dEN Records

Quattro Chiacchiere Digitali con Stefano Ferrian della dEN Records.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Paolucci

uccio12@hotmail.com

05/02/2013: Stefano Ferrian lo abbiamo conosciuto come parte degli Psychofagist e da solo. Come avrete modo di leggere oltre che ad essere uno dei musicisti più interessanti ed attivi nel mondo dell’improvvisazione jazzistica, è anche il titolare “deus ex machina” dell’etichetta dEN Records, dedita alla ricerca e conseguente pubblicazione di sperimentatori a tutto tondo nel campo a noi tanto caro delle note musicali. Da qui in un baleno ci siamo permessi le Quattro Chiacchiere Digitali per sapere di più sulla label. A voi ed alla vostra attenzione, come al solito e per fortuna, i risultati:

1.     Quali sono le origini dell’etichetta? Come è nata l’idea? Quali ispirazioni ci sono state? A quali modelli, se ci sono stati, si è fatto riferimento?

steF: La dEN Records nasce da una personale esigenza di autoprodurre i miei dischi, e tutto ha avuto inizio con il mio primo album del progetto dE-NOIZE. Il problema fondamentale è che spesso, anche se ci sarebbe la possibilità di trovare un’etichetta discografica intenzionata a produrre i tuoi lavori, i tempi di produzione sono sempre troppo lunghi e tendenzialmente questa cosa non può andare d’accordo con le esigenze dell’artista. Ad un certo punto ho così vagliato l’idea di autoprodurre alcuni dei miei progetti e a questo serviva inizialmente la dEN Records.

Poco dopo però ho cominciato a ricevere offerte da altri musicisti che hanno cominciato a contattarmi per sapere se ero intenzionato a produrre i loro lavori. Così ho vagliato l’idea di aprire la dEN Records anche ad altri musicisti e da quel momento la cosa mi ha preso la mano nel senso che devo ammettere che promuovere anche musica di altri è una bella soddisfazione anche perché come label manager sono io a decidere che tipo di musica promuovere.

I modelli a cui avrei potuto ispirarmi sono molti ma alla fine direi che a livello editoriale abbiamo trovato una strada abbastanza personale da seguire sia dal punto di vista musicale che “fisico” proponendo packaging appositamente progettati e facilmente riconoscibili; da questo punto di vista devo moltissimo al talento di Davide Soldarini, amico fraterno e designer eccellente.

2.     Come scegli le produzioni?

steF: scelgo semplicemente la musica che mi piace. Produco solo album che comprerei e di artisti che stimo. A livello di genere non ci sono barriere e la proposta è abbastanza eterogenea. Da questo punto di vista direi che rispecchia esattamente quello che è sempre stato il mio approccio alla musica.

Personalmente non amo le etichette e poco mi importa “definire” in senso stretto i suoni. dEN non è un’etichetta jazz, impro, avantgarde, noise etc. ma semplicemente un contenitore di musica e le produzioni già uscite lo dimostrano. Il catalogo già raccoglie un ampissimo range stilistico.

3.     Come scegli i gruppi/artisti?

steF: principalmente sono gli artisti a contattarmi. Ricevo un discreto numero di offerte e tra queste scelgo solo la musica che in qualche modo mi colpisce e mi appassiona.

Altre volte sono stato io a proporre una collaborazione ad alcuni artisti ma succede più di rado. In entrambi i casi però sono io a scegliere se apporre il marchio dEN a un album o meno.

4.     Come sono i rapporti con i musicisti?

steF: I rapporti coi musicisti sono tendenzialmente amichevoli e ovviamente ogni uscita richiede un rapporto ad hoc.  Questo purtroppo è regolato dal budget praticamente nullo che quando va bene torna matematicamente allo 0. In alcuni casi si parla di co-produzione coi musicisti, in altri sono vere e proprie produzioni. Al momento purtroppo è così ma comunque vale più o meno lo stesso discorso per tutte le etichette. Il problema sono sempre i soldi, come in tutti i campi d’altronde.

5.     Cosa pensi delle coproduzioni?

steF: Che, salvo vincite al lotto, sono necessarie alla sopravvivenza. A livello etico non le amo, mi piacerebbe molto riuscire a produrre veramente ogni disco che esce per dEN ma è impossibile. D’altro canto però in questo modo si forma una vera e propria squadra con i musicisti, e comunque io cerco di fare del mio meglio per dare una mano.

Spesso sono il primo a porre al musicista domande del tipo “Sei davvero sicuro che valga la pena produrre questo disco?” o ancora “Quante date fate all’anno con questo progetto?” etc. etc.

