Quattro Chiacchere Digitali con l’illustratore Marco Filicio Marinangeli

Marco Filicio Marinangeli è un interessante giovane illustratore conosciuto frequentando eventi dedicati all’illustrazione e al fumetto in quel di Macerata, vedasi alla voce Centro Sociale Sisma.
Appena ha pubblicato il volume ‘Il Santo’, con Marco Taddei ai testi, mi è venuta l’idea di un possibile approfondimento sulla sua arte e e la sua poetica. Come al solito il veicolo che ho pensato è quello delle mie consuete Quattro Chiacchiere Digitali da proporgli per sapere che ne pensava. Ne ha pensato bene e mi ha dato queste risposte. Come sempre a voi la lettura:

Quali sono i tuoi “natali d’inchiostro?”
Disegno grosso modo da sempre. Da bambino scopiazzavo un po’ in fogliacci di bloc-notes del telefono di casa, figure di cartoni animati o ritratti pacchianissimi da fotografie vecchie di parenti,
riviste, così un po’ a cazzo. Alle scuole medie un po’di attitudine a disegno dal vero in educazione artistica, ma a quell’età tutta caciara. L’istituto d’arte, mi ha dato l’imput per conoscere un po’ le tecniche pittoriche, anche se in quegli anni ricordo di aver disegnato poco; mi rimane impresso parecchio il fatto di non poter utilizzare la gomma come regola, sennò ti pigliavi 2 sul registro. Per quanto palloso alla fine mi sono impratichito parecchio nel concepire un disegno partendo da reticoli di linee strutturali come base. Solo in Accademia di Belle Arti al corso di Illustrazione, ho dato sfogo totale al mestiere, collaborando negli anni con altri amici artisti. Ho avuto modo di farlo diventare un lavoro.

Quali maestri ti hanno influenzato e continuano ad influenzarti?
Non avrei dei riferimenti ben precisi di maestri. Mi interessa la storia dell’arte dal ‘500 al ‘900. Dico tutto e niente. Sicuramente i pittori fiamminghi, tipo Bruegel o in maniera assoluta Bosch per la sua dimensione onirica. Sarebbe dura non nominare il più tradizionale Caravaggio, clamorosa scelta dei protagonisti e violenti contrasti di luce. Nel ‘700, che ne sò, Gericault, specie per i ritratti di maniaci ed alienati al pari della visone dannata di fine carriera di Goya. Ma poi ci sarebbero i realisti dell’800, tipo Courbet, ma anche gli Espressionisti tedeschi nel ‘900 ecc… Aldilà di tutto questo apparato teorico, è facile influenzarsi anche solo guardando la tecnica di un altro autore, il cinema, la fotografia o chiaramente entrando in Internet.

Come scegli i soggetti da disegnare?
Essendo la fotografia fondamentale e alla base del mio lavoro artistico, mi trovo solitamente in strada a scattare qualche foto. Spesso mi servo di questi scatti per combinare delle misture composte di vari elementi naturalistici, volti umani, animali, ingranaggi metallici, textures ecc… che poi vado ad abbozzare su un foglio. Si creano in testa in maniera più o meno chiara, da subito… mi pare.
Ovvio che ricercare immagini nel web fa da contorno. Per volti e figure umane, specie per le illustrazioni legate ad un racconto, scelgo amici o parenti come soggetti, personaggi possibilmente reperibili con facilità; micro-sessioni di scatti, concentrati in particolare per espressioni e posture già stabilite all’inizio nello storyboard: fisionomie accostabili alle caratteristiche dei personaggi descritti, magari modificandone i canoni. Una procedura molto spontanea ma parecchio macchinosa, manco stessi girando una fiction.

Come è strutturata la tua giornata tipo davanti al tavolo da disegno?
Non ha una vera e propria struttura una mia giornata tipo. Capita di avere ovviamente periodi intensivi di lavoro; il tempo che trascorro al tavolo potrebbe essere veramente parecchio, animato da film in sottofondo, musica, oppure docuthrilleroni come i casi di “Un giorno in pretura” o magari “Telefono giallo” su Raiplay (consiglio caldamente la visione e l’ascolto per un’esperienza mistico-celebre). Il tavolo è sempre parecchio disordinato e polveroso. Mi chiedo spesso quale sia il nesso tra il casino che mi circonda e l’accuratezza con cui poi disegno. I risultati molto soddisfacenti, per carità, ma sempre nel bordello mi ritrovo. Il metodo è pressappoco monastico, ma ultimamente molto distratto dalla voglia di uscire di casa per evitare di impazzire. Ci sto quasi. Attenzione!

