Tania Chen Jon Leidecker “Live in Japan”

(eh? Records 2018)

Con “Live in Japan” abbiamo l’occasione di fare rigoroso chapeau nei riguardi di Tania Chen, perché ne riserva di sorprese questa enfant prodige britannica, pianista e compositrice con una passione smisurata per la musica colta del XX secolo. John Cage, Morton Feldman, Cornelius Cardew si scoprono essere punti di riferimento importanti per tutta la formazione accademica, accostandosi nel tempo a un interesse sempre più viscerale per l’elettronica, al mondo dei suoni non convenzionali acquarellati mediante strumentazioni fai-da-te. Questo cappello non vuole sminuire la bravura di Jon Leidecker, tutt’altro, l’elettro-designer di San Francisco contribuisce notevolmente a contagiare in toto il lavoro con quel peculiare tocco freeform della bay-area (casa Accretions, Ernesto Diaz-Infante,…). Otto parentesi tutte live, come vuole casa eh?records, sub-label della Public Eyesore, dedita solo alla pubblicazione di concerti. Avrete inteso quindi che le matrici originarie di queste improvvisazioni, registrate in giro per il Sol Levante, e principalmente ad Osaka, un po’ a Chiba e Tokyo, svelano un’anima densamente elettronica e ben radicata nella pratica compositiva collagista, dove i suoni eterogenei si uniscono tra essi quasi singhiozzando. Minuti cut-up no-sense che tracciano sentieri di elegante lo-fi elettronico, ambendo a tratti astruse vette di abbacinato pop, grazie alle deliranti prove canore della Chen spammate un po’ ovunque. Se si può evidenziare uno stato d’animo principale di “Live in Japan” ne troveremo due di caratteri contrastanti, che a turno prendono la scena durante il peregrinare della musica. Una prima anima è più hype e globalista, con suoni più scattanti e anche danzabili, mentre l’altro lato della medaglia cagiona un’indole più accademica e contemporanea, dove ad esempio capita di restare estasiati da campioni di pianoforte a goccia che cadono giù nell’oscurità, venendo coperti da una spruzzata irregolare di suoni metallici (-Chiba). E qui non si può che scomodare la metrica zen di Morton Feldman. Senza dubbi originale.

Voto: 7

Sergio Eletto

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