Trygve Seim ‘Different Rivers’

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(ECM 2019)

È un viaggio affascinante e sinuoso, ricco di atmosfere, di scorci, di scenari e di paesaggi sonori, quello che Trygve Seim fa compiere all’ascoltatore in ‘Different Rivers’, disco originariamente uscito nel 2000 su etichetta ECM e meritoriamente ristampato nel 2019 dalla stessa casa discografica. Un viaggio, quello di ‘Different Rivers’, che si snoda in 10 brani: 10 tappe di un cammino da compiere insieme ai musicisti, ascoltando il disco a occhi chiusi, affidandosi alla loro sapienza e saggezza musicale e lasciandosi guidare, o meglio trasportare da loro. Punto di forza di ‘Different Rivers’ – disco risalente a 19 anni fa, come si diceva, ma che non sembra aver sofferto affatto il passare del tempo, cioè sembra essere invecchiato benissimo, com’è del resto tipico delle migliori produzioni dell’etichetta di Manfred Eicher – è non solo la qualità intrinseca delle composizioni e l’eccellenza delle esecuzioni, ma anche la ricchezza e la varietà dell’organico adottato da Trygve Seim per il proprio disco. Un organico, quello di ‘Different Rivers’, che comprende infatti sassofoni tenore e soprano, clarinetto basso e contrabbasso, tromba, trombone, tuba, corno, accordion, violoncello, batteria e voce recitante, e che sa alternare però nei 10 brani del disco episodi in cui il ‘tutti’ orchestrale sa esprimersi al massimo delle proprie potenzialità, con notevoli impasti timbrici e sapiente uso delle dinamiche, ad altri episodi più intimisti e raccolti per duo di strumenti a fiato. Episodi, questi ultimi, in cui vige una suggestiva rarefazione sonora che, quasi esponendo l’ascoltatore a una sorta di esperienza di ‘epoché’ fenomenologica, fa sparire il mondo per 3 o 4 minuti, lasciando il soggetto solo con se stesso, le proprie visioni, le proprie fantasie, in una condizione di raccoglimento che è solo preludio a un nuovo dischiudersi del reale in tutta la sua pienezza.

Voto: 10

Stefano Marino

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