Zu

Gli Zu sono un trio di Roma composto da Massimo Pupillo al basso, Luca Mai alla batteria e Jacopo Battaglia al sax. La musica suonata è jazz ma con un approccio fisico che li accomuna all’hardcore più sfrenato. Dopo l’esordio per la Wide con l’album ‘Bromio’ e due album con un mostro sacro dell’improvvisazione quale Eugene Chadbourne, escono con il capolavoro ‘Igneo’. Ci abbiamo chiacchierato dopo il concerto di Terni, loro simpaticissimi, noi imbarazzatissimi seconda intervista).

 

Piccola legenda: gli intervistatori sono Sergio, Diego e Marco e compaiono in neretto; gli Zu che rispondono alle domande sono Massimo e Luca

Sergio– Mi interessava, cioè mi aveva colpito il fatto che facevate delle cover tipo di Mingus…cioè mi interessava …, sono un po’ imbarazzato.

Massimo- Che faccio rispondo…Si può dire che non è una ricerca di eclettismo, nel senso che ormai ognuno ascolta di tutto. E’ raro che ci sia uno che ascolta solo il rock e l’altro solo il punk. Un disco di cover riflette le emozioni, ci sono delle cose proprie, antiche; fa conto io e Luca ci siamo conosciuti a 15 anni al concerto dei Saxon, siamo cresciuti con i Motorhead, tutta quella roba lì e poi siamo passati attraverso vari generi fino ad arrivare ad ascoltare Ornette Coleman. Li abbiamo fatti in tanti questi passaggi, non è che a 14 anni ascolti il jazz. Per tornare alle cover, ti posso dire che sono lo specchio di emozioni, cose che ci divertiva suonare. Però vorrei fare un prossimo concerto con i pezzi di Prince…

Marco– Questo approccio, questa vostra maniera di suonare mi sembra ultrafisica. Siete iperconcentrati, ma non state ognuno per i cavoli suoi. Giungete sempre a coordinarvi, finendo il pezzo in perfetta sintonia tra di voi. Riprendo la definizione di Sergio che è azzeccatissima: i Melvins del jazz…

Massimo- Carino…(risate)

Marco– Ritornando alle esecuzioni, sembrate ognuno perso nel suo mondo poi alla fine come per magia vi riuscite a coordinare tutti quanti; cioè le linee melodiche si intersecano perfettamente, il batterista è gigantesco, tu fantastico sei perso chissà dove, il sassofonista è più tranquillo, più compassato. Davvero incredibili.

Sergio– siete un gruppo particolare nel panorama italiano..

Massimo- Quando abbiamo iniziato 5 anni fa ci sentivamo pure più vincolati. In Italia non avevamo nessuno con cui scambiarci impressioni…

Diego– Adesso qualche gruppo ci sta tipo Demodé…

Massimo- Demodé non l’ho mai sentiti; c’è un ragazzo che ogni tanto mi telefona e mi fa sentire le cose nuove che ascolta; glieli voglio chiedere la prossima volta che lo sento.

Diego– Altri gruppi tipo One Dimensional Man, A Short Apnea…Ho notato la maglietta degli Unsane del sassofonista…

Massimo- E’ appassionato di hardcore.

Diego– Li ho visti dal vivo. Come fisicità del suono specie la batteria tu (rivolgendosi a Luca)
ricordi un po’ Signorelli…

Massimo- Sua madre fa Signorelli di cognome…

Diego– Anche il basso è suonato tipo chitarra, ma usi degli effetti particolari o cosa?

Massimo- Me lo chiedono in molti ma uso solo il distorsore

Diego– Avanti con le domande.

Marco– E la collaborazione con Roy Paci?

Luca- Ma, è stata una parentesi di dieci mesi, su 5 anni di gruppo, un anno su 5 anni del gruppo, poco significativa, è capitato.

Massimo- Siamo nati come trio.

Marco– Quindi è stata una cosa estemporanea, è capitato così?

