Klippa Kloppa ‘Liberty’

(Snowdonia 2019)

Se, ascoltando di primo acchito “Liberty” del carsico e lungimirante progetto casertano Klippa Kloppa, non sconosciuto da queste parti (vedi qui), qualcuno avesse l’impressione sonora nelle orecchie di introiettare una nuova fatica dei Maisie (lampante è l’incipit Cinghiali, ovvero I Giganti ne La Fauci della follia creativa), potrebbe gridare: lo so, ne ho le prove, è editato da Snowdonia!
Ma la faccenda è più complessa, più ambigua, più sfaccettata: nessuno oggi in Italia potrebbe scrivere una canzone come Bach (Claudio Lolli che dis-occupò le strade dai sogni sarebbe stato fiero di questo brano così rock in opposizione, avrebbe amato la voce meravigliosamente incerta di Mariella Capobianco), se non forse i suddetti Maisie. Ma nemmeno loro avrebbero potuto pensare alla tirata Dinosaur Jr di Blast, al Max Gazzè rinvigorito intellettualmente e musicalmente in A la fine della giostra. Perché qui, in “Liberty”, i migliori amici dell’uomo capitolini non sono più pubescenti, ma adulti (Il velo di Omero), il bazar di Matia rinasce più bello che mai (la bellezza dispari di Incido sull’atmosfera non si può descrivere a parole; e meglio che non ci sia Antonella Ruggero). Un mondo migliore prende “Al volo” e spinge gli Stormy Six dritti dritti nelle braccia di Wayne Coyne e e Steven Drodz (o, volendo citare un altro grande pubblicato da Snowdonia, di Andrea Tich).
La già citata Capobianco (capace nell’iperbolica impresa di rendere “arty” e potabili echi di Sabrina Salerno: Nature morte, e non si scherza, sentire il ritornello), Mariano Calazzo, Simone Caputo, Marco Di Gennaro e Nicola Mazzocca sono autori di questa prova miliare (musicale e testuale), che ‒ notazione pedagogica ‒ dovrebbero mandare a memoria in primis e reverenti (in) Paradiso, nell’India pontina (dove sono già conosciuti) e anche (Giorgio) Poi.

Voto: 9

Marco Fiori

Liberty e Snowdonia