Chevreuil ‘Capoëira’

(Ruminance/Wide 2006)

Nell’inaugurare la stagione primaverile notiamo dinanzi a noi un nuovo capitolo della (feconda) saga Chevreuil. Tre album di un certo spessore alle spalle: “Sport”, “Ghetto Blaster”, “Chateauvallon” ed una piccola manciata di lavori minori, compresi tra ep e 7”, hanno segnato il tragitto cronologico del duo: formato da Tony C. alle chitarre e da Julien F. alla batteria. Molto animo dei compianti Don Caballero germoglia nelle prime prove e va detto comunque che il tratto preponderante di combo math-rock non ha mai abbandonato il dna di base del gruppo. Innegabile dire che il disarmonico rock d’oltralpe sia riuscito nell’impervio tentativo di attirare a sé un cospicuo numero di affezionati, anche grazie all’aspetto performativo live dei due, mediante esibizioni estremamente stravaganti, ‘scanzonate’ e anche piuttosto ironiche.
Insomma, dinanzi troviamo architettata una ricetta piuttosto semplice, ma allo stesso tempo efficace: chitarre collegate a quattro amplificatori, batteria scomposta che, dal canto suo, non sembra storcere il naso a latenti giochi di matrice improv-noise della scuola chicagoana di Weasel Walter, ma un tantino più pacata e fluida.
Il gioco è fatto… almeno fino ad ora.
In “Capoëira” si avverte la necessità di dare una lieve scossa all’intera con-formatura per evitare di lambire appiattimenti, sia stilistici, sia puramente sonori. Ergono nelle 10 prove nuove leve strumentali, quale la comparsa di una tastiera/synth che contribuisce non poco a ri-trovare una filigrana, ritmic-o-rganica, discretamente prog(ressive) e più digital-noise. Nel corollario dei (possibili) nomi di riferimento, più che ai citati Caballero &Co., possiamo pensare senza troppe difficoltà a ¾ di scuderia Skin Graft e più precisamente a formazioni seminali come i cugini americani Cheer-Accident e via su questa strada.
Anche l’agenda dei ‘rapporti umani’ s’infittisce di nuove amicizie, come la collaborazione con Jamie Stewart dei (TANTO FAMOSI) Xiu Xiu, il quale presta con tutto cuore voce, samples e harmonica nell’ultimo tassello del cd, Solier Supérieur.
Le pulsazioni neo-prog si fanno evidenti sin dalla presa iniziale di Cannibal Lover con al centro una melodia della tastiera che segna il distacco dei Chevreuil dai canovacci del passato; Gendarme rinforza il massiccio carattere math-core del duo e sbandiera una discreta dose di a-soli frenetici e conturbanti generati dalla sei corde ed in particolare dalla multiforme ‘effettistica’ ad essa legata. Rimangono ipnotici e minimali i tratti distintivi di tutti i frangenti incontrati, l’accoppiata flirta con ritmi più lenti dentro Concorde e nella free-form ‘rugginosa’ di Afronegro.
Imperdonabile sarebbe stato trascurare il mentore della registrazione: quel Steve Albini in persona che ha posato le mani sull’intera maglia del suono di questo disco, presso lo studio di Chicago.
Più frivoli e meno monolitici degli Zu – un ‘marchio’ che sotto sotto si adatta al caso, decisamente più chiassosi e meno astrattisti dei gruppi di quel genio della chitarra sregolata dal nome di Ian Williams, ovvero dai Storm & Stress sino ai Battles, passando ancora una volta per i seminali Don Caballero.
Il cerchio finalmente si chiude: buon ascolto… a volume rigorosamente alto.

Voto: 8

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