Martin Archer ‘In Stereo Gravity’

(Discus Music 2008)

Dicono bene i critici d’oltremanica quando imprimono ad “In Stereo Gravity” l’onorevole status quo di autentica gemma. Originale, incuneato fra tradizione improv-jazz e (colorato) futuro elettro-digitale, il compositore di Sheffield in due cd zeppi di musica persegue uno studio imboccato da tempo e gia messo in pratica con altre uscite precedenti.
Per noi la cosa è senz’altro nuova: in un passato report su Kathodik, riguardante la sua Discus, non c’erano capitati tra le mani progetti che includessero parecchi musicisti come ora. Archer parte proprio dall’intento di implicare tanti elementi, per poi farli interagire secondo diverse combinazioni. In totale, compreso lui stesso, sono nove i personaggi coinvolti nell’impresa, quasi tutti frequentatori abituali del circuito avant-jazz-neo-prog britannico. Sbrillucciano i nomi di una fantastica Julie Tippetts (voce), Chris Cutler (drum loops), Charlie Collins (drums & percussion), Terry Todd (bass guitar), Dave Kane (double bass), Karl D’Silva (guitar), James Archer (guitar), UTT (turntables) e Martin, che per l‘occasione allarga a dismisura lo spettro delle sue conoscenze multi-strumentali, abbracciando a sé organo, violino, woodwind e sofisticati software densi di samples acustici. Fino a qui, direte voi, il sapore-della-novità è ancora piuttosto sciapo. Non riuscirei a contraddirvi, se non fosse per la stralunata ricchezza di stili afferrata durante il preludio di All Wars Were Lost: ambientazione sinergica, loop vocali e frammentazioni micro-noise accumulate sopra un mare di percussioni ri-processate, risalenti all’opera di Art Blakey, “The Freedom River”. Emozioni altalenanti, briose, scattanti. C’è modo per inseguire un mixage di drum ‘n’ bass e chitarre lisergiche (la peperina Picofarad); scratch vinilici, ancora voci e inserzioni notturne di jazz vaporoso (Yamba Of You Wana Use); spaccati di melodia al confine con la techno-pop (l’alito dei Kraftwerk aleggia in Nach Schriesheim); congiunzioni tra contemporanea e canzone dal bizzarro retrogusto bjorkiano (Spun Sugar Barbed Wire).
Più che ascoltare un lavoro procreato da un mentore dell’improvvisazione radicale, sembra di trovarsi dinanzi uno dei migliori prodotti usciti dalla fucina creativa di Paul D.Miller, conosciuto ai più come Dj Spooky. Dentro “In Stereo Gravity” pervade un’aria terribilmente metropolitana, e mi perdoni Archer se le mie sensazioni mi allontanano dalla Gran Bretagna, conducendomi in un flash dalle parti più out della downtown newyorkese. Se non vi fosse stata di mezzo la Discus, un tipo come Matthew Shipp, attraverso la propria Thirsty Ear, non avrebbe esitato un attimo nel pubblicare questo stupefacente manifesto di multi-espressione sonora.

Voto: 8

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Autore: mariacenci@alice.it