Clov ‘It’s All Fun And Games Until Someone Loses An Eye’


(Hysm? 2016)

Sgombrato il campo dalle meduse mollicce, gli scheletri
calcificati, le lattine rugginose e le pozze oleose che infestavano
il precedente “This Is Not Woodstock” del 2009, Piero
Prudenziano
si risveglia intronato nella stanzetta e guarda fuori
dalla finestra con occhi cementati/affamati in cerca di un raggio di
sole.
Ora, i detriti restan fuori, la cameretta attutisce gli
odori e i pessimi umori insorgenti, ma prima o poi, la porta
bisognerà aprirla.
Lasciarsi andare, con i macigni
incastrati fra denti e capa.
Cerco una stringa di suono che mi
scolli i piedi da terra e scacci le nuvole nella testa.
Chitarre,
roba scassata, giocattoli gracchianti, qualche ampli in panne ed una
voce.
Dal desertico campo lungo dell’iniziale Another Useless
Story
, impestata di musica del diavolo e bagliori (quasi)
nirvaniani in lontananza, passando per l’innocenza folk, intruppata
stretta nel divano di Dust, l’indecisione, il tempo che scorre
e qualcosa che preme a livello delle tempie delle sfocature
lisergiche di The Killer In You.
Il richiamo sfocato della
lavatrice che chiama in lontananza di Travel, il modem lento
del cazzo e i post domenicali di Carnage Of Socks.
Prima o
poi dovrò metter qualcosa nello stomaco, e la visione
dell’interno frigo non mi attrae.
Io rimango a ciondolar con Clov
(finchè potrò).
Tanto prima o poi il dolore arriva,
stai sicuro che arriva.

Voto: 7

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