Federico Mompou ‘Musica Callada’

(Da Vinci Classics 2021)

Uno dei negozi di dischi della città universitaria da me frequentata aveva, fino a un po’ di anni fa, l’abitudine di applicare delle etichette con delle brevi descrizioni del Cd in questione. Una di queste mi colpì in modo particolare: “capolavoro atemporale di musica contemporanea”. Una definizione apparentemente paradossale – nel contrasto di “atemporale” e “contemporaneo” – ma che calzava benissimo con le musiche del Cd a cui l’etichetta fu affibbiata (trattavasi di un lavoro del flautista James Newton) e che andrebbe benissimo anche per questa nuova registrazione di uno dei capolavori pianistici del Novecento: i quattro quaderni della Musica Callada di Federico Mompou, scritti tra il 1951 e il 1967. Capolavoro contemporaneo, appunto.. ma che dire della categoria di “atemporale”? Ebbene, questa è forse la cifra saliente della musica di Mompou: la capacità di distillare emozioni in poche, concentrate note, in rarefatti passaggi accordali, in accenni ritmici che non intaccano quasi mai l’atmosfera lenta e meditativa di queste brevi quanto intense miniature sonore che raramente superano i due minuti di durata, e che sembrano abitare una dimensione altra, sfuggente, eppure intensamente toccante..atemporale, appunto! Una poetica, quella di Mompou, che richiama il mondo sonoro di Satie e che sarà ripresa da autori come Skempton o (in alcuni lavori) Fitkin, ma che nelle mani del compositore spagnolo raggiunge forse le vette più alte. Come giustamente scrive Chiara Bertoglio nelle illuminanti note di copertina, se è vero che Picasso impiegò tutta la vita per “imparare a dipingere come un bambino”, Mompou non dovette lottare troppo per raggiungere, nella sua musica, quella purezza infantile che, pure, è frutto di una raffinatezza di scrittura e una chiarezza di pensiero non comuni. Per restituire la magia metafisica di queste pagine, è necessaria una particolare sensibilità di tocco, un’attenzione alle minime sfumature timbriche, dinamiche e armoniche: qualità in cui il pianista Giancarlo Simonacci eccelle, regalandoci un’esperienza di ascolto di meditativa e cristallina bellezza. (P.S. per la cronaca: il negozio a cui mi riferivo è Jukebox all’Idrogeno di Macerata: fateci un salto, non ve ne pentirete).

Voto: 8

Filippo Focosi

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