In sostanza penso che nel 2013 sia necessario valutare bene ogni uscita e talvolta vale anche la pena fare un passo indietro e dire “ho cambiato idea…”.

A mio parere se un progetto o i musicisti coinvolti fanno 2 date l’anno non vale la pena produrre un disco perché ormai i dischi si vendono solo ai concerti. Ovviamente questo discorso è vero per i “big” ma diventa essenziale per i nomi più “underground”. Un’altra strada molto valida per i progetti meno attivi è l’uscita per una netlabel, quindi autorizzare il download gratuito della propria musica. Per quanto non ci sia un riscontro monetario molto spesso si ha una visibilità molto maggiore e la cosa non è da sottovalutare se si tratta di un artista emergente.

6.     Quali pensi siano state, analizzando questo primo spaccato di uscite, le produzioni migliori targate dEn Records? Quali le peggiori?

steF: È come chiedere a un genitore quale figlio sia il preferito… che ti posso dire, li amo tutti. Ovviamente ci sono dischi che mi hanno colpito maggiormente, è naturale, ma alla fine sono tutte produzioni che adoro. Il bello di essere un’etichetta ”underground” è che essendoci pochi soldi posso veramente scegliere solo i musicisti che mi piacciono.

Non c’è business in quello che faccio, solo passione allo stato puro.

7.     Con chi ti è piaciuto collaborare sia come produttore che come musicista?

steF: Se devo essere proprio sincero al 100% ho riscontrato che c’è più umiltà tra i musicisti di alto livello che tra quelli più sconosciuti.

Non ho mai avuto problemi con musicisti come Ken Vandermark, Mats Gustafsson, Ab Baars, Paal Nilssen-Love, John Russell, Raymond Strid, anzi direi che è sempre andato tutto liscio come l’olio.

Le piccole incomprensioni hanno sempre avuto luogo con musicisti in fin dei conti “sconosciuti” che però in qualche modo pensavano di aver scoperto l’acqua calda, ma sono state comunque situazioni rare. Tendenzialmente sono molto selettivo con le persone e prima di collaborare con qualcuno gli ho già fatto la scansione almeno un centinaio di volte.

8.     Con chi vorresti collaborare sia come produttore che come musicista?

steF: Al momento devo dire di essere molto soddisfatto perché nel mio piccolo ho già avuto la fortuna di collaborare e entrare in contatto con tutti i miei idoli giovanili come Ken Vandermark, Mats Gustafsson, Steve Swell, Paal Nilssen-Love, Damo Suzuki e molti altri.

Ovviamente ce ne sono ancora tanti di sogni nel cassetto. Adorerei collaborare, non importa se come musicista o produttore, con Tim Berne, Marc Ducret, Ellery Eskelin, Jim Black etc.

Perlomeno questi sono i nomi del “giro” impro/jazz contemporaneo ma personalmente amando ogni genere di musica la lista sarebbe davvero infinita.

9.     Come vedi la scena improvvisativa italiana?

steF: Questa è una novità! Esiste una scena italiana di musica improvvisata? Esiste una qualunque scena in italia? Non voglio essere antipatico ma la realtà è che gli italiani (me compreso) sono del tutti inadatti e incapaci a pensare al concetto di comunità o di scena.

Quello che penso è che in Italia esistano migliaia di piccole realtà che spesso si chiudono entro i confini di una città, di un quartiere o di una sala prove.

Quindi ci sarà un collettivo di musica improvvisata a Bologna, uno a Milano, uno a Torino e la cosa incredibile è che non parlano, non si conoscono e non collaborano. Questo è quello che ho riscontrato e ovviamente non corrisponde alla REALTA’ ma solo alla MIA personale percezione di REALTA’.

Dico questo sulla base di una comparazione che ho avuto la fortuna di fare come musicista un po’ in tutta Europa.

Non siamo gli unici a non avere una scena ma se penso a come funzionano queste cose in Europa dell’Est o in paesi come il Portogallo sinceramente mi deprimo un po’. Penso però che questo sia un male italiano che ricopre tutti i campi e non solo quelli artistici.

Detto questo esistono tante piccole realtà locali fatte di gente davvero appassionata e che stimo tantissimo. È un vero peccato che non si riesca a confluire tutti in un organizzazione unica, basterebbe mettere da parte qualche piccola mania di protagonismo.

10. Come vedi la scena live italiana?

steF: Tendenzialmente male. Purtroppo siamo sempre stati molto esterofili. Ciò vuol dire che quando viene un americano o più generalmente uno “straniero” allora la gente si muove per andare ai concerti. Purtroppo non c’è più curiosità per musica e artisti nuovi.

