Putiferio ‘Ate Ate Ate’


(Robotradio 2008)

Un putiferio di nome e di fatto. Il nuovo progetto di Giulio Favero è un’assordante baraonda sonora volta alla distruzione totale dell’orecchio del malcapitato ascoltatore. Distorsioni incrinate, volumi supersonici, urla insanguinate, testi ubriachi e maleodoranti, ritmiche possenti vanno a formare un quadro di odio e dolore urbano tanto violento quanto criptico e riflessivo. È post-hardcore destrutturato e sciolto in acidi noise, un fluido che centrifuga le esperienze passate e presenti dei quattro componenti del gruppo (One Dimensional Man, Il Teatro Degli Orrori, Kelvin, Antisgamo) ma anche Shellac, Melvins e Zu.

L’apertura è uno sciame di cavallette che ci travolge in pieno volto: Give Peace a Cancer (citazione storpiata di lennoniana memoria) è il canto demoniaco e ubriaco di una bestia metà uomo e metà caprone. Aristocatastrophism inneggia a una pulizia del genere umano, ormai ridotto allo stato di topo che infetta la terra del Signore; topi che non hanno nemmeno la dignità di suicidarsi nel giusto modo come i loro parenti nordici lemmings. Carnival Corpse For Servers è una danza malata e sinistra dal ritmo incalzante e catartico che libera angosce profonde in un aria meccanica e infetta. Putiferio Goes To War è una lunga suite di oltre tredici minuti che tocca vari territori: dopo un esordio quasi electro il passo torna pesante e oscuro, per poi farsi etereo e sottilmente sinistro verso la metà e convogliarsi in un post-rock smantellato e debordante nella seconda parte. Hate Ate 8 è una poesia sofferente di un animo ferito e intriso di malessere. Where Have All The Razors Gone? torna a graffiare prepotentemente, sciogliendosi in un finale jazzcore corrosivo e rumoristico. Sinistri bachi elettronici ci accolgono in Holes Holes Holes, traccia conclusiva monolitica e dall’atmosfera mistica nella prima parte per poi trasformarsi in uno stornello inneggiante a una guerra che distrugga tutto.

Un disco a base di odio e angoscia, che si nutre di malessere e sputa rancore. Abrasivo e, pur se a tratti un po’ ripetitivo, potente. Favero non sbaglia un colpo

Voto: 8

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