
(Eh? 2012)
Un’impressionante vertigine impro.
Cupa e descrittiva.
I
parigini Pascal Battus e Benjamin Duboc (pick up di
chitarra e contrabbasso), letteralmente stupiscono, producendosi in
un’unica lunga composizione, che nell’arco di oltre cinquanta minuti,
offre una serie di scarne e traforanti figure, di minacciosa
elettroacustica d’ascendenza jazz.
Minimale, scricchiolante e
performativa.
Taglienti sinewaves, dronanti ambientazioni,
circuiti gracchianti ed intrusioni, di statico pulviscolo.
Con
piglio deciso ed intesa automatica, di sottrazione, non di
stratificazione.
Di corde aggredite e surreali, improvvise
contrazioni.
Gonfia di frequenze basse e letteralmente dentro, il
corpo/strumento.
Rilucente, nella sua febbrile urgenza.
Implosioni
di casse acustiche e monotone ripetizioni, che a sentirci La Monte
Young o Tony Conrad, non è certo affar del
caso.
Con la polvere che s’attacca alla gola, d’umidità
esposta.
Di silenzio e malinconico rattrappimento.
Di nulla e
microfoni a contatto.
Una foto di Mingus ed una dei This
Heat, a sgocciolar appese alla parete.
Voto: 8
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