Quotidiana ir-realtà pop

Ovvero come il sensazionalismo nuoce gravemente alla salute.

 

 

 

 

Mi addolora vedere la signorina Sloane imbronciata nonostante sia perfettamente cosciente del fatto che si tratti solo di disappunto momentaneo. Come sempre nel suo caso, da perfetta surfista del cullante e cristallino mare delle sensazioni pop più intense, sa che vi saranno presto altre brezze a scompigliare le sue acconciature ‘modette’ e che altri abbaglianti riflessi torneranno a catturare i suoi occhi malati d’amore.

Ciò che mi chiedo è se ci sia davvero bisogno di approfittare a tal punto della sua naturale e ludica ingenuità circondandola di ologrammi sbiaditi come quelli che una stampa grossolana e insensibile le para intorno ultimamente. Ragazzini deprimenti come The Music conquistano copertine e fanno da spalla a bands dal successo planetario (riuscendo inspiegabilmente a nascondere il logo Mattel sulle loro nuche). Risibili spalleggiatori come The Coral (in virtù di cosa poi? Compatibilità anagrafica?… si parla di fare musica o uscire in gruppo con le ragazze?…bah..) le sussurrano all’orecchio di arrendersi, che in fondo gli anacronistici anni ’70 non erano poi tanto male. Piroscafi dotati di timonieri imbranati le sciabordano intorno con la pretesa di traghettare un’intera nuova scena (ma da dove sarebbe uscita poi? I Beta Band avrebbero combinato tanti disastri all’oscuro di tutti?) da cui sbraccianti salutano Bees in testa, Fonda500 e Day One a seguire.
Le balena il ricordo di qualche vecchio amico ma…. i Coldplay al solo secondo album sembrano già vecchie cariatidi, gli Ash o i Supergrass (non sa perché) non fanno ben sperare e il nuovo album dei Suede finirà direttamente esposto in qualche mostra sull’arte Babilonese.

In piedi sugli scogli lei sa di non poter volgere lo sguardo all’altro orizzonte (Vines e compagnia bella erano già ricordi prima ancora di accadere).
Guardare tremante altre isole in lontananza?…alle Sleater-Kinney o agli Interpol?… non riuscirebbe mai a godersi lo spettacolo… il passatismo auto-celebrante non ha mai fatto per lei…. Sa di essere immensamente fragile in fondo…anche se solo dentro.

E allora non le resta che sedersi sui massi lambiti da spumeggianti inutilità e lasciare che per un attimo affiori un pensiero tra i tanti… ad esempio… perché un album come “The End of the Way it’s Always Been” dei Jack passi invece del tutto inosservato… uno dei pochi album pop che almeno osa spingersi un po’ da qualche parte (che importa dove?)… un album che fa delle sue sobrie ricercatezze e del suo inconfondibile sound personale un dimesso ma lancinante controcanto a tutti gli orribili detriti della civiltà post-Brit Pop che le onde le lasciano sparse dintorno.

E le tornano in mente le parole di Sandy Posey in “Single Girl”: “Life’s unreal and the people are phoney… […] Nobody loves me ‘cause nobody knows me…”

Mauro Carassai