Maria Pia De Vito ‘Dreamers’

(Via Veneto Jazz/Jando Music, 2020)

Nuova e recentissima prova discografica di Maria Pia De Vito, ormai da molti anni considerata unanimemente una delle più talentuose e più famose cantanti jazz italiane, ‘Dreamers’ è un disco aperto, arioso, cangiante, spazioso, vivo, capace di far respirare all’ascoltatore a pieni polmoni l’aria magica o, per l’appunto, sognante (come vuole il titolo ‘Dreamers’) di nove brani composti da quattro straordinari cantautori e una non meno straordinaria cantautrice del panorama pop/folk/rock degli ultimi cinquant’anni. I nove brani in cui si articola ‘Dreamers’, infatti, sono firmati da Paul Simon (Pig Sheep and Wolves, Questions for the Angels), David Crosby (The Lee Shore), Bob Dylan (Simple Twist of Fate, Times They Are-A-Changing), Joni Mitchell (Be Cool, Chinese Cafè, Carey) e Tom Waits (Rainbow Sleeves), e confermano definitivamente Maria Pia De Vito come un’interprete quanto mai sensibile e attenta del repertorio musicale ‘popular’ contemporaneo, capace di traghettare tale repertorio senza apparente difficoltà e, anzi, con stupefacente levità e grazia, nel campo del jazz più consapevole, maturo e raffinato. In tale operazione, del resto, una cantante come De Vito non è sola, ma è sapientemente affiancata da partner musicali di assoluto rilievo e notevole versatilità come Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Alessandro Paternesi alla batteria e, soprattutto, il fidatissimo Enzo Pietropaoli al contrabbasso, già compagno di De Vito nell’affascinante rilettura in chiave jazz del repertorio di Joni Mitchell nel caso del riuscitissimo album del 2007 ‘So Right’. Nella rielaborazione dei succitati nove brani il quartetto (a cui si aggiunge Roberto Cecchetto alla chitarra in The Lee Shore) appare molto affiatato e capace di spaziare da soluzioni sonore che convincono per la loro relativa fedeltà all’originale a soluzioni sonore che, viceversa, spiazzano l’ascoltatore ma proprio per questo risultano fin dal primo ascolto melodicamente, armonicamente, ritmicamente e timbricamente suadenti e persuasive. Sebbene il disco meriti attenzione nella sua interezza e gratifichi l’ascoltatore dalla prima all’ultima nota, a giudizio di chi scrive la maestria di De Vito e dei suoi partner musicali nella difficile e fragile arte della libera reinterpretazione dei brani in un album come ‘Dreamers’ riluce massimamente e si manifesta appieno nei due poli opposti rappresentati, da un lato, dal trittico jonimitchelliano (in cui rifulge l’affinità elettiva tra il songwriting della musicista canadese e l’originalità esecutiva della cantante napoletana: un’affinità elettiva, quest’ultima, già testimoniata dal succitato ‘So Right’) e, dall’altro lato, dai due brani di Dylan che costituivano probabilmente una sfida non da poco per una cantante jazz e per i quali De Vito, Mazzariello, Pietropaoli e Paternesi escogitano soluzioni brillanti che fanno letteralmente rinascere i brani, conferendo loro una fisionomia inedita, originale e affascinante. In definitiva, dunque, quella di ‘Dreamers’ è un’operazione assolutamente riuscita, per la quale ci auguriamo che possa esserci presto un seguito e un ulteriore sviluppo.

Voto: 9

Stefano Marino

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