Robert Towne ‘Chiedi Alla Polvere’

 

 

 

 

 

 

 

Chiedi Alla Polvere

Di Aldo Piergiacomi

aldopiergiacomi@libero.it

Chiedi alla polvere
Regia: Robert Towne
Colore 117 min. – USA (2006)

Allora la serata era di questo tipo: cinema (non multisala), primo spettacolo di
un martedì sera per un totale di pubblico pagante di quattro persone! Fra cui si
potevano annoverare (a parte chiaramente il sottoscritto) una coppia di donne
loquaci alla mia sinistra e una signora più solitaria alla mia destra…

Ricordo molto bene la coppia ciarliera per il fatto che durante tutto il film si
sono scambiate apprezzamenti sulla visita di una delle due ad uno spettacolo
circense insieme al cotanto figliolo pare molto impressionato dall’abilità degli
showmen! (“sai vedere qualcosa dal vivo è tutta un’altra cosa!!!” e come darle
torto?!?)

Della solitaria alla mia destra posso dire di meno poiché a metà primo tempo,
all’arrivo della classica telefonata al suo cellulare, ha avuto il cattivo gusto
di alzarsi e non farci sentire, non solo il protagonista della telefonata, ma
nemmeno le motivazioni del gesto (contrariate del fatto le signore si sono
addirittura azzittite per un momento!)

Insomma in questo salotto buono c’erano tutte le caratteristiche adatte a farmi
“gustare l‘opera”…

Come posso invece confessarvi che a tratti ho socchiuso anche le palpebre
appisolandomi??
Basterà dire che il film era di una noia mortale che a parte le (eccessive)
citazioni dal libro i dialoghi sembravano meno convincenti di quelli di “Un
posto al sole”?
Oppure dovrò aggiungere che gli attori stentavano loro stessi a credere che
dovevano fingere di odiarsi per poi amarsi (per poi odiarsi per poi amarsi
ecc.ecc.) fino al classico finto triste/lieto finale?

A mia discolpa devo mettere che probabilmente le signore sono state più
fortunate per aver visto a più riprese Colin Farrel nudo con il suo deretano in
evidenza (sottolineato da ripetuti silenzi fra le signore) ed invece la Salma
Hayek (anche se a dire il vero anche lei molto spesso nuda) a me non ha fatto lo
stesso effetto visto che mi somigliava molto più alla Frida Kahlo (di una sua
più convincente interpretazione). Pertanto involontariamente ero continuamente
intento a cercare di capire di quali malanni era soggetta la poverina che la
costringevano a muoversi in maniera così sgraziata…

Comunque il pezzo forte di tutta l’operazione è di sicuro l’affresco della
nascente Los Angeles… quasi sempre si riusciva ad apprezzare pienamente la
sorprendente finzione del set cinematografico che “abilmente”, in un sorprendente
gioco con lo spettatore, riusciva a far intravedere anche le attrezzature di
scena che si muovevano dietro le finte pareti. (paradigma della città in
tumultuosa crescita?!?)

Chissà se l’intento del regista era quello di esplorare le sofferenze dell’animo
umano e di indagare i modi di descrivere uno scrittore “sfortunato” quando
questi trova soldi e amore?… O molto più normalmente quella di ricordare a
tutti che stava scrivendo sulla traccia di un bel romanzo di successo e che
questo doveva essere sufficiente? Chissà?

Alla fine le due signore sono andate via parlando di un altro delicato argomento
(una loro conoscente che si trovava in crisi affettiva) ma della sconosciuta
telefonista non è rimasta nessuna traccia…

Da ricordare:
le onde dell’oceano (?) e la piscina dove sono state fatte (!)
il “tempismo” del finale della protagonista (non posso essere esplicito sennò vi
rovino la fine sempre che riusciate ad arrivarci svegli…)