Luca- No, è stato che abbiamo pensato che il gruppo poteva essere un quartetto; era essenzialmente diventato un quartetto poi…

Marco– Cioè è stata una prova poi avete visto che non andava…

Luca- No, era successivamente diventato un quartetto; poi è diventato un fatto umano che però se è umano riguarda anche al musica. Eravamo arrivati anche al punto di non guardarci neanche in faccia eppure suonare sul palco da paura. Non era quello che cercavamo. Siamo un gruppo che fa 200 date l’anno, e quindi devi lavorare proprio per mantenere le cose, la tensione al livello giusto. Siamo tre persone, 4 perché c’è il fonico, completamente diverse, che devono stare 9 mesi l’anno insieme e devi comunque tenere un equilibrio.. Roy non è il tipo di persona che può trovare un equilibrio nella sua vita. Io penso che stia facendo quello che vuole fare come musicista; lo rispetto tantissimo, è uno dei migliori trombettisti al mondo però non è il nostro trombettista.

Sergio– Scusa, solo per curiosità, ma Chidbourne com’è?

Luca- Chi?

Sergio– Chiadbourne?

Luca- Ah, Chadboune! E’ zio! Uno zio matto. E’ tipo tu ce l’hai uno zio che fa il matto, uno zio matto che suona la chitarra, che è un po’ uno zio, però fa il matto. E’ stata una parentesi pure quella. Comunque ogni volta che lo becchiamo da qualche parte è una persona squisita. E’ fondamentalmente un amico perché per noi prima nasce quella poi nasce la collaborazione. Pure con gli Ex, con Albini, con quelli che suonano su questo disco, Igneo, chiaramente c’è un rispetto reciproco per quello che fai musicalmente poi da lì nasce un’amicizia.

Diego– comunque il tour come va, come è andato?

Massimo- Bene,bene…

Marco– Stasera quando siamo arrivati ci aspettavamo un po’ più di persone e invece.

Massimo- Ci hanno detto che c’era la Banda Bassotti qua vicino.

Marco– No ma c’erano prima gli Statuto; si vede che la gente s’è un po’ diradata.

Massimo- Noi effettivamente non suoniamo tanto in posti così all’aperto.

Marco– Ma per scelta o per altro?

Massimo- Si è anche una scelta perché per il livello di queste rassegne è richiesta una disponibilità maggiore di pubblico…

Marco– Mi dispiace, vi volevo far venire a Macerata ma l’assessore non ha potuto fare nulla

Massimo- Dovevamo suonare a Teramo al Mood. Avremmo potuto unire le date.

Marco– E’ andato a fuoco. Se riesco a portarvi al centro sociale…Prima di questa data dove siete stati?

Massimo- Veniamo da una tournèe negli Stati Uniti.

Marco– Siete stati negli USA prima, e come è andata?

Massimo- Si si! Quando abbiamo registrato il disco. E’ andata bene, molto bene.

Diego– Ora una curiosità: i D.E.P. li conoscete? Vi piacciono?

Massimo- Si, si. Me li ha fatti sentire un ragazzo a Vienna 3 settimane fa. Mi sono sembrate una delle cose rock più belle degli ultimi tempi.

Diego– No, perché io sentendo hardcore…è l’unico gruppo definito jazz-core, però non è che hanno i fiati ma come imprevedibilità vi somigliano… Domande tecniche ragazzi?

Massimo- Io sono cresciuto con i Victims Family, tutta quella roba lì.

Diego– Io più che altro il New School, hc metallico.

Massimo- No, lì mi sono perso. Ad un certo punto sentivo altre cose …

Diego– Tipo?

Massimo- Ho cominciato praticamente con Luca. Ad un certo punto ci siamo persi, non ci siamo più frequentati per un po’, e quando ci siamo incontrati siamo andati a vivere in una casa insieme. Io ascoltavo hardcore, industriale, lui ascoltava free-jazz e quindi…

Diego– Alla fine ha vinto lui…

Massimo- Va bbè no, abbiamo…Avevamo due stanze e ognuno sentiva le sue cose . Gli Zu erano il pianerottolo fra le due stanze. Quando sentivamo la musica c’era io che sentivo cose più strane e lui freee-jazz…se capitavi in mezzo sentivi gli Zu praticamente.

Diego– Ma tipo free-jazz gruppi oppure…

Massimo- Ornette Coleman, la cose più estreme di Zorn,

Massimo- C’è un ragazzo di Perugia che sta lì parlando che ci ha visto 2 anni fa a Perugia e ci ha rivisto l’anno scorso. Ci ha detto che lui fino all’anno scorso ascoltava il rock, poi dall’anno scorso jazz, avanguardia, Mi ha detto una serie di nomi di quelli che valgono, ha beccato le cose giuste; è bello incontrare una persona che fa esperienza con noi.

Diego– Sono sicuro che se ascoltassi Ornette Coleman sarebbe una cosa diversa…Ad esempio tornando alla realtà italiana, mi viene da accomunarvi agli Bz BZ Ueu. Nonostante che io non senta il jazz c’è qualcosa che accomuna la loro potenza all’hardcore. Oppure i Demodé, sempre di Roma, li conoscete, che ne pensate?

Massimo- Io non li ho mai sentiti. C’è il tipo che ogni tanto mi chiama, chiacchieriamo un po’ di cose e me ne ha parlato…

Diego– Li ho sentiti in un pezzo in Mp3, jazz core mi sembra che bene o male possano essere definiti, però ho sentito solo quel pezzo…

Sergio– Mi ha colpito molto il vostro modo di porvi, cioè voi siete i più diretti. Mi spiego: negli altri musicisti rimane quel tipo di presunzione, c’è tanto accademismo. Cose fatte da persone che capiscono solo loro, troppo specialistiche. Metti i Ground Zero, pure loro sono elitari. Gli italiani se ci provi a parlare ti guardano dall’alto in basso…

Massimo- Ma pure noi ci andiamo di mezzo in questa cosa: certi di questi ci considerano rockettari, nell’ambito del rock ci considerano dei jazzisti. Stiamo in un limbo che da una parte è buono, squat, centri sociali dall’altra parte è un calcio in culo perché ti dicono tu qui non ci suoni. La nostra idea di musica è questa: siamo andati a vedere tanti concerti, abbiamo organizzato tanti concerti, ci rompeva i coglioni l’improvvisatore celebrale che alla fine non aveva manco sudato; dall’altra parte il rockettaro tutti muscoli iperculturista, per carità.

Diego– Quanto spazio c’è per l’improvvisazione quando fate il concerto?

Massimo- Stasera poco. In generale, dato che ci conosciamo, sappiamo quello che sta per fare l’altro. Certe volte tipo stasera sappiamo che in certi momenti l’altro improvviserà, ma non per quanto. Altre volte diventa 20 minuti in un concerto di un’ora.

Diego– Vi capita mai che uno parte così …

Massimo- No, non capita mai; è molto disciplinata. Nel concerto sai che c’è un punto in cui se voi puoi andartene a fanculo, allora te ne vai, se non vuoi rimaniamo qua.

Diego– Voi componete con i pentagrammi?

Massimo- No

Diego– Improvvisazione totale. E il lavoro con la Wallace com’è, buono?

Massimo- Si

Diego– Avete intenzione per adesso di cambiare etichetta..

Massimo- Italiana no, negli USA siamo in contatto con qualche etichetta e stiamo aspettando delle risposte proprio in questi giorni. Infatti il tour l’abbiamo fatto senza il disco distribuito. Una persona che c’ha un’agenzia a Washington è andata in fissa per noi e ci ha organizzato il tour.

Diego– Il vostro precedente disco, Bromio è esaurito, finite tutte le copie? Era distribuito Wide, vero?

Massimo- Si per la Wide

Diego– E non verrà più ristampato?

Massimo- Per adesso no. Pensavamo una volta di ristamparlo noi.

Diego– Ve l’ho chiesto si perché mi interessava sentirlo sia perché abbiamo una mezza idea di fare la distribuzione; per adesso è un miraggio. Comunque voi tenetene conto.

Sergio– Dorgon com’è, l’hai sentito? Ho recensito alcuni suoi dischi, tipo la collaborazione con William Parker che mi è parsa interessante; com’è Parker, lo conosci?

Massimo- Io di William Parker sono fanatico. Ne ho fatto una religione. Mi emoziono pure a nominarlo.

Sergio– Che dischi mi consigli?

Massimo- Quelli della Goodfellas, quelli in quartetto…

Sergio– E Suny Murray, il suo Sunny Time’s Now ce l’avete, lo cerco da una vita?

Massimo- No, non ce l’abbiamo. Non posso manco dirti a chi chiederlo. Forse Luca ce l’ha in cassetta ma non lo so.

Sergio, Diego, Marco– Chiudiamo qui. Grazie, siete stati simpaticissimi. A presto.

Massimo- Grazie a voi. A presto.

Marco Paolucci