Ivano Nardi Trio + 1 ‘Homage to Kandinsky’

(Poppyficio 2019)

Lo storico batterista romano Ivano Nardi riunisce un quartetto (che cosa dovrebbe essere un ‘trio più uno’ se non un quartetto?) formato, oltre a lui (già compagno, tra gli altri, di Mario Schiano, Steve Lacy ed Evan Parker), da musicisti del calibro di Eugenio Colombo (sax e flauti), Roberto Bellatalla (contrabbasso) e nientepopodimeno che uno dei veterani dell’improvvisazione libera italiana: Giancarlo Schiaffini (trombone). Orientandosi non solo ai quadri del pittore russo – com’è noto autore di una serie di Improvvisazioni, che vere improvvisazioni non sono, ma richiedono di essere percepite come tali dall’osservatore -, ma anche alle sue teorie sul colore, il progetto sfrutta la temperatura e la luminosità del suono per dipingere contrasti, combinazioni, intrecci e armonie attraverso i timbri, le dinamiche, i silenzi. E le improvvisazioni del gruppo assumono etichette che richiamano direttamente gli effetti coloristici che intendono evocare: Giallo indiano, Rosso, Giallo 1, Giallo 2, Grigio scuro, Blu ecc.
Se il pregio di questo disco sinestetico è la ricerca espressiva tra le diverse sfumature del suono, due sono le annotazioni da fare: per un verso, il suono complessivo è, per continuare la strada della sinestesia, opaco, quasi eroso dal tempo, e ci invita a virare verso il passato (gli anni ’70?, o più indietro?), il che è a tratti anche un’esperienza (senza aggettivi); per altro verso, la presentazione fisica del disco (almeno quello che ho ricevuto) – un cd maxell inserito in una copertina fotocopiata in cui è arduo individuare i titoli delle tracce e altre informazioni – immalinconisce un po’, intensificando sia l’impressione che si tratti di un lavoro d’improvvisazione autogestito (anche nella produzione discografica) sia il sapore d’antan che avvolge tutto il concept album.

Voto: 6

Alessandro Bertinetto

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