Roma: inizio estate punkhardcore 2003

Come vivere la punk routine durante l’asfissiante estate romana in mancanza
delle “summer holidays”
(tre reports is megl che uan!)

Primo capitolo: Bencivenga 15 Occupato, sabato 24 maggio 2003

Il Bencivenga festeggia il suo secondo anniversario di occupazione con un concerto con svariati gruppi capitolini. Già lo scorso anno in occasione analoga avevano suonato Inedia (poi sciolti), Concrete (praticamente l’ultimo concerto) e altri bei gruppi (si spera con maggior fortuna degli altri).
L’inizio è dato per le ore 18 ma essendo impegnato in altro centro occupato per nove ore consecutive arrivo sul posto a mezzanotte passata. Contavo comunque sullo spropositato ritardo di queste iniziative per vedermi ancora un bel pezzo di concerto.
Appena mi avvicino vengo accolto con una notizia che, andandosi ad accumulare sul mio stato di stanchezza, produce già un notevole abbassamento dell’umore: i Fuckin’Blood hanno già suonato e Greg ha fatto uno spogliarello sul palco. A quanto pare il suddetto “alieno tatuato secco come un chiodo” (tanto per citare qualcuno) pare si sia dovuto fermare sul più bello per sopraggiunta fine della canzone.
Mi faccio forza ed entro; porgo i miei “auguri” al Capoccia in qualità di rappresentante del posto e mi faccio largo tra cani e punx. Devo dire che l’atmosfera crust/barakus che contraddistingue normalmente il Bencivenga è mitigata dalla presenza, più numerosa del solito, di elementi positive e di skins.
Quando entro stanno suonando i Flu, gruppo composto da personaggi monolitici dell’hardcore “made in Montesacro”, tra cui ex Block of Flats. Non riesco a concentrarmi sul loro suono che comunque mi sembra sempre molto influenzato dai gruppi che popolavano la scena californiana negli anni ’80. A scopo informativo aggiungo che sta per uscire il loro cd coprodotto con la Vacation House.
Dopo di loro salgono sul palco i Receipt qui nella prima esibizione “in casa” con la formazione a cinque. Devo dire che è stato uno dei loro migliori concerti e in questo sono aiutati dal pubblico di fedelissimi che canta tutti i cori (“The time is now!!”) e come novità estiva introduce l’uso massiccio di materassini da mare nel pit-pogo-stage.
I seguenti sono i Die, gruppo di recente formazione con membri all-stars della scena. I suddetti suonano un fast-trash-hardcore  decisamente spassoso e come cominciano a suonare il caos sotto al palco continua funesto.
A chiudere la serata intervengono gli Strenght Approach. Negli ultimi mesi ho avuto felicemente modo di constatare che il cantante ha messo fine al suo ruolo che lo voleva spesso pronto a sparare frasi un po’ pesanti dal palco (e non è l’unico del gruppo ad essersi rilassato). Tutto ciò mi prende bene perché, oltre ad essere terminata la sequela di insulti nei suoi confronti che circolavano sui siti della scena, ho un gruppo in più con cui divertirmi ai concerti. E il divertimento non mancava, loro suonano un buon old school con convinti passaggi melodici e i pochi rimasti in piedi hanno continuato la battaglia. In effetti contando il numero di feriti, azzoppati e contusi a fine serata devo dire che il livello del “ballo” era abbastanza maschio, forse troppo. C’è più di una persona che ha attribuito la responsabilità di ciò all’approccio “muscolare” dei non pochi skins presenti, ma comunque mi sembra che anche altri fossero particolarmente fomentati. In fin dei conti tenendosi a debita distanza la scena risultava decisamente meritevole ma il mio umore arrivava a livelli di guardia e si sa che non c’è peggior cosa in questi casi che vedere gli altri divertirsi. Così arriva la fine della serata (ehmm, nottata…) e meno male che mentre andavo via più di una persona è stata gentile con me, in particolare Diego che mi ha fatto dono di una copia dell’LP dei Notorius. Così anch’io sono andato a casa contento e con una serata in più da raccontare.

Secondo capitolo: Today Is The Day – Circolo degli artisti,  28 maggio 2003

Decido di andare a codesto concerto dopo essermi sentito con Greg, così convengo di andare fino a casa sua in bici e continuare da li con un passaggio di Diego. Ma questa sera c’è la finale di qualche coppa che nella mia voluta ignoranza calcistica non so manco qual è. In ogni caso arrivo dal suddetto appena cominciano i tempi supplementari e mi devo sorbire la fine di questa triste partita, meno male che Greg non è molto coinvolto e chiacchierando finiscono anche i rigori. Ovviamente il prolungarsi dell’incontro calcistico comporta un nostro ritardo nell’arrivare sul luogo, ma dopo aver visto il manifesto decidiamo che i due gruppi spalla, entrambi non italiani, non ci interessano. Con questa filosofia mi fermo abbondantemente a cazzeggiare di fronte al locale, anche per rimandare il salasso dei dodici euro d’ingresso. Quando entro nella sala concerti il secondo gruppo spalla (i Charger mi pare) sta suonando l’ultima canzone e in quei pochi minuti mi rendo conto di aver fatto proprio una stronzata a non ascoltarmeli…
Una consolazione di questa serata è che il solito buttafuori che in genere “rallegra” l’atmosfera del “Circolo”, spintonando le persone che si avvicinano troppo sotto il palco, oggi non c’è.
Quando cominciano a suonare i Today Is The Day nella sala ci saranno non più di un centinaio di persone. Dopo pochi pezzi il peso dei dodici euro d’ingresso diminuisce sempre più. La loro musica è un buon hardcore estremo con molte digressioni grind, noise e metal. Il cantante/chitarrista (onemanband) inghiotte il microfono mentre urla, il batterista suona in maniera notevole senza, non dico scomporsi, ma neanche sudare!
Ad un certo punto un pischello, forse particolarmente fomentato, si avvicina al cantante e gli morde il polpaccio! Da parte sua Steve Austin smette di suonare (gli altri lo seguono in breve) lancia la chitarra per aria con un gesto di rabbia e con faccia minacciosa scende dal palco in direzione del mordicatore (o mozzicatore?) che indietreggia chiedendo “sorry, sorry, i like your music…” così il brutale Steve (una novantina di chili per un metro e ottanta abbondanti) rinuncia alla sua vendetta e ritorna sul palco. Appena ripresa in mano la chitarra spiega il gesto e dal pubblico gridano: “italian cannibal!”.
Il concerto prosegue senza ulteriori episodi di rilievo e oggi mi stupisco di come su un tour europeo di otto date, una siano venuti a farla a Roma.
Alla fine dopo aver salutato tutti passo per caso davanti al backstage e intravedo Steve Austin seduto mentre si tiene la gamba e impreca. Si sa che quando c’è la fame tutto è possibile…

Terzo capitolo: Total Chaos + Strenght Approach + Die! – Sonar domenica 1 giugno 2003

Sull’esibizione dei Total Chaos non nutrivo particolare interesse ma che tocca fa la sera a Roma? Essendo il posto facilmente raggiungibile in bici da casa mia, essendo il concerto organizzato da Mauro Lips che ultimamente non ha molta fortuna in questo campo, vista la partecipazione di gruppi autoctoni e la presenza di amici tanto vale andare.
Prima di raggiungere il locale, passo a vedere l’occupazione fresca di giornata di un ex caserma dell’aeronautica in via del Porto Fluviale. Il posto è grandioso anche se parzialmente adatto a scopo abitativo, archeologia industriale e ha qualcosa che mi ricorda il vecchio Leoncavallo. Situazione abbastanza accampata come è ovvio la prima notte, molte le famiglie di immigrati ma anche ragazzi e ragazze e qualche più ruspante famiglia romana. Atmosfera comunque molto tranquilla, speriamo che resistano…
Raggiungo il Sonar e trovo una situazione abbastanza accampata li davanti con punks in abbondanza (quasi); con uno di questi nasce un battibecco all’ingresso con accenno di rissa evitata in extremis dall’intervento diplomatico di Mauro. Tra una chiacchiera e l’altra il concerto comincia. E’ la prima volta che entro nel posto e lo trovo a metà fra un locale di quelli che si vede nei telefilm di teenager americani e un pub di quelli che compaiono sempre nelle serie televisive tedesche.
L’esibizione dei Die prima, e degli Strenght Approach dopo, si svolge in un clima abbastanza familiare che sicuramente contribuisce al trastullamento, me compreso,  degli astanti. Terminato il concerto dei romani molti abbandonano la sala e io mi dirigo verso una distro vinilica non autoctona dove con mio giubilo trovo l’LP dei Rambo. Avendo pagato i miei 5 € di ingresso sono tenacemente convinto di rimanere a guardare (ascoltare mi sembra eccessivo) almeno la prima parte dello spettacolo offerto dai Total Chaos.
I soggetti sono per lo meno abbastanza pittoreschi con capelli colorati sparati in alto, look da punk americano con più di una simpatia verso il folk e il Glam; insomma quello che ci si aspettava da loro.
Notevole il cambiamento di pubblico sotto al palco: gli hardcorers, straight edge e simili vengono sostituiti da un’allegra ciurma di punx e affini.
Man mano che suonano, amici e conoscenti abbandonano la sala, così che alla fine rimango solo appoggiato al bancone a fissare come un ebete l’LP appena acquistato.
Ogni tanto, buttando un occhio al gruppo, mi dispiace non avere 14 anni per potermi divertire nel pogo…
I Total Chaos pur essendo ammerecani suonano un punk (abbastanza noioso per la verità) che mi ricorda gli Exploited e i peggiori GBH. A conferma di ciò eseguono covers di “Sex & Violence” e di “Attitude” dei Misfits con gran fomento del pubblico. Mentre mi avvio verso l’uscita mi accorgo che sopra la loro distro hanno esposto una specie di quadretto con le copertine dei cd che hanno realizzato e sono tipo 12  negli ultimi dieci anni! Ma allora è vero che il punk si misura a peso?

Michele Panuccio