Intervista con Niccolò Pozzoli, fondatore e direttore della label Record Kicks

Rimettere mano al nuovo sito di Kathodik per sistemare gli articoli dopo la migrazione su WordPress, mi ha permesso in questi mesi di ritrovare label discografiche che in questi anni sono passate per Kathodik attraverso le loro produzioni, ma di cui non conoscevo la storia e la filosofia dietro alle loro scelte. Una di queste è la Record Kicks di Niccolò Pozzoli, label dedita con passione alla musica Funk e Soul che quest’anno, 2023, compie 20 anni di onorato servizio alla musica. Dato che Kathodik i 20 li ha compiuti da poco, ho pensato ad una “comunicazione tra compleanni” e ho trovato lo spunto per scambiare le mie quattro chiacchiere digitali con Niccolò per farmi raccontare la storia e il futuro della Record Kicks. Come sempre vi invito alla lettura.

Come è nata l’idea di fondare la Record Kicks?

Mi sono laureato con una tesi di marketing applicato alla musica indipendente, dopo tre anni trascorsi a Vitaminic, una piattaforma di distribuzione di musica digitale troppo in avanti con i tempi, nel 2003 ho aperto la Record Kicks. L’idea era quella di dedicarsi alla nascente scena internazionale funk/soul cercando di concentrare gli sforzi su trovare e lanciare nuovi gruppi. Negli stessi anni avevano aperto altre realtà che per noi sono diventate punti di riferimento, come la Daptone Records, la Truth And Soul di NY o la Timmion Records. Stava nascendo una scena internazionale grazie alla quale in seguito sarebbero usciti dischi come “Back To Black” di Amy Winehouse, registrato da Mark Ronson insieme ai Dap-Kings, in-house band della Daptone Records, negli studi dell’etichetta americana.

Niccolò Pozzoli

Ad una prima occhiata emerge che le produzioni della label sono orientate prevalentemente verso la musica Funk e Soul, in varie declinazioni. Quali sono le ragioni in base alle quali la preferenza si è concentrata su questi generi?

Le motivazioni sono esclusivamente affettive. Funk, Soul, Rare Groove, Afrobeat, musica Giamaicana, Dancefloor Jazz sono le sonorità che amo e che colleziono da quasi trent’anni. Quando nel 2003 ho aperto la Record Kicks l’idea sin dal principio è stata quella di concentrarsi su queste sonorità andando però a cercare nuovi gruppi senza dedicarsi a ristampare vecchie uscite o catalogo introvabile. E’ stata una scelta che ha implicato, soprattutto all’inizio, un percorso più difficile ma che ci ha consentito di essere ancora qui dopo 20 anni.

Le produzioni della Record Kicks sono in vinile, cd, digitale. Quale formato secondo voi riesce ad esprimere meglio la vostra filosofia di Musica? Quale formato è più richiesto?

Beh la risposta è abbastanza facile, è il vinile e ancor di più il 45 giri che è il formato più utilizzato dai Dj e dai collezionisti di dischi delle nostre scene di riferimento, quella “deep funk” della fine degli anni 90 inizio 2000 fino indietro a quella “northern soul” attiva dagli anni 70 in poi, solo per citarne un paio. Per chi segue Record Kicks, il vinile resta ancora il formato più richiesto, lo era nel 2003 quando eravamo in pochi a stampare su questo supporto e lo è ancora oggi. Detto questo continuiamo a stampare con successo CD, un supporto dato per morto troppo presto, e siamo presenti su tutte le piattaforme digitali.

Cosa ne pensate delle coproduzioni tra label discografiche?

Nel corso degli anni sia a livello discografico sia a livello editoriale abbiamo collaborato e coprodotto un sacco di uscite. Sono molto favorevole, essendo però noi molto specializzati e di nicchia a volte la parte più difficile è trovare dei partner che condividono con te la tua “missione”.

Che ne pensate dei social per promuovere la conoscenza e l’ascolto della musica della vostra label? Siete attivi sui social?

Sì lo siamo, siamo su tutte le piattaforme e ci divertiamo abbastanza ad utilizzarle. Al netto di tutti i tantissimi aspetti negativi e degenerativi che i social si portano dietro, rappresentano per le etichette indipendenti come la nostra uno dei pochi canali di comunicazione diretta con i fan.

La label è localizzata in Italia. In questi anni avete trovato un pubblico nostrano ricettivo che non vi ha fatto optare per il trasferimento verso altri lidi?

La Record Kicks è nata e opera a Milano e devo dire che abbiamo sempre trovato un pubblico ricettivo in Italia. In citta abbiamo organizzato club night e concerti di successo. Abbiamo portato in Italia per la prima volta artisti come Sharon Jones & The Dapkings, Charles Bradley e tutti gli artisti della scuderia Record Kicks ricevendo sempre un ottimo riscontro da parte del pubblico. Seppur il roster dell’etichetta è composto al 90% da band straniere, lavoriamo anche con band italiane che sono considerate eccellenze in tutto il mondo come i Calibro 35, con cui abbiamo fatto 4 album in studio, o i Bluebeaters.

Come vedete il futuro della musica Funk e Soul?

E’ una musica immortale che non teme il passare degli anni, c’è stata e ci sarà sempre ispirando generazioni e generazioni di musicisti a venire.

Quest’anno la label festeggia il compleanno, 20 anni di storia. Quali progetti ha in cantiere la Record Kicks Records per i prossimi vent’anni?

Per i prossimi 20 anni non riesco a dirtelo, posso però dirti che è uscito un cofanetto di 45 giri contenete 10 vinili “rari” dell’etichetta in 20 pezzi che racchiudono la nostra storia di questi due decenni. Abbiamo ristampato il vinile di debutto dei Baby Charles del 2007 in versione “deluxe” ed in collaborazione con Universal, “The Album” di Giuliano Palma & The Bluebeaters del 1999. Sono in uscita il disco dei Whatitdo Archive Group, collettivo cinematico di Reno in Nevada, e a giugno il nuovo album dei Calibro 35 “Nouvelles Aventures”, che sarà distribuito all’estero da Record Kicks. Per il resto mi piace pensare che ci troverete sempre qui nel “bunker”, il nostro ufficio milanese a stampare vinili e scovare nuove band in giro per il pianeta. Keep the faith! (Qualcuno lo deve pur fare).

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