Monkey Island ‘Some Of What You Need And Don’t Need To Know’

(Ultra Recordings London/Foreign Affairs 2004)

Non si può parlare della musica di questo terzetto a prescindere dalla loro attitudine: PUNK!!!
Punk nel senso essenziale del termine, musica che entra diretta nelle vene, e sovversione che per quanto la si voglia lasciare a marcire nei fangosi angoli di strade inglesi malfamate, resta viva e pulsante.
E anarchia, nel senso di rifiuto di tutti i pregiudizi –religiosi, politici e anche scientifici!- su cui si basa questo mondo ipocrita (fatevi un giretto nello scarnissimo sito e date un’occhiata ai 10 punti della “Declaration of Unilateral Democratic Independence”)
Praticamente i Monkey parlano di libertà, quella che si sente quando il rock’n’roll-punk (soprattutto il loro, che in concerto in sperduti centri sociali penso raggiunga livelli prossimi ai Cramps) con la sua semplicità ti fa scuotere la testa e perdere il controllo delle gambe, gettando benzina sul fuoco che tieni nel tuo torace.

In questo “Some Of What You Need And Don’t Need To Know” (che già dal titolo rimanda a una riflessione su ciò che chi vuole decidere per noi non vuole lasciarci comprendere), il terzo album oltre ai vari 7 pollici precedenti, il fuoco diventa incendio verso la fine del disco, in Mussolini’s Teaspoons, nella quale la libera interpretazione (dal momento che la comprensione dell’inglese del sottoscritto scarseggia, e dal momento che nel sito non troverete lyrics, scelta tutto sommato giusta, perchè sono inseparabili dalla musica) può portare a prendere coscienza del fatto che “siamo come qualsiasi altro servizio di posate per il tè”, soggetti a una dittatura come quella del Porco fascista il quale “come in realtà accadde, teneva una collezione parecchio fornita di posate da tè”.
Quindi testi che sono punti (o meglio spunti) di partenza – di arrivo niente, chiaramente: un punto di arrivo rappresenterebbe una certezza, e come tale è rifiutata a priori- per smuovere materie grigie e suoni garage-punk che portano irrimediabilmente a smuovere il culo, con occasionali paragrafi che si distaccano dal genere, come in 14:25 o nella ultima Galileo.
Cinque stelline meritatissime.

Voto: 10

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