Anche a te, come ho fatto a TommyGun Moretti, chiedo di raccontarmi la tua esperienza con il collettivo Uomini Nudi che corrono.
A conferma di quanto estrapola l’amico Tommygun, “Uomini nudi che corrono” è un collettivo di varie menti ricreative, dedite specialmente a cene+cenette, per confezionare un credo ricco di grazia e qualità. Potrebbe già bastare questo per definire l’esperienza. Ha inizio durante gli anni di Accademia con un florido gruppo di personaggi. Solo poi, in quattro o cinque individui sempre col callo dello scrittore in attivo, disegnando insieme a dismisura, ci si è affacciati un po’ più concretamente all’ambito dell’autoproduzione, intrecciando rapporti di collaborazioni con altri collettivi, conosciuti attraverso la colorita realtà dei festival di fumetto indipendente in tutta Italia, attualmente purtroppo più o meno in disuso. Ad oggi ognuno è concentrato in lavori più personali, ma rimane sempre implicita la necessità di confrontarsi, disegnare, fare cazzate, condividere del tempo insieme per organizzare mostre, produrre libri, presentazioni, altre cene, nonché gloriose performances di petti nudi sul palco.

Domanda di approfondimento sulla tua arte: raccontami come è nata l’idea della tua opera ‘Il Santo’.
L’idea è nata dalla penna dell’apprezzato Marco Taddei, autorevole autore e produttore di parole, il quale in tempi non sospetti, tipo 2018, mi propose questo testo rimastogli archiviato in qualche anfratto occulto. Il linguaggio è bizzarro e descrittivo e prende a sua volta spunto dal grande pannellone centrale del trittico “Il giardino delle delizie” di Bosch. Che dire, ottimale come imput. Vengono fatte delle aggiunte e modifiche nel tempo, soprattutto nel periodo di ricerca di un editore che potesse interessarsi. Lo storyboard è stato ragionato insieme, confrontandoci più volte. Lo scritto è tutto sommato abbastanza breve, dalla finitura medievaleggiante. Ho fatto in modo di trasformare in immagini tale fluidità, creando ambienti e personaggi surreali e grotteschi, incrociandoli perfettamente con quanto mi possa compiacere disegnando. Tabularasa Edizioni e Bisso Edizioni, sono stati decisivi per riuscire a creare un prodotto di estrema fattura dal punto di vista di impostazione grafica, scelta delle carte, fotografia, inserti in serigrafia ecc…
Trama e morale sono presto dette.
Anni oscuri.
Pochi sono coloro che hanno ancora fiducia nell’avvenire.
Gli unici ad errare per la terra sono coloro che sono mossi da una cieca fede.
Dopo mille peripezie, due frati sbarcano su di un’isola “mai toccata da esseri civili” con il desiderio di convertirne gli indigeni.
Troveranno selvaggi nient’affatto bellicosi, ma con le idee ben chiare sulle questioni religiose.
Talmente convincenti che quasi quasi saranno i frati a farsi convertire.
QUI HOC LEGIT SANCTUS EST

Ti vedi come fumettista o come illustratore?
Solitamente non faccio troppo caso a queste classificazioni. Non credo che possa definirmi un fumettista; si sottintende un po’ la capacità di saper scrivere delle sceneggiature affiancate ad un proprio stile di disegno che le illustri in sequenze da cima a fondo. Ho collaborato però con gli altri a dei fumetti e so’ quanto sia divertente. Potrei essere più un illustratore perché riesco a raccontare per immagini la storia di qualcun’altro? Magari si, ma non mi piace alla stessa maniera dover appartenere a questa categoria specifica, per il fatto che spesso l’ambiente “illustrazione” e discepoli mi fanno cacare. Mi scuso. Diciamo che il mio “disegnare” è un linguaggio che sfrutto in vari format, che sia l’albo illustrato o che sia una parete di una casa.
Artista/illustratore và, cosi chiudiamo la pacca.

Cosa pensi dell’autoproduzione?
L’autoproduzione la intendo come una tra le massime espressioni della cratività e delle capacità artistiche che un individuo possa acquisire. Riguarda più nello specifico il settore del fumetto. E’ chiaro che non basta perciò essere solo sceneggiatori o disegnatori. L’aspetto della promozione ed il saper mercanteggiare sono fondamentali per combinare un’autoproduzione fatta a modo. I festival di fumetto e illustrazione indipendente credo siano i veri distretti che la coordinano: un gran raccoglitore di collaborazioni e godimento, nonché condivisione eclatante di cazzate e sbornie.
L’atto di poter autoprodurre un proprio lavoro è un atto rivoluzionario ed impareggiabile.

E i festival indipendenti del fumetto e dell’illustrazione, come ad esