Gerda ‘S/T’

(Wallace/Donnabavosa/Shove 2005)

Finalmente. Finalmente è uscito il cd di debutto dei Gerda (un plauso allo sforzo di Wallace (nuova a questo tipo di suoni), Donna Bavosa e Shove ). Finalmente (ma di questo se ne possono accorgere solo quei fortunati che hanno potuto ascoltare i loro primi 2 demo autoprodotti) i quattro ragazzi di Jesi hanno trovato il suono che li rappresenta al meglio: compatto, potente e ultra-saturo e devono ringraziare di questo quel Fabio Magistrali che sempre di più sta conquistando la fama di ‘Mago del Suono’ in questa nostra penisola. 7 pezzi per 20 minuti circa di (anti)materia sonora ascrivibile, per la convenzione, sotto la dicitura: Noise-Core. Testi intelligenti, urlati con urgenza e disperazione (riescono a far “suonare” addirittura una citazione heideggeriana in Zedda), descrivono con sincerità il senso di depressione, di vuoto che ogni essere umano può avvertire nella propria esistenza (“ l’incubo si vive continuamente, costantemente” – Tutipampà, “(Devo) negare spesso la mia identità / La mia illusione di essere qualcosa distinto dal tutto / La mia ingenuità di essere un soggetto” – Né Io, Né Noi).
Citando Sorge che recensiva i Breach (forse l’unica influenza/termine di paragone dei 4 jesini, escludendo un vago livore Neurosis e qualche reminiscenza JR Ewing): “L’urlo di Munch in musica” (o qualcosa di simile, non ricordo bene). La stessa estrema disperazione/solitudine del famoso quadro rivive in quest’album: nell’urlato claustrofobico di Alessandro, nelle trame aggrovigliate della chitarra di Roberto supportata dai giri di basso tellurici di Alessio (anche nei Sedia e nei mitici Vel) e dal drumming secco di Andrea. Un magma sonoro denso e impressionante capace di partorire perle come: La Cena de Babbo, dall’incedere noise-imponente ma dall’agilità hc (come un Mammuth al galoppo), o Le Vacanze di Monsieur: la schiacciante, inesorabile ripetizione del quotidiano (“(Io) ripeto gli stessi movimenti inutili / Ogni giorno / E’ un modo di nascondermi”) tradotta in un macigno ultra-core pesante e tagliente come un’alabarda (ma tutte le tracce, in realtà, formano un blocco compatto di medesima efficacia).
Un album che rappresenta quanto di meglio l’hc nazionale offra ultimamente. Un gruppo con una forte personalità che ha realmente qualcosa da esternare e non ha paura di farlo usando la propria lingua. Di questi tempi non è poco.
‘Il mio nome è Gerda, non è con le chiacchiere che uscirai da questa merda…’

Voto: 10

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