Express 999”, “Ledy Oscar”, “Daltanious”, “Ninja Turtles”, “Il Tulipano Nero”, “La piccola Robinson” e, recentemente, “I Tre Moschettieri”, “Mac Fargo”, “Ninja”. Alla fine degli anni ’80 collabora nuovamente per la Sergio Bonelli Ed. disegnando storie di “Martin Mystère” e “Nathan Never”. All’inizio degli anni ’90 per le nuove Ed. Dardo si cimenta nelle matite di “Gordon Link”, il personaggio ideato da Gianfranco Manfredi, oltre a disegnare alcune storie per la testata Tiramolla. Nel 2003 disegna i personaggi e progetta le tavole della nuova serie a fumetti Zoollywood, scritta da Davide Barzi, realizzati in collaborazione con Oscar Scalco (Oskar). Sempre per “Il Giornalino” sui testi di Carlo Pedrocchi crea una trasposizione della vita di oggi nella Roma antica che ha come protagonista Duralex affiancato da il liberto, ex schiavo forzuto, Spaccakran, oltre a Cichillo sui testi di Pagot. Oggi Leone Cimpellin, produttivo fumettista, è una realtà dinamica e attiva nel panorama del fumetto internazionale che può vantare una carriera invidiabile, decenni passati a disegnare storie, a inventarsi personaggi sempre originali, collaborando con le principali riviste in compagnia dei più noti nomi del fumetto italiano. Un autore versatile e prolifico che dal 1949 ad oggi ha prodotto alcune migliaia di tavole dei più diversi personaggi, cimentandosi nel comico, nel realistico e nel grottesco, un vero pilastro del fumetto italiano, con ancora tanta voglia di stupire. Un grande maestro del fumetto che, con innata abilità e maestria, è passato con disinvoltura da un genere all’altro in tutte le forme della letteratura disegnata, diventando un maestro anche per le nuove generazioni, continuando a coinvolgere in maniera straordinaria e con entusiasmato un pubblico formato sia dai giovani lettori che lo scoprono ora, sia da vecchi appassionati che lo seguono da anni! In Francia fu presentato, da una rivista specializzata di fumetti, paragonando il suo stile a quello di Uderzo. Lo stesso Hugo Pratt ebbe modo di dire di lui “Cimpellin è bravo. È un veneto solare, ha una bella natura”. Un autore che merita profonda ammirazione per ciò che esprime, sentendosi “giovane dentro, con tanta voglia di creare, disegnare fumetti e sempre pronto ad iniziare tante altre storie”.

Intervista

Leo Cimpellin
Meglio 80 anni da Leone che 1 da pecora!

A cura di Gianluca Umiliacchi

Leo Cimpellin, uno tra i più grandi fumettisti italiani, molto noto anche fuori Patria, è un autore “innamorato del disegno” che alla fine degli anni ’40 si lascia tutto alle spalle per potersi dedicare alla sua passione; il disegno. Lui stesso afferma “L’amore per il disegno lo si ha dentro, si nasce fumettista.”, e per confermare le sue parole, può vantare una carriera di tutto rispetto formatasi nell’arco dei suoi oltre 50 anni di prolifica attività svolta all’interno delle più grandi testate fumettistiche e in collaborazione con grandi fumettisti del suo calibro; una vera colonna della storia del fumetto. Nonostante la quantità notevole di produzione il “maestro del fumetto” ancora non si quieta, fervido e attivo prosegue spronato dal pregio di voler migliorarsi sempre.
“Ho ancora tanto da dare!”, afferma e, statene certi, c’è da crederci.
Per questi motivi, mi sono trovato a fare quattro chiacchiere con un vero “Leone” del fumetto italiano, e non solo. Cimpellin ha permesso a generazioni e generazioni di adolescenti di poter sognare attraverso le simpatiche, straordinarie e surreali storie che dalla mano creativa hanno preso corpo. Alla soglia degli ottant’anni, questo autore storico, figura forte, maestosa e fiera ornata dalla barba bianca, per natura modesto e disponibilissimo, come lo fu con tutti i giovani che frequentarono per anni il suo studio, possiede ancora lo spirito, la vitalità e soprattutto l’entusiasmo di un ventenne. Com’è possibile?
Sono molto legato al meraviglioso mondo dei bambini. E, in fondo, un bravo fumettista deve rimanere almeno un po’ bambino. Inoltre non ho mai disegnato per denaro, sono un innamorato di quello che faccio.

