Bill Horist & KK. Null ‘Interstellar Chemistry’

(Beta-lactam Ring Records/2002)

Dopo il recente tour in compagnia degli Ovo, eravamo sicuri che su Bill Horist si sarebbe tornato spesso a dibattere. Affatto smentiti, il chitarrista di Seattle ha compiuto per primo il passo, anticipando come un flash le nostre previsioni. Lo fa firmando “Interstellar Chemistry” insieme al fautore dei Zeni Geva e del noise: Kk Null. A tal punto, entrare in confidenza con un nuovo disco di Horist, implica aprire una discussione dalla convergenza opposta a quelle aperte in altre recensioni. Ora un coltello taglia con uno squarcio sulla propria adolescenza, livellata dal rock (punk, industrial) e dall’elettronica sinusoidale (da buon vecchio sintetizzatore). L’improvvisazione, mai di peso rilevante nel sound project, svapora completamente. I temi principali, contornati da estatici loop, sono ben impressi nella mente degli artisti fin dall’inizio. Se si pensa di cavalcare una drum machine calda e pulsante (nelle mani di…prendiamo Ikue Mori) si hanno le idee chiare su l’ascolto di Circular Logic e di quello che seguirà. Aumentando il ritmo, portando il feedback della chitarra allo spasimo la nostra attuale conoscenza della teKno ci appare ortodossa.
Questa è Variable Lullababy.
Ricomparso lo spettro del rock, acido e convulso di From Elsewhere, rivengono a galla anche le paranoie schizofreniche nippo-noise di Null con Feast Of Heathern (era ora…sembrava mancasse all’appello). Il languore s’intravede al capolinea con gli accordi fruttati dalla chitarra, intralciata da ‘invisibili’ disturbi elettronici, sia in Pinebox, che nella trascendente Terminal Zone. Giunti a conclusione di questa colonna sonora post- Blade Runner la sognante e tesa melodia di Dreamig Minerals sembra il modo migliore per chiudere questa pagina di diario. A presto Horist!

Voto: 7

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