Giuseppe Petrucci Instant Curtain “State of Art”

(G.T. Music Distribution 2023)

Per chi scrive la figura di Giuseppe Petrucci è molto conosciuta perchè orbitando nella stessa città, Macerata, il suo nome è da anni uno stabile punto di riferimento per quanto concerne la didattica musicale, in particolare quella chitarristica a largo raggio. Ma ovviamente il suo esser divuglatore di nozioni e tecniche strumentale cammina anche di pari passo con una vorace curiosità per l’aspetto musicale dal punto di vista performativo, avendo su questo versante palesato da sempre un interesse per l’alchima tra più linguaggi sonori. Una ricerca a 360 gradi confermata da questo nuovo progetto dove firma in toto musiche e liriche, e dove si trova alla guida di un combo a tre con Massimo Gerini alla voce e Carlo Maria Marchionni alla batteria, piano elettrico e acustico, synth monofonico e polifonico, basso elettrico, mentre lui sarà intento a saltare tra chitarre elettriche e acustiche, 12 e 6 corde, fender rhodes, e anch’egli non lesinerà una conoscenza del piano a più facce, basso e synth. La ricetta è quindi servita con una forma mentis a ventaglio iper istrionica, ove danzano reminescenze progressive, post rock, languori elettro-jazz, deliri psichedelici da Kinks-mania, esplosioni in tonalità 70’s mon amour, l’estro anarcoide di Demetrio Stratos: il tutto architettato dentro una scaletta cronologica che assume le calde sembianze di un vecchio vinile d’antan, diviso in due lati.
Si partirà con raffinatezze di scuola Al Di Meola con intarsi armonici molto prog e un tantino post (Leave Me Behind), proseguendo con progressioni che ricordano anche un pò il sound di Canterbury (la diagonale Blitter Sweet, Civil Surface). Un taglio più diretto al versante improv sembra avvertirsi sia nell’uso vocale quanto in quello strumentale durante l’aleatorio viaggio di Retain All The Strain. L’opening del lato B è affidato ad assaggi strumentali forbiti di colorata, calda passione e tecnica che nei fasti dei seventies trova la sua ragion d’essere, allacciandosi al nostro presente attraverso un matematico andare post-rocker (Talk To Me… e il suo reiterare ritmico in particolare che infonde la giusta dose di acidità). Non male come prova soprattutto per la sua sincerità di essere legata ad un mondo passato che ancora sa produrre buone vibrazioni.

Voto: 7,5

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