Giant Sand/Howe Gelb-Arizona Dream

Breve monografia della leggendaria band di Tucson.

 

Parlare dei Giant Sand, o ancora peggio tentare di farne una mini-biografia musicale, è impresa a dir poco “improbabile”: Giant Sand, progetti paralleli, collaborazioni varie, Calexico, OP8…….., il rischio e di perdersi strada facendo. Ci proverò senza pretendere la completezza assoluta, tentando di dare una panoramica generale del percorso discografico della band. Tutto gira intorno alla “pazza” figura del leader Howe Gelb, personalità musicale multiforme e bizzarra dalle infinite sfumature. L’inizio e rintracciabile a Tucson, fine anni settanta, dove Gelb trasferitosi dalla Pennsylvania, forma una band dal nome Giant Sandworms, insieme all’amico Rainer Ptacek. Dopo un EP la band si scioglie. I veri Giant Sand vedono la luce nel 1984: Howie Gelb a Los Angeles firma un contratto con la Enigma e poco dopo è già pronto “Valley of the rain”, debutto ufficiale della band, mentre l’anno successivo uscirà l’osannato secondo album, “Ballad of a thin line man”. Nel frattempo Gelb ha una seconda band ancora con Rainer Ptacek, Band of Blacky Ranchette, con un approccio più tradizionalmente country rispetto ai Giant Sand. Dopo il 1985  inizieranno una serie di pubblicazioni che daranno subito l’idea dell’estro del leader, che abbandonato il progetto Band of Blacky Ranchette, darà ai Giant Sand una varietà di suoni e di direzioni che spiazzerà spesso sia i critici che i fans.  “Storm” e “The love songs” nel 1988 (quest’ultimo vede l’ingresso alla batteria di John Convertino, da qui in poi membro permanente della band), l’anno successivo il particolarissimo ”Long stem rant” (registrato solo con Convertino). Poi in successione”: Giant sandwich”, “Giant songs:the best of Giant Sands” nel 1989, “Swerve”(1990), “Ramp”(1991), in questo disco compare per la prima volta Joey Burns al contrabasso, che d’ora in poi farà parte della formazione base con Convertino e Gelb. Sempre nel ’91 è pronto e viene pubblicato il primo album solista di Howie Gelb, “Dreaded brown recluse”; del ’93 sono “Pourge and slouch” e “Center of the Universe”, a nome Giant Sand, per arrivare a “Glum”(1994), per molti uno dei lavori migliori (e “normali”) della band. Difficile trovare un filo conduttore sonoro nei diversi album, si passa dal “paisley underground” dei primissimi lavori, con un approccio “punk” verso la tradizione rock, a brani tradizionalmente country, da atmosfere jazz ad altre messicaneggianti, con un’approccio alla forma canzone spesso istintiva e frutto d’improvvisazioni, di idee accennate senza essere sviluppate interamente, processo compositivo estremizzato nei lavori solisti di Gelb. Negli anni successivi al 1994 i Giant Sand pubblicano tre live “Goods and Service”(1995), “Backyard barbecue broadcast” (1996) e “Official bootleg vol. 1” (1996), dedicandosi soprattutto a progetti paralleli. La sezione ritmica della band (Joey Burns/John Convertino)  danno vita inizialmente ai Frends of Dean Martinez poi ai Calexico, con cui stanno facendo in pochi anni più soldi di quanti ne abbiano mai fatti con i Giant Sand…..questione di singoli e conferma della completa libertà artistica di Gelb, che forse gli ha sempre impedito di dare una forma per così dire leggermente più “appetibile” alle proprie canzoni. Molto interessante il progetto OP8 che vedono coinvolti i Giant Sand al completo con Lisa Germano, divenuta famosa come violinista nella band di John Mellencamp, ed ora protagonista di un’interessante carriera solista. “Slush” (1997), questo è il nome  dell’unico lavoro al momento degli OP8, alterna brani di Gelb, ad altri della Germano e vede per la prima volta all’interno dei Giant Sand , un brano firmato da Joey Burns, ( OP8 è chiaramente un disco di Giant Sand and Lisa Germano), il tutto completato da due cover ( Lee Hazelwood e Neil Young). Nello stesso anno muore Rainer Ptacek, il più grande amico di Howe Gelb, e i successivi lavori risentiranno (come atmosfera) del contraccolpo psicologico di questa scomparsa, soprattutto il secondo lavoro solista di Gelb, “Hisser”(1998), registrato a casa con pochi mezzi, essenzialmente acustico, oscuro, ma di grande spessore artistico. Il 2000 è l’anno del ritorno in studio con il nome Giant Sand (l’ultimo, per chi avesse perso il filo, era Glum del 1994……., la storia dei Giant Sand è più intricata di qualsivoglia telenovela…). “Chore of Enchantment”è il lavoro più compiuto, meglio registrato (più soldi a disposizione) e omogeneo della band di Tucson, per molti il loro capolavoro assoluto, nonostante le complesse vicende con la casa discografica (inizialmente finanziato dalla V2, affiliata ad una major, che improvvisamente licenzia la band, e successivamente pubblicato dall’indipendente Thrill Jockey). Howie Gelb è comunque sempre più impegnato nella sua carriera solista, tanto che nel 2001 escono due dischi a suo nome, “Confluence”, che prosegue ottimamente il percorso di “Hisser e “Lull (Some Piano)”, un’altra pazza idea, un disco completamente strumentale di solo pianoforte; inoltre c’è un altro disco reperibile solo ai concerti, “Down Home 2000”, registrazioni e curiosità fatte in casa. D’altro canto Convertino e Burns sono sempre più impegnati con i Calexico e il successivo lavoro dei Giant Sand, “Cover Magazine” (2002), si presenta come l’addio della band ai loro fans (all’interno del cd un sottotitolo recita, “The reteirement issue”); un disco di cover, un altro grande disco, che ancor più rende triste, per gli appassionati, questa “affrettata” decisione. L’auspicio è di ritrovarci ancora a parlare di loro.

Mauro Pettinari