È anche vero che ormai ci sono tantissimi concerti a settimana e il mercato è quantomeno saturo.

L’altro problema è che i cosiddetti “localari” e direttori artistici connessi non hanno interesse a proporre musica con la M maiuscola ma sono solo interessati a trovare musicisti che vadano a suonare praticamente gratis.

Ti faccio un esempio molto veloce. Milano, zona Navigli. Locale pieno dalle ore 18 di gente che spende 10€ per un cocktail a malapena decente e gli avanzi del giorno precedente riscaldati. Trio che suona standard jazz e questo per quanto mi riguarda va benissimo, anzi una situazione tendenzialmente gradevole.

Totale della performance SEI ORE E MEZZA, rimborso a testa 40€. 6 ore e mezza = 40€ a testa. In questo caso sia chiaro che stiamo parlando di una situazione che dovrebbe essere vantaggiosa per i musicisti, una volta queste si chiamavano “marchette” ma il compenso e il trattamento erano comunque ragionevoli.

Da un lato l’errore è del musicista che dovrebbe riattaccare il telefono a un’offerta del genere. Dall’altro i “localari” che sono senza vergogna.

Altro esempio? Importante contest jazz in un locale rinomato per la scena jazz milanese.

I gruppi suonano gratis perché si tratta di un contest, bell’invenzione per avere musica live gratis tutta la sera.

A un certo punto un musicista va a chiedere una birra al banco ignaro del fatto che il “localaro” gli chiederà 7€ per una media.

Questo per far capire che siamo lontani dai cosiddetti paesi “avanzati”. In Italia la musica è percepita solo a scopo ricreativo e al momento i “professionisti” della musica sono i ragazzini che escono da trasmissioni come ‘Amici’ o ‘X-Factor’ che a 22 anni se ne escono a dire cose tipo “dopo una lunghissima gavetta finalmente ce l’ho fatta”. Non dico altro anche perché per il sottoscritto è un discorso doloroso come per tantissimi altri seri musicisti che lavorano, studiano ore e ore tutti i giorni da venti anni, si fanno tour a rimborso per tutta Europa tornando a casa a 0 e danno il 200% da decadi avendo indietro 2.

Non è un discorso da Vittima, è solo la realtà delle cose sfortunatamente e credo che molte persone lo confermerebbero. Bisogna tenere duro… l’illusione e la speranza che domani cambi qualcosa aiutano molto in questo caso. La verità è che quando non puoi fare a meno di fare qualcosa che ami con tutto te stesso è facile trovare giustificazioni e andare avanti.

11. Come vedi la scena improvvisativa/live internazionale?

steF: A volte interessante a volte noiosa, esattamente come quella italiana. Ci sono paesi molto gratificanti dal punto di vista musicale, dove la gente è davvero interessata alla musica.

Come ho detto prima non posso che parlar bene di tutta l’Europa dell’Est, Russia compresa e del Portogallo. Tendenzialmente i paesi “poveri” sono sempre i più generosi sotto ogni punto di vista.

12. Progetti futuri?

steF: Con l’etichetta a breve ci sarà un’altra importante uscita, in questo caso con il trombonista Steve Swell, a seguire un mio progetto chiamato RARA AVIS che nasce da una collaborazione con Ken Vandermark e vede altri tre musicisti italiani molto attivi come SEC_, Simone Quartana e Luca Pissavini. Ovviamente in cantiere ci sono già altre interessantissime proposte per l’etichetta ma è presto per annunciare qualcosa.

Per la mia attività da musicista invece oltre al progetto RARA AVIS in questo periodo sto ultimando il lavoro del nuovo album degli .psychofagist. di cui sono già molto contento e a breve entrerò in studio per il nuovo disco del mio progetto NUTIMBRE.

Prima o poi comincerò a lavorare anche al nuovo album di dE-NOIZE.

Per il resto da Marzo fino a fine anno sarò quasi sempre in tour con i sopraccitati progetti.

Comunque ulteriori informazioni sull’etichetta sono disponibili al sito www.denrecords.eu mentre per le mie attività c’è tutto sul mio blog stefanoferrian.wordpress.com

Ti ringrazio infinitamente per la vostra disponibilità!

Link label: denrecords.eu 

Soundclod label: soundcloud.com/denrecords
Link Stefano Ferrian: stefanoferrian.wordpress.com
Soundcloud Stefano Ferrian: soundcloud.com/stefanoferrian