Dream Weapon Ritual ‘Like A Tree Growing Out Of A Sidewalk’

(Ticonzero 2009)

Simon Balestrazzi è post-musicista e bricoleur
sonoro, nonché produttore e sound designer.
Monica
Serra
è attrice e vocalist.
Entrambi fanno parte dei
T.A.C. (e qui le orecchie dovrebbero cominciare a
drizzarvisi…).
“Like A Tree Growing Out Of A Sidewalk”
segna il loro debutto sulla lunga durata, dopo la partecipazione con
un brano alla compilation monstre “The Old Europa Café
100-25th Anniversary Box”, che festeggiava la
centesima uscita dell’etichetta friulana.
Cinque lunghe
improvvisazioni, registrate a cavallo fra Gennaio e Febbraio 2007,
sono il materiale sorgente da cui muove “Like A
Tree…”.
Piccoli strumenti a corda e fiato, richiami per
uccelli, vecchi synth, oggetti sonori laptop e voce.
Dream
Weapon Ritual
, rispetto a T.A.C., pone maggiormente l’accento
sull’aspetto rituale.
E “Like A Tree…”, nasce in
effetti, come performance/rituale, avvalendosi del supporto video di
Elisabetta Saiu.
Otto tracce avvolte in una copertina non
fra le migliori, dove il duo tratta materiali che, se incautamente
utilizzati qualche intoppo lo possono pur creare.
Ma l’esperienza
di Balestrazzi (fondatore di T.A.C. nel 1981, dell’ensemble
dark/cameristico Kino Glaz e, per sette anni, membro di
Kirlian Camera), e la duttilità vocale della
Serra,evitano a questo lavoro (quasi) ogni pericolo di secca.
A
partire dall’enigmatica apertura di Black Forest Myth
(connessione lievissima fra drones, vocalizzi fluttuanti e volatili
in libero chiacchiericcio aereo), passando per gli aromi
mediorientali dell’intensa 23 Visions Of Light Appear
o Travelling Without Maps (che piacerebbero agli Zoviet
France
…), gli oscuri e pagani crepacci di Dead Things Always
Come Back
(con accenno blues ), o la più marcata Zero
Growth
(ritmica pneumatica e vocalità azzannante che si
stempera in coda devozionale).
“Like A Tree…”, è
lavoro, che non si sottrae dal parlar lingua conosciuta, ma, con
merito, tenta (e riesce) di rendere accessibili elementi in altre
circostanze, assai più urticanti e di routine.
Little
Angry Birds
sono Virgin Punes statici alle prese con
materiali Coil (presenza che appare e scompare spesso in
questo lavoro…).
Comfortably Nested, altra area rituale,
semplice distesa ed evocativa.
L’unico intoppo si riscontra
nella title track, che si avvita suicida su se stessa, con il pilota
automatico inserito ed il freno a mano tirato.
Lo sospettavo.
Ottimo esordio.

Voto: 8

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