Parliamo un po’ dello Studio Cimpellin una vera e propria “bottega”, dove i giovani potevano imparare. Li incoraggiavi a proseguire nel mondo del fumetto o li mettevi in guardia?
“Li mettevo in guardia sull’ambiente del fumetto italiano e, senza falsa modestia, posso affermare che molti dei migliori disegnatori di oggi sono passati per lo Studio Cimpellin.

Mi puoi dire come vedi, qui in Italia, l’attuale situazione nel mondo del fumetto?
Iniziamo con il precisare che in tutte le mie interviste, sia ai periodici dell’ambito fumettistico che pubblicazioni di altri settori, mi ritrovo, come un Don Chisciotte, a battermi sul discorso della tecnologia legata ai video giochi che assorbono e alienano totalmente la mente dei ragazzi. Adolescenti privi da personalità, figli di quei video giochi, che portano alla fine della fanciullezza, dell’invenzione, dell’arguzia, riducendo il tutto a semplice tecnica. Purtroppo in questa società si alimenta l’uniformità di massa, la soppressione della individualità. L’artista interiore che esiste in tutti noi, solo una volta liberati da questo strumento diabolico, può scaturire libero e con una propria personalità. Il “sapore” del libro, la gioia di averlo, di poter andare a rivedere una certa pagina, le parole rimaste impresse, è innegabile. Date da leggere i libri, i fumetti, ai ragazzi!
Io i fumetti li faccio tuttora, ringraziando il cielo, ma non li seguo più come un tempo, non li leggo assiduamente. Attualmente più che la storia trovo affascinante il disegno. Ci sono alcuni disegni che in sé sembrano solo dei grovigli poco illeggibili, mentre trovo altri disegnati realizzati in modo formidabile, hanno immagini che rendono con le loro caratteristiche, nel loro insieme. Ci sono autori bravi, evito di fare nomi, però potrei citare Joh Kubert, un giovanissimo del ’26, che ancora fa delle cose modernissime! Per me il 1900 è stato il secolo del fumetto, per un appassionato come me, andato a ritroso, osservando i racconti di Al Capp, Milton Caniff, Chester Gould, Edgar Burroughs …

All’estero sei sempre stato e tuttora sei molto seguito, tramite ricerche in internet si possono facilmente trovare moltissime pagine dedicate a te sia in Francia che in altri Paesi stranieri. In Italia, nella tua Nazione, questa attenzione da parte dei vari media si può dire che è abbastanza recente.
Mi fa piacere che all’estero ancora si ricordano di me, del mio lavoro.
Io ho avuto a sfortuna di pensare all’immortalità del Corriere dei Piccoli, e dato che il lavoro era già più che abbondante, ho lasciato tutti i contatti lavorativi che avevo con il mercato estero, la Francia, la Germania, l’Inghilterra. Il Direttore Minerbi pensò di inserire storie di personaggi dei cartoni animati giapponesi come Lady Oscar e altri con soggetti scritti in Italia. Ero talmente pieno di lavoro che chiesi al direttore la cortesia di darmi la possibilità di avere più respiro, mi trovavo a fare tutte le matite e, per questo motivo, alcune storie le facevo chinare da aiutanti, e sebbene egli mi rispose che da uomo comprendeva benissimo il mio punto di vista, in veste di direttore del periodico non poteva farci nulla.
Poi, col tempo, con alcune scelte editoriali innovative, si decretò la fine del Corriere dei Piccoli dimenticando che cosa era e la reale importanza che rivestiva questa pubblicazione, perché era l’unico tre d’union tra i giovini, bambini di 5, 6, 7, 8 anni fino ai ragazzi di 13, 14 anni, col lavori di grandi autori Toppi, Pratt, Di Gennaro, Uggeri, ecc., un contenitore che permetteva di apprendere con divertimento e gusto tramite tutte le bellissime storie proposte. Molti altri periodici per ragazzi hanno seguito la stessa sorte, scomparendo dagli scafali delle edicole; oggi per i ragazzi è rimasto veramente poco. Da anni cerco di richiamare l’attenzione di qualche editore, con proposte coerenti, ma non esiste nessun editore, in Italia, che voglia prendersi la responsabilità di creare un giornalino per i giovani. E pensare che con i disegnatori che ci sono oggi si potrebbe fare un giornalino bellissimo!  Bisognerebbe osservare più attentamente la Francia, dove sono state fatte per i bambini cose meravigliose da grandi disegnatori. In Francia, si sono specializzati e hanno il culto della letture del fumetto per i ragazzi. Qui da noi non c’è più nessuno che si interessi ai bambini; c’è prima il denaro, i sentimenti vengono dopo altre cose, gli spazi si sono notevolmente ridotti. Ho avuto coraggio di dire queste cose e mi sono giocato l’amicizia di alcuni editori.

Però, sebbene da pochi anni, il mondo del fumetto ha iniziato a guardarti sotto un’altra ottica; anche se in ritardo, l’Italia si è accorta del tuo valore. Non trovi che questo atteggiamento sia un esemplare riconoscimento per la tua lunga e valida carriera?
C’è chi si sa vendere e chi no! Ho sempre creduto che fosse sufficiente realizzare un buon lavoro per essere, prima o poi, preso in considerazione e apprezzato per l’operato eseguito. Purtroppo mi sono dovuto ricredere, ho visto, anche all’interno del Corriere dei piccoli, che l’appartenenza ad una certa ala o gruppo poteva favorire il fumettista di turno. Dopo la chiusura del Corrierino ho rintracciato, grazie a Don Tom e Rinaldi, la testata del Giornalino, e ho ripreso con storie fantastiche su testi di Pedrocchi che ne sono state già pubblicate diversi numeri, anche sotto la direzione di Don Tarzia.
Oggi presento caterve di proposte che sebbene le reputi veramente belle, senza però riuscire a concludere molto, la mancanza di appartenenza o di uno sponsor mi preclude molte vie.

Secondo un tuo parere potrebbe esistere uno spazio adeguato per nuove storie disegnate da Cimpellin? Oggi realizzeresti storie di personaggi già esistenti?
Oggi, avendo acquisito una estrema facilità d’esecuzione, ho la possibilità, dato l’esperienza, di distaccarmi completamente da quello che è un certo stile, pur rimanendo la mia impronta riconoscibilissima. Negli anni passati era una capacità che ancora mi mancava, e considerando che ad ogni storia commissionata mi diletto, penso proprio di avere la possibilità artistica e di essere pienamente in grado di poter realizzare storie di personaggi come, a tutti gli effetti, devono essere disegnati; credo proprio che oggi non avrei alcun problema di cimentarmi ancora con altri personaggi.

Per quali motivi, pensi, al momento non vi siano editori ben disposti ad accettare il tuo operato?
Io ho sempre cercato di migliorare, ma forse ho troppa personalità, sono troppo evidente e,  nell’ambiente del fumetto italiano dove si cerca di livellare tutti, non è un pregio. Per questo motivo sono più conosciuti i fumettisti stranieri, coloro sono riusciti a mantenere la loro personalità.
Io faccio paura perché sono sincero e riconosco la bravura degli altri, ma possiedo un gran pregio: la voglia di migliorarmi sempre. Ho ancora tanto da dare.

Per finire, mi sai dire qualcosa dell’idea di creare una vera e propria fondazione col nome di Leone Cimpellin che possa catalogare tutte le opere della tua immensa produzione di fumettista italiano?
Negli ultimi anni sono saltati fuori alcuni amici che hanno iniziato a parlare di realizzare un sorta di museo per un autore ancora vivo. Sarà realizzato oppure no?
Se c’è qualcuno che mi ama e ha capito l’amore che ho sempre avuto per i fumetti, e l’amore che ho trasmesso a chi oggi, grazie anche a me, è sulla cresta dell’onda può darsi che si possa realizzare qualcosa. Bisognerebbe, però farlo prima che me ne vada, al fine che io possa godere un po’ di questo meritatissimo successo. Votate per me!
Per terminare, lo dico pregando di non renderlo noto, “questa nazione non mi merita”. Nazione in tutti i sensi, perché quel poco che ho avuto me lo sono sempre guadagnato con tanto sudore, tanto entusiasmo e tanta fatica; immodestamente, non mi vergogno di dirlo, sono molto, molto, ma molto meglio di altri autori.
Forse, però, i tipi come me danno fastidio anche se non parlano, forse bisogna sapere adulare; io non ne sono capace. Da vivi quelli bravi fanno paura. Magari quando non ci sarò più le cose cambieranno.