Outward Sound Ensemble ‘Thunder in a Clear Sky’


(Discus Records 2006)

Principio:

‘…since meeting in 1988, Herb Bayley and Chris Meloche have received local, national and international praise for their work on a wide variety of innovative artistic projects. In 2002, they launched their latest sonic venture the Outward Sound Ensemble (OSE). The OSE create completely immersive experiences by transporting audiences with their highly original, organic, flowing and often otherworldly atmospheres. Explorations with dance, poetry, new media, live environments, theatre and film are a natural extension of the Ensemble’s work… ‘

Tasselli:

L’Outward Sound Ensemble è una realtà sonico-visuale odierna, ben organizzata, che deve la vita esclusivamente a due musicisti: Chris Melonche e Herb Bayley, entrambi sperimentatori nel ‘prezioso mondo’ del suono da circa 25 anni. Le loro attività, essendosi spinte oltre l’aspetto, a questo punto ‘scheletrico’ della sola musica, hanno consentito al duo di intraprendere un itinerario parallelo, assumendo così le vesti autentiche di associazione culturale, incline e ben disposta alla creazione-collaborazione-direzione di eventi artistici pro-arte-contemporanea che hanno visto aderire un cospicuo numero di improvvisatori… britannici e non solo.
Tale costola, che si differenzia dall’ensemble musicale prendendo il nome di Outward Sound & Vision (OS & V) è un po’ anche complice della storia che andiamo a raccontare.

Primi bagliori, ‘attrezzi’ e altre molecole:

Il canadese Melonche ha compiuto verso gli inizi del ’05 un giro di concerti inglesi, incontrandosi – contemporaneamente – nel primo della serie con Martin Archer (software instruments) Mick Beck (fagotto) Charlie Collins (vibrafono) e Nick Robinson (guitar and laptop). Con ognuno di loro ha eseguito delle singole performance o, meglio ancora, sono stati i vari ospiti a donare un contribuito personale alla performance solitaria di Chris.
Di quella sera devono essere rimasti soddisfatti in molti, visto che sono iniziati quasi subito i preparativi per una pubblicazione e per una celere ‘chiamata alle armi’ di Herb Bayley – l’altra metà OSE – affinché contribuisse immediatamente con delle registrazioni dei propri fiati, da sovra-incidere alle sessions della serata originale.
Va ricordato, inoltre, che già pochissimi anni fa Martin Archer aveva aperto le porte della Discus alla verve degli OSE, dando alle stampe un cd che lo vedeva dialogare con il duo a colpi di ammiccanti improvvisazioni… in quel caso, genuinamente acustiche e prive di qualsiasi ‘overdubbing’.

Indagine ravvicinata:

Nel primo ‘studio’ (Broken Skies I) l’ensemble improvvisa in compagnia della chitarra (eterea) e dei loops (smorzati) di Nick Robinson, elaborando un tappeto di sensazioni ascetico-minimaliste cariche, in maniera matematica e lenta, di lievi scosse elettro-elettroniche. Un brano, insomma, che si avvicina ben poco a quel target elettroacustico/improv che contraddistingue spesso i lavori di casa Discus.
Un manipolo di crepitii, soffi e sbuffi impercettibili dei fiati, offerti da Bayley, preludono un’altra dimensione, Tutuola’s Jungle, dove si percepiscono ‘vistosamente’ anche i campionamenti elettronici dell’Archer: costanti nel cammino e ‘multicolori’ nella provenienza; forse, proprio dentro lo stivale, potremo trovare un paragone con questo tipo di suite elettro-improv oscura, parlando dei lontani “p01” e “p02” scritti nella ‘storia’ dai capitolini Kar.
Cito, o meglio ricordo con piacere, il duo Carcasi-Scerna perché la composizione, ampiamente estesa, approda a concetti sonori confinanti con un velo di misticità, da ‘terza dimensione’, che allo stesso tempo ricorda il gruppo romano quanto la scuola degli Illusion of Safety…

Conclusioni… il buio si avvicina:

Un velo, questo ricamato da elettro-isolazionismo, minimalismo e improvvisazione che mette ferro e fuoco ovunque; anche in Breton’s Aquarium dove insieme agli OSE scendono in campo / contrasto (quasi) tutti gli ospiti / improvvisatori ‘britannici’ del cd, rigidi e di solito inclini a far spuntare al massimo della forma uno stato acustico ed irruente delle note.
Cosa che qui, come avrete intuito, non capita di sentire con tanta assiduità…

Voto: 8

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