Matthew Mccright ‘Second Childhood’


(Innova 2009)

Nella tradizione musicale classica, le composizioni per bambini hanno un ruolo tanto costante quanto particolare. Dalle Kinderszenen di Robert Schumann ai Children’s Corner di Debussy, dai Mikrokosmos di Bartòk alle Children’s songs di Chick Corea, l’esigenza di scrivere brani accessibili anche ai musicisti più giovani è sempre stata presente e ha dato frutti di grande rilievo, come testimonia la celebrità raggiunta da tali composizioni. Ma si tratta davvero solo di “musica per bambini”? Direi proprio di no: in questi come in altri brani dello stesso genere, vi è una naivetè che i bambini percepiscono come ingenua, ma che gli adulti, esecutori e ascoltatori, avvertono come il tentativo di riappropriazione di una spontaneità inevitabilmente perduta, a cui si guarda con un misto di ammirazione e rimpianto − il sentimentale di cui parlava Schiller. Ecco allora che l’espressione Second Childhood, usata dal pianista Matthew Mccright per descrivere i brani da lui suonati in questo nuovo cd Innova e realizzati da giovani compositori americani che in vario modo si sono ispirati a diversi aspetti dell’infanzia, è quanto mai felice. E’ infatti davvero una seconda infanzia quella che sperimentiamo individualmente ascoltando questi brani che possiedono la freschezza e la leggerezza proprie dell’età infantile, ma che insieme rivelano una ben dissimulata abilità e ricercatezza compositiva. Ma qui c’è anche di più: nell’affiorare costante di accenni, ora più evidenti e marcati ora trasfigurati e sognanti, al ragtime, è come se questi giovani autori recuperassero l’infanzia della tradizione musicale americana, con ciò facendo riassaporare collettivamente a noi ascoltatori, americani e non, il profumo di un’epoca lontana, ma che fa parte di noi tutti e che non possiamo né vogliamo dimenticare.

Voto: 9

Link correlati:Innova Recordings Home Page