Michele Mari ‘Io venia pien d’angoscia a rimirarti’

Di Elisa Girotti

girosauro@gmail.com

Se “Buffy, l’ammazzavampiri” e “Twilight” ci insegnano qualcosa, è che dai tempi del video di Thriller (che, ammettiamolo, è ancora uno dei migliori video mai stati girati) il gusto per l’horror di bassa lega non ha limiti. In questo maremagnum di pessimo gusto, di B movie di culto, di trash degno dei Manetti Bross, io, modestamente, ci sguazzo. Abbiate quindi pazienza se non riesco ad amare a pieno questo libercolo di Mari.

“Io venia pien d’angoscia a rimirarti” è interessante, coinvolgente, meravigliosamente scritto in un italiano aulico, con un prezioso cameo nella campagna marchigiana che me lo rende ancor più gradevole. Questo diario tenuto da Orazio, in cui si narrano le stranezze di suo fratello Tardegardo Giacomo, è immerso in un aurea di magia, di mistero, in un labirinto di rimandi al fantastico, alla storia, alla mitologia, alla favola, alla poesia, al racconto popolare. Tardegardo è il primo di tre figli di una nobile famiglia della marca. La sua indole puntiglisa e metodica, il suo animo propenso alla malinconia ed alla chiusura lo rendono un 14enne piuttosto noioso. Ma, mi perdonerete l’avversativa ad inizio frase, ma, dicevo, di punto in bianco inizia a mostrare segni di impazienza ed a fare strani studi incentrati su “La Luna” in tutte le sue forme. Ora, guarda caso, proprio in concomitanza con questo cambio di rotta nel carattere di Tardegardo, cominciano a succedere cose strane, cose mostruose. Muoiono sgozzate le pecore e scompaiono le persone.

E qui dovrebbe entrare il nostro B movie…

Lo splatter non è una cosa che si può fare alla leggera, questo libro è troppo delicato, troppo accennato, troppo poco violento e bestiale. Se horror dovrà esser, che horror sia! Invece Mari ci delizia con mille rimandi coltissimi, mille spigolature prese qua e là, scomoda Apuleio, scomoda Hobbes, ma di sangue, poco o niente.

Non chiedetemi di dire che amo questo libro alla follia, no! Non mi coinvolgerà come “Teen Wolf” o come “Zora la vampira”, ma in fin dei conti è una gradevole lettura, una sorta di divertissement, in cui Mari ci dà una bellissima lezione di stile.

Link: Michele Mari, Io venia pien d’angoscia a rimirarti, Roma, Cavallo di Ferro, 2012