The seen ‘Archive : Volumes I – V : 2005 to 2009’

(Confront Recordings 2017)

Prima di affrontare la scrittura della recensione di questo lavoro ho titubato non poco. Il cofanetto di 5 cd corrispondenti ad altrettanti concerti si presenta come un’opera imponente. L’ascolto, poi, non è facile. Tutt’altro. Ho faticato a capire la ragione di questa impresa, coordinata da Mark Wastell, contrabbassista che ha riunito (in 4 locations londinesi e in un teatro norvegese) cinque diverse compagini di musicisti votati alla sperimentazione e all’improvvisazione collettiva. Forse ho trovato una chiave di lettura. Oltre che nell’improvvisazione, e in particolare nel confronto adattivo tra le sorgenti sonore e l’ambiente, il punto sta nel mostrare la genesi della musica dal suono. La lunga e assai variegata serie di rumori acustici ed elettronici, che ascoltiamo in ognuno dei cd – meglio esprimerli in forma verbale: sibilare, gracchiare, aspirare, sferragliare, tintinnare, stridere, battere, strusciare, sventagliare, soffiare, e via dicendo – esprime la lotta del rumore non tanto per (perché non direi che a manifestarsi sia un processo teleologico), ma prima di diventare musica. E in questo senso si può parlare di improvvisazione: musica come emergente ex improviso dal rumore. Ma appunto: è l’emergere, non ciò che emerge (la musica), a essere esibito in suoni.
In un paio di occasioni la cosa mi è parsa lampante: un contrabbasso (presumibilmente quello di Wastell stesso) si destreggia a fatica tra i rumori dando l’impressione (a me che ascolto con l’intenzione, forse inconscia, di ascoltare musica) di cercare di dar forma a un suono. Non so se la cosa riesca o meno, così come non so se in generale questa registrazione funzioni o no. Non posso che confessare il mio dubbio. Altra cosa, sono costretto a ripetermi, sarebbe stata assistere ai concerti dal vivo, respirando l’intensità atmosferica della processualità generativa esibita in fieri. Ma qui è del cd che devo render conto. Quello che comprendo nell’ascolto è la riuscita della presentazione di uno sforzo, non la presentazione della riuscita di uno sforzo: ma proprio qui sta (probabilmente) il senso di questa proposta.

Voto: 7

Alessandro Bertinetto

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