(Autoproduzione 2017)
Promesso e fatto, era da tempo che Brusaschetto diceva di
voler spennare con il piglio delle origini.
Dunque, ecco quattro pezzi di metal evoluto, composti sul finire degli ottanta/primi novanta, distanti chilometri dalle sperimentazioni cantautoriali cui
ci aveva abituato. Il cappottino in tinta al nostro tempo,
contribuisce a darglielo il lavoro in sala prove con il suo power
trio (la batteria di Alberto Marietta, il basso di Francesco Lurgo) e la registrazione e produzione di Marco Milanesio fra l’autunno e l’inverno
dello scorso anno. Deve aver tanta tanta tanta voglia di suonare
dal vivo Brusaschetto. E con queste bordate sparse, che a tratti
ricordano i Voivod, i Prong, dei Godflesh meno
cataclismatici e, in più di un passaggio, lo spleen dei
Nirvana di “Bleach”, potrebbe far scuotere più
di una chioma disastrata dall’età. Se mi passa vicino, vado
(se la cervicale, segno del tempo che scorre, non mi affligge).
Voto: 7
Marco Carcasi
Daniele Brusaschetto Bandcamp Page