Lucia Ianniello “Live At Acuto Jazz”

(Slam Records 2017)

La figura di Lucia Ianniello è stata una gradevolissima scoperta per il sottoscritto: trombettista, compositrice, artista a tutto tondo, un’accurata interprete di jazz contemporaneo che ci attira e cattura per la sua peculiare forma mentis, dove lascia coesistere un lucente interesse per il lirismo, impostando di conseguenza estese scenografie che vanno anche ad indagare con fare analitico i linguaggi più sperimentali e spontanei di matrice avant. Le affrontano con ragionata lentezza, esibendole con adagio, nel cuore della composizione. Infatti, in un curriculum dall’anima accademica – conservatorio -, scorgiamo la passione da anni della Ianniello per la figura di Horace Tapscott, pianista, compositore, e protagonista della – poco sondata – new thing californiana, fondatore nel 1961 del gruppo Pan Afrikan Peoples Arkestra, di cui la nostra interpreta diversi materiali, che andremo a sentire sia in “Maintenant” che sull’ultimo “Live At Acuto Jazz”; rispettivamente primo e secondo lavoro a suo nome, due parti intimamente collegate tra loro. Necessari l’uno all’altro, inseparabile l’ascolto cronologico di entrambi, in quanto il live ripercorre e ripropone quasi integralmente l’affascinante scaletta del primo con una formazione leggermente modificata, causa anche l’improvvisa, dura scomparsa del chitarrista Giuseppe La Spina in fase di registrazione che allora, insieme a Diana Torti (voce), Paolo Tombolesi (tastiere, piano) e la nostra alla cornetta, costituiva il primo nucleo, quest’ora allargato da Andrea Polinelli (sax soprano, alto, flauto) e la bravissima Cristina Patrizi (basso elettrico) per una session svoltasi nella suggestiva location della Chiesa di San Sebastiano ad Acuto, il 10 Agosto del 2016. Dal live-set latitano i due pezzi a chiusura di “Maintenant”, Sicily e Préliminaieres Amoureux, ma per il resto l’anima del precedente work è riproposta in-seguendo un ordine diverso, rifacendoci assaggiare pure le personali versioni di due brani firmati da Jesse Sharps, l’abbagliata Peyote Song No III e Desert Fairy Princess, la romantica, notturna Ballad for Samuel di Mr Horace, seguiti da altri nuovi standard, selezionati come sempre dalla fucina creativa del giro PAPA: una fantastica versione di Little Africa, firmata Linda Hill con Tapscott, – da ammirare qui la classe vocale della Torti -, passando per un’accattivante e satura di swing Quagmire Manor at Five A.M. siglata Michael Session, e proponendo un omaggio a Fuasi Abdul Khaliq, suonando la sua magica e trattenuta Eternal Egypt Suite – part 4(of four parts-), dove si resta folgorati dalle sortite di tromba, flauto, vocalizzi, e basso quasi dub in chiusura che riacciuffa l’armonia portante. Una bomba. La premiata ditta Ianniello & Co. firma un lavoro originale, assai eterogeneo, che non annoia mai e poi mai, donando all’ascoltatore continui, intelligenti cambi di registro, e confermando che il jazz italiano gode di ottima salute.

Voto: 7

Sergio Eletto

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