Port Royal

Dopo il coinvolgente live pesarese, con il palco diviso insieme agli Sprinzi….

Dopo il coinvolgente live pesarese, con il palco diviso insieme agli Sprinzi, scambio di battute con il combo genovese Port Royal, band nostrana che sfugge ai consueti clichè di band rock inglobando la matrice post alla base con le nuove tendenze in ambito elettronico.

(Parlano Ettore ed Attilio)

Salve ragazzi….Port Royal, da dove nasce questo nome…come vi siete formati. Fateci, un excursus sulla vostra formazione (passioni musicali in comune…)?

 

Il progetto nasce nell’estate del 2000 dal desiderio di poter dare libero sfogo alla nostra comune passione per la musica, visto che i nostri gusti erano gli stessi; presto abbiamo sentito la necessità di avere con noi un vero batterista (Michele) mentre Emilio è spuntato quasi per caso ed è stato fondamentale, perchè è lui l’uomo-macchina;

tutto qui; nel giro di un anno eravamo alle prese con ‘Kraken’

 

Una parentesi su altre realtà ‘sotterranee’ liguri che secondo voi meriterebbero di essere conosciute?

In verità per quello che conosciamo (e purtroppo è quasi niente) nulla

risponde in pieno ai nostri gusti, però ci sono degli amici che stanno lavorando con passione e bene.

….e svincolandosi dalla regione approdiamo alla situazione musicale italiana…..avete un’idea, consigli da fare?

Anche qui conosciamo poco; certe bands comunque sono sicuramente valide (ad esempio gli ‘Sprinzi’, con cui abbiamo condiviso il palco a Pesaro, ci sono piaciuti un sacco) però, forse, in Italia si tende ancora troppo a ricalcare quello che viene da fuori;

La line up di band dalle connotazioni  Post (rock) vi infastidisce, oppure trovate agevole risiedervi?

No assolutamente; basta che poi si giudichi la sostanza al di là delle etichette che devono rimanere quello che sono, cioè delle convenzioni utili a catalogare e indirizzare solo in prima battuta chi vuole ascoltare musica.

Ascoltando “Kraken” ci hanno entusiasmato dei sottili riferimenti alla tradizione, con una particolare attenzione verso lidi Europei. Sembra di notare un distacco da canovacci statunitensi cui diverse band nostrane fanno riferimento?

 

Sì è vero, ce l’hanno detto in molti, anche se in Usa suonano bands fondamentali

come i Labradford; ma forse il sound europeo essendo, in generale, più fluido si avvicina maggiormente al nostro gusto.

Curiosando tra i vostri link s’intravedono band come Labradford, Slint accanto a realtà digitali come gli Autechre. L’elettronica è un tassello determinante nell’ep, non  sembra insceni un ruolo di secondo piano…siete d’accordo?

In effetti la nostra musica al momento è un mix in cui l’elettronica è una delle componenti più importanti, però cerchiamo sempre un equilibrio con la melodia e le stasi ambientali per dare respiro ai pezzi e non limitarci a un vuoto formalismo.

Avete avuto due performance dal vivo, rispettivamente con i Madrigali Madri e gli El Guapo, in questo momento osannati da tre quarti di stampa mondiale. Come sono state vissute queste esperienze?

Sono state due belle esperienze; gli El Guapo, poi, oltre ad aver suonato alla grande sono stati davvero molto gentili e disponibili.

Cosa pensate del successo di band come Sigur Ros & C.

 

Siamo contenti per loro e i pochi altri che, effettivamente, quel successo se lo meritano; questo dimostra che si può avere successo senza vendersi; noi personalmente non abbiamo intenzione di provare a vivere da professionisti della musica. In questo senso siamo una band davvero ‘sotterranea’!

La Marsiglia Records rientra nell’universo di labels che si interessano più all’aspetto qualitativo che economico. Siete soddisfatti di queste realtà?

Sono progetti utilissimi che meriterebbero più attenzione; peccato che in Italia sia quasi impossibile che queste realtà riescano a diventare qualcosa di più di un progetto (salvo ben note eccezioni però troppo isolate).

Progetti per il futuro, siete costantemente attivi e in quali fronti maggiormente?

Abbiamo appena concluso un remix di “Geworfenheit” che ha finito per diventare una canzone nuova di più di dieci minuti che comparirà nella compilation della “Antenna Records” grazie all’invito dei ‘Telescopes’; anche i tedeschi ‘Fuse And’ ci hanno richiesto un pezzo per una compilation; per il resto è dalla pubblicazione del “Kraken Ep” che stiamo lavorando alla registrazione di cinque-sei pezzi molto complessi per il prossimo disco; abbiamo anche un’interessante possibilità offertaci dall’amica romana Valentina Bernabei di fare le musiche per una serie di cortometraggi; si vedrà.

Ve la sentite di rilasciare una playlist che non vada a scontrarsi solo con la musica ma dia la possibilità ai lettori di conoscere cose che ritenete interessanti da scoprire, che custodite come uno scrigno: libri, film, arte, politica….

 

A malincuore forniamo un’indicazione a testa

 

Dischi :   Windsor For The Derby             ‘Minnie Greuntfeldt’

              Autechre                                     ‘Garbage’

              Magnètophone                            ‘I Guess Sometimes I Need To…’ 

Libri :    Samuel Beckett                            ‘Tutti Quelli Che Cadono’

             Max Horkheimer-T.W.Adorno     ‘Dialettica Dell’ Illuminismo’

             E. Minkowski                                ‘Il Tempo Vissuto’

Film    Takeshi Kitano                              ‘Sonatine’

            Shinya Tsukamoto                         ‘Rokugatsu No Hebi’

Link Correlati:    Port Royal home page

 

                         Kraken ep su Kathodik

 

 

 

Diego Accorsi e Sergio Eletto