John Cale ‘Vintage Violence’

Da co-pilota a timoniere, valutazioni di rotta a più di trent’anni di distanza. Consuete coordinate kathodike.

 


 


 


 


 


Uno in grado di produrre un disco simile proprio mentre finiva di scrivere parte degli arrangiamenti dell’oscuro “Marble Index” per Nico, di produrre il primo album degli Stooges e di registrare “Church of Anthrax” con Terry Riley mostra di meritare ampiamente (o quantomeno) l’estromissione dai Velvet. Le dilatazioni melodiche di White Cloud, gli struggenti passaggi pianistici di Cleo, le suadenze vocali di cui Robyn Hitchcock avrebbe fatto tesoro, il sapiente songwriting di ogni altro brano restano un monito difficilmente trascurabile… tres pericolooso il John… non c’è che dire…
Peccato che in seguito Cale si sia più interessato allo sterile manierismo del pop d’autore invece di coltivare un sentimento di rivalsa nei confronti del ‘trasformista’… credo ci avrebbe regalato qualcosa in più… cosa difficile da dire, ma troppo spesso in musica l’odio paga più dell’amore…


Mauro Carassai





Rotondo, rifinito e di classe. Di certo quanto meno ci si poteva aspettare dal più concettuoso ex-componente dei Velvet. Melodie e arrangiamenti dove uno credeva di trovare stridii e voci cupe e indistinguibili perse in un chaos di feedback.
E invece… spiazzamento pop.
Personalmente preferisco cristallizzare tutto ciò in una canzone di qualche anno dopo: ‘Gun’, quanto di meglio gli sia uscito di bocca, poi perdo interesse.


Luca Confusione





Cale personaggio multiforme e bizzarro dopo la New York dei Velvet Underground, sembra innamorarsi della soleggiata california. In Vinatage Violence si respirano le armonie vocali dei Beach Boys, la psichedelia degli Spirit e dei Jefferson Airplane…., una serie di ‘pop’ song pressoche perfette, dimostrazione di un talento poliedrico e ‘inclassificabile’.


Mauro Pettinari





Di lui so solo che era nei Velvet Underground e quindi magari mi aspettavo qualcosa di cupo e strano. Invece, ascoltando l’album (operazione che alla fine mi é risultata inaspettatamente rilassante e piacevole) non ho fatto altro che pensare al film a cartoni dei Beatles, o alle colonne sonore dei film dei Monthy Python, o di quelli della Disney tipo ‘Pomi D’Ottone E Manici Di Scopa’.


Diego Accorsi





Anche se preferisco far contorcere il mio udito nel Cale ultraterrestre del giro Dream Syndicate; “Vintage Violence”, oltre a segnare il trapasso dai Velvet alla carriera solista, è un perfetto esempio di musica pop, che ancor oggi riesce a far ascoltare trenta volte di seguito poesie come Gideon’s Bible, Charlemagne, Ghost Story
Da provare non solo di Domenica, ma tutte le ‘sante’ mattine appena alzati.


Sergio Eletto





Dopo l’esperienza velvettiana mi aspettavo un disco molto più cupo e distorto, e invece mi sono trovato melodie folk intrecciate a canzoni che anticipano gli XTC degli anni ’80, suoni e colori buoni per altri vent’anni e anche più. Sorge la domanda: chi era il genio allora?


Marco Paolucci





Non vorrei essere spocchioso, ma il disco in questione, non mi entusiasma.
Queste melodie simil-beatlesiane, con una spruzzatina di folk-country (alcune veramente efficaci lo ammetto), non valgono la fama del nostro, che si è consolidata su progetti collaterali decisamente più avventurosi (basti ricordare i suoi trascorsi nella Factory di Warhol o le frequentazioni nel Teatro della Musica Eterna), e a me più graditi.


Andrea Palucci