Orfeo 5 ‘In The Green Castle’

(Discus music 2017)

Sebbene il contenuto acustico del cd venga presentato come “improvised narrative landscape music”, le atmosfere sonore intessute da questo gruppo britannico (formatosi mediante l’alea di una lotteria nel 2002) non sono tappeti che restano sullo sfondo della nostra percezione. Ci immergono invece in uno spazio misterioso alla cui scoperta muoviamo con curiosità. Non è certo una novità la collaborazione tra elettronica (Shaun Blezard) e strumenti acustici – il violoncello di Matthew Bourne (attivo anche alle tastiere), i sassofoni di Keith Jafrate, il flauto di Simon Prince (nella prima e nell’ultima traccia) e la voce di Mary Oliver (che, nella sesta traccia, cui partecipa anche il basso di Dave Cane, rivolge, dopo un lungo inizio goticheggiante, A Prayer To The Sea, un’intensa e sentita invocazione in duo con il sassofono, per poi rifluire nei flutti marini); ma questo marchio distintivo della tradizione sperimentale inglese è qui adoperato con classe ed efficacia narrativa, proponendo una sorta di interpretazione sperimentale dell’idea ottocentesca della musica a programma.
In generale, il tono è quello sospeso del mistero sinistro che può sorprenderci entrando, appunto, in un castello immerso nel verde scuro di un bosco, carico di quella Fearful Beauty che, con precisa chiarezza, delineano le note di sassofono e violoncello nell’omonima quarta traccia dell’album, prima di essere risucchiati dall’ululato fantasmagorico che ci trasporta alla traccia successiva: Transformed Vy Fire. Venendo dietro al ritmo scandito dalla batteria, assistiamo qui alla trasformazione che, sino alla sua propria estinzione, il fuoco impone alla vita del bosco, efficacemente rappresentata da pianoforte e sassofono. Una menzione particolare va alle due parti di In A Flower’s Radiance (seconda e penultima traccia dell’album) che con la voce del sax scandita sulla pulsazione della batteria elettronica, offre una precisa cornice per l’ascolto di tutto l’album, e a In The Green Castle, in cui il flauto ci prende per mano conducendoci cautamente alla destinazione che sin dal principio l’incontro con i Ghosts On The Landifil ci aveva promesso.

Voto: 9

Alessandro Bertinetto

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