Luciana Galliano ‘Yogaku. Percorsi Della Musica Giapponese Nel Novecento’

Un Viaggio Nel Suono Del Sol Levante.

 

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

A volte cercare per il gusto di cercare porta a buoni frutti, quasi mai scadenti e anzi in alcuni casi eccellenti. E’ quello che è capitato al vostro kathodik-man nel caso che andiamo a descrivere. Infatti il vostro eroe tramite un altro testo sulla musica contemporanea che stava leggendo e pensando di recensire per far conoscere a voi web-lettori di kathodik, è venuto a conoscenza del volume sopracitato uscito per la casa editrice Cafoscarina. Qualche ricerca e alla fine il libro è arrivato sulla scrivania del vostro kathodik-man ed ora per la vostra web-gioia viene recensito. Si tratta, come recita il titolo, di una panoramica storica dettagliatissima e approfondita sulla musica “colta”, se ancora valgono queste suddivisioni, giapponese a partire dalla restaurazione Meiji attuatasi nel 1868 fino ad arrivare ai giorni nostri. Il volume si articola in tre parti, la prima costituita dall’ampia introduzione che racconta la situazione della millenaria e sconosciuta musica tradizionale giapponese prima del “forzato” incontro con la cultura occidentale, spiegando gli stili e i generi presenti nell’isola. La seconda parte prosegue il discorso indicando i continui scambi tra scuole di musica e presentando in maniera particolareggiata le opere dei  compositori come Yamada Kōsaku il primo a raggiungere la fama sia in patria che a livello internazionale, o Miyagi Michio, prestigioso interprete di musica tradizionale per koto (grande cetra a 12 corde tese su una lunga cassa rettangolare di legno duro, cava all’interno) e per shamisen (strumento a tre corde con cassa quadrata coperta di pelle di gatto). La terza parte racconta l’evoluzione musicale nel Giappone del dopoguerra presentando e spiegando i vari movimenti artistici che si sono susseguiti come il Jikkenkōkō, i cui componenti erano influenzati agli inizi da Messiaen, Cage, Piston e Session che ascoltavano nelle basi militari, per poi rapidamente distaccarsene e ricercare uno stile innovativo che coniugava la pratica del teatro di Jōji Yuasa, il pensiero zen di Hiroyoshi Suzuki e Kazuo Fukushima, l’umanesimo cristiano di Tōru Takemitsu, il riferimento al tempo circolare tipico della cultura giapponese e contrario al tempo formalizzato della cultura europea, la filosofia europea, tra gli altri Sartre e Camus e la letteratura americana con Faulkner e Hemingway. Per passare poi negli anni sessanta alla sperimentazione/happening del Sōgetsu Art Center con l’opera di Hiroshi Teshigahara e Akiyama Kuniharu. Fino ad arrivare ai giorni nostri con l’opera di Yūji Takahashi prima nella formazione di avanguardia New Direction  aperta alla musica di Kagel, Bussolotti, Berio, Boulez, Penderecki, Earle Brown, George Brecht, La Monte Young, creatasi dopo il Sac, poi nella collaborazione con il quartetto Kronos. E ancora lòa contemporaneità musicata con Matsudaira Yoritsune, oltre alla conferma del volare di artisti come Yuasa Jōji e Tōru Takemitsu anche negli anni novanta. Un’opera di valore fondamentale per aumentare la conoscenza e la comprensione del suono del Sol Levante.