Aldo Nove ‘Superwoobinda’


 

Edizione ampliata di “Woobinda”, esordio uscito nel 1996 di uno dei
maggiori giocolieri del linguaggio degli ultimi anni, “Superwoobinda” è
una raccolta di 52 surreali, tragicomici racconti quasi tutti brevissimi, una
media di due o tre pagine ciascuno, nei quali il gusto compiaciuto per la
violenza, la presenza ossessiva della pubblicità, del marchio, del mondo della
televisione, e una morbosa ossessione per il sesso (grande fissa per la
pornografia e per Sylvia Saint dichiarate dalll’autore stesso) convivono in un
mondo raccontato con un uso elementare della lingua italiana, quasi bambinesco,
da parte di protagonisti psicopatici che uccidono, squartano e dilaniano corpi
con la stessa naturalezza con cui potrebbero andare a far spesa.

Sconvolgente a ogni rilettura l’incipit del primo racconto,
“Bagnoschiuma”:

“Ho ammazzato i miei genitori perchè usavano un bagnoschiuma assurdo, Pure &
Vegetal.

Mia madre diceva che quel bagnoschiuma idrata la pelle ma io uso Vidal e voglio
che in casa tutti usino Vidal.

Perchè ricordo che fin da piccolo la pubblicità del bagnoschiuma Vidal mi
piaceva molto.

Stavo a letto e guardavo correre quel cavallo.

Quel cavallo era la Libertà.

Volevo che tutti fossero liberi.

Volevo che tutti comprassero Vidal”.

E la pazzia è accentuata, oltre all’utilizzo di un vocabolario terra terra e di
un linguaggio infantilizzato all’estremo, anche dalla presenza abbondante della
punteggiatura che spezza i discorsi in sentenze, in slogan, ricalcando spesso la
forma di messaggi promozionali e slogan; inoltre spesso i racconti non hanno una
fine, ma vengono troncati di netto al termine o a metà di una parola, a
testimonianza dell’importanza del fatto centrale e dell’inutilità dei contorni,
un’estraniamento totale dalle convenzioni della narrativa istituzionalizzata:
“Ci versai dentro il Pure & Vegetal, dovevano capire che t”, e stop, finisce
così.

Inizialmente annoverato in quella moltitudine indiscriminata di autori
cosiddetti pulp (anche e soprattutto per la presenza nella raccolta – documento
“Gioventù Cannibale”) che comprende Ammaniti, Scarpa,
Santacroce e molti altri (autori comunque validi), in realtà Aldo
Nove
va oltre, il suo interesse non è semplicemente quello di creare un mix
di orrore e desiderio nel lettore attraverso l’ esposizione confezionata della
violenza e dell’assurdo, ma quello di giocare sul linguaggio portandolo a
livelli esasperatamente primitivi, e di caricaturizzare l’influenza e la potenza
distruttiva che i media e la pubblicità possono avere su una società già di per
se instabile.

Aldo Nove è una sorta di Quentin Tarantino spiattellato sulla pagina,
sembra un pazzo squinternato, e invece la sua è una follia lucida e calcolata al
millesimo, che ne fanno uno dei massimi e obliqui interpreti del nostro
tempo.

Bibliografia di Aldo Nove:

– Woobinda e altre storie senza lieto fine (1996)

– Puerto Plata Market (1997)

– Superwoobinda (1998)

– Amore mio infinito (2000)

– La più grande balena morta della Lombardia (2004)