Kings Of Convenience ‘Declaration Of Dependence’

(Source 2009)

Per molti, i norvegesi Erik Glambek Bøe e Erlend Øye sono i Simon & Garfunkel del 2000. Sin dall’omonimo esordio di inizio millennio, i due hanno infatti proposto una miscela di folk e pop intimista, fatta di delicati arpeggi di chitarra, sporadici interventi di piano ed archi e soprattutto trasognate armonie vocali, degne del ben più celebre duo americano. Nonostante fossero assai lungi dall’essere rivoluzionari, “Quiet Is New Loud” (2001) e “Riot On An Empty Street” (2004) erano dischi assolutamente gradevoli, contraddistinti da un approccio umile e sommesso e per questo sotto sotto affascinanti.
Con quest’ultimo “Declaration Of Dependence” i due songwriter dimostrano tuttavia che la formula è ormai logora. Non che le canzoni siano brutte, anzi: tutti i pezzi sono formalmente impeccabili. Il punto è che dopo i primi tre (24 – 25, Mrs. Cold, Me In You) si comincia a percepire una fastidiosa senzazione di dejà-vu, accompagnata dal sospetto che il tutto manchi di sostanza, come se le melodie e le parole di cui sono fatte le tredici tracce del disco poggino in realtà sul nulla. Minuto dopo minuto, insomma, ci si rende conto che “Declaration Of Dependence” è un disco a cui manca l’anima, il lavoro di due consumati artigiani che aggiunge poco o nulla al loro repertorio e alla contemporanea scena folk.
I fan probabilmente l’adoreranno, elogiandone la dolcezza e la dimessa malinconia. Ma gli ascoltatori più esigenti (e attenti) non potranno non rendersi conto che si tratta, in fondo, di una minestra riscaldata.

Voto: 5

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