Eric La Casa ‘Air.Ratio’

(Sirr.ecords 2006)

‘… l’aria è da sempre sinonimo di vita, per i musicisti sperimentali lo è anche di suono…’

Come non gradire questo genere di metafora, partita recentemente dalla mente di Aurelio Cianciotta sulle pagine di Neural, quando si è trovato a discutere e valutare proprio la fresca prova (ariosa) di Eric La Casa sprigionata da “Air.Ratio”.
E’ la prima volta che stabilisco di far diventare la citazione di un ‘collega’ preludio di una recensione, ma era davvero difficile resistere alla tentazione di far conoscere ai lettori di Kathodik, con tali parole, la linfa vitale (acusmatica) di cui è ripiena questa carrellata di registrazioni atmosferiche-ambientali davvero anomala.
E allora, direte voi, con quali particolari strumenti abbiamo l’onore di entrare questa volta in contatto attraverso l’ascolto di “Air.Ratio”?.
Il musicista-sperimentatore francese è stato sempre attratto dai fenomeni sonori rilasciati dall’atmosfera circostante: in tutti questi anni di produzioni Eric La Casa ha perseguito una ricerca volta allo studio della natura, alla qualità dei suoni da lei sprizzati, ponendo una distinzione tra contesti urbani e non.
Ogni suono è una vibrazione di onde, percettibili o meno, che mediante enigmatici procedimenti elettro-acustici è possibile ‘musicare’. Oltre alla scuola concreta francese, di cui La Casa è degno erede, rimetto mano (e mente) alle parole (spero mai ‘sopite’) di John Cage che non smise mai di elevare a magnificenza del suono anche i rumori più assordanti e, apparentemente, lontani da ogni ubicazione musicale.
Tornando a questo nuovo cd della Sirr scorgiamo il nostro artista intento nella singolare registrazione di macchinari che stimolano e producono (artificiosamente) l’aria; per capirci meglio, Eric ha raccolto nella città di Parigi, tra il 2000 e il ’03, un cospicuo archivio di suoni provenienti da condizionatori, ventole, bocche d’aerazione forzata, impianti di condizionamento. Si è limitato volutamente a campionare solo macchinari che risiedessero nei moderni edifici della propria città: l’ospedale europeo Georges Pompidou, la biblioteca nazionale Francois Mitterand, il famoso centro di arte contemporanea Pompidou…
Sotto un profilo unicamente uditivo, è veramente complesso l’ascolto del disco, ci troviamo dinanzi ad una raccolta di suoni che potremmo accostare, per volume e tonalità, a drones massici e ostici.
Un lavoro non solamente di semplici field recordings, ma soprattutto un manufatto sonoro altamente concettuale che scava in profondità alla ricerca dell’anima più nascosta del suono, dell’aria e del magnifico ambiente che ci circonda ogni giorno, celando tra esso paradisi sonori ancora sconosciuti.

Voto: 8

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