Intervista con Federico di Vita, studioso della Psichedelia

Un acquisto – mirato, dato che seguo l’editore dall’alba dei tempi – del bel volume ‘La scommessa psichedelica’ mi ha portato a conoscere il curatore, il ricercatore sulla Psichedelia Federico di Vita e il suo podcast ‘Illuminismo psichedelico’. La Psichedelia in tutte le sue declinazioni la seguo da parecchio tempo, e il volume in questione mi ha permesso un interessantissimo aggiornamento e mi ha aperto un orizzonte verso un avvincente presente e un promettente futuro di scoperte scientifiche, e abbattimenti di stigmi che da troppo tempo “incistano” la civile convivenza. Mi sono deciso e ho contattato Federico di Vita che si è mostrato disponibile a scambiare le consuete quattro chiacchiere digitali per Kathodik. A voi, come sempre, la lettura:

Prima domanda: ti puoi presentare ai lettori di Kathodik?
Scrivo di psichedelia, cibo e libri, in questo momento per una serie di coincidenze vivo in riva al mare, ma è una condizione impermanente, un po’ come tutto.

Come è nata l’idea di curare il libro ‘La scommessa psichedelica’?
L’idea è nata una sera di qualche anno fa, insieme a un piccolo gruppo di amici seguiamo con interesse questo tema, secondo noi molto promettente da tanti punti di vista, per ragioni che vanno molto al di là delle pur importantissime scoperte scientifiche che negli ultimi vent’anni stanno attestando un set di sostanze vietate dalla fine degli anni Sessanta come next big things dei trattamenti anti-depressivi (e non solo, gli psichedelici promettono di essere efficaci anche per il trattamento delle dipendenze da altre sostanze, per la cefalea a grappolo, e di diverse altre patologie), e quindi pensai che dare l’occasione a una serie eterogenea di intellettuali italiani avrebbe costituito un messaggio importante per la fantomatica “bolla”, l’idea era insomma quella di far dire a tanti professionisti stimati nel loro settore quanto e come queste molecole hanno saputo e sanno influenzare il loro ambito, e creare dunque un dibattito al riguardo. Ai miei amici l’idea è piaciuta, e il libro si è fatto.

Come mai la scelta della casa editrice Quodlibet?
Messa a punto l’idea del libro e il roster degli autori non restava che trovare un editore, la nostra shortlist era piuttosto breve al riguardo: considerato il tipo di messaggio che intendevamo lanciare era necessario trovare un editore quanto più stimabile dal punto di vista del credito culturale. La Quodlibet rispondeva pienamente all’identikit e ha trovato interessante la nostra proposta. Non per caso pubblica diversi libri di Henri Michaux, un pensatore molto attento ai precipitati e al potenziale dell’esperienza psichedelica.

Qual è stata la ricezione del libro? Qual è stato il riscontro a livello di interesse, di recensioni?
Mi pare che la ricezione del libro da parte della stampa italiana, soprattutto on line, sia stata ottima. Il libro è alla terza ristampa, dunque siamo soddisfatti anche del numero di lettori che abbiamo raggiunto.

La storia della cultura psichelica, della Psichedelia come cura, delle “terapie psichedeliche’ per citare un importante testo di due studiosi italiani Adriana D’Arienzo e Giorgio Samorini, è sempre stata “ondivaga”, nel senso che ad una prima “onda” positiva per risultati, per possibilità di ricerca, possibilità di sviluppi, si è avuta una ricaduta, un ritornare nell”underground”, perché è stata fraintesa la riuscita di alcuni risultati e non si è compresa la reale portata della situazione. Che ne pensi? E’ un chiaramente estremamente sintetico punto di riflessione, ma ne condividi l’imput?
Gli psichedelici sono strumenti molto delicati, come dice la parola “rivelano la mente”, e a volte la mente nasconde insidie. Ci vuole cautela e consapevolezza, non va persa di vista l’importanza di set e setting per esempio, la ricerca attuale infatti raccomanda un uso prettamente clinico, da fare sotto la supervisione di psichiatri esperti: è così che si svolgono gli odierni trial per l’uso delle molecole psichedeliche come farmaci antidepressivi; penso per esempio ai promettenti risultati ottenuti in questo senso dalla psilocibina, il principio attivo dei “funghi magici” – che hanno superato il secondo step dei trial, e che quindi si pensa saranno in un paio di anni approvati definitivamente. La risacca di cui parli c’è stata ma c’è stata principalmente per ragioni politiche, ed è partita dagli Stati Uniti, dove la cultura e la ricerca psichedelica erano più avanzate negli anni Sessanta. È significativo che dopo tanto tempo siano proprio le città e gli stati statunitensi oggi quelli che stanno guidando la rinascita, cominciando a legalizzare l’uso teraputico di sostanze che fino a ieri erano invece vietatissime (e che quasi ovunque ancora lo sono).

Secondo quanto ho potuto leggere sulla stampa, si può individuare in questo momento un certo rinnovato interesse, un Rinascimento Psichedelico, prendendo il nome dal libro di Bernardo Parrella uscito nel 2018 per l’editore Strade Bianche ‘Rinascimento Psichedelico. La riscoperta degli allucinogeni dalle neuroscienze alla Silicon Valley’. Contemporaneamente si era avuto un primo forte segnale di “riaccensione” dell’interesse sia scientifico che culturale intorno alla Psichedelia con il libro di Agnese Codignola ‘LSD. Da Albert Hofmann a Steve Jobs, da Timothy Leary a Robin Carhart-Harris: storia di una sostanza stupefacente’ che è uscito nello stesso anno, 2018. Poi a seguire il libro di Michael Polland ‘Come cambiare la tua mente’ è diventato un libro di cui tutti ne parlano per come tratta la questione, con rigore scientifico e piglio narrativo avvincente. Da qui stanno uscendo, o per lo meno vengono attenzionati nei giornali e attraverso siti e social, vari testi che trattano le molteplici sfaccettature della questione, sia sul campo medico, che sul quello “ecologico” che su quello sociologico e culturale. Dal tuo punto di vista, anche in veste di curatore del volume di cui sopra, che ne pensi?
Penso che anche in Italia è possibile osservare un forte e rinnovato interesse per questi temi, e sebbene la ricerca in Italia sia ancor oggi difficile, il dibattito culturale nel nostro Paese è certamente vivo e stimolante.

Temporalmente e concettualmente dopo o insieme al libro da te curato è venuto il podcast, che seguo dalla prima puntata, ‘Illuminismo Psichedelico’? Come ti è venuta l’idea di trattare le tematiche sviluppate nel libro attraverso l’uso del podcast?
L’idea del podcast Illuminismo psichedelico mi è venuta perché mi pareva che in Italia mancasse uno spazio come quello che provo a creare ogni settimana, trovo anzi che il podcast sia un’idea in qualche modo in continuità con “La scommessa psichedelica”. L’idea iniziale, che credo di non aver tradito, era quella di creare un podcast che avesse qualcosa a che fare con lo spacecast della serie Netflix Midnight Gospel, basato a sua volta su un podcast statunitense, The Duncan Trussell Family Hour, in cui il comico Duncan Trussell fa un po’ quello che faccio io: prova a trattare in modo leggero ma al tempo stesso serio una serie di tematiche legate al variegato mondo della psichedelia.

Per concludere ti faccio la classica ultima domanda: che progetti hai per il futuro della tua ricerca?
Voglio continuare a fare Illuminismo psichedelico e vorrei anche scrivere qualcos’altro al riguardo, ma per ora è ancora presto parlarne.

Link: Podcast Illuminismo Psichedelico

Link: Libro La scommessa psichedelica

Link: Linktree Federico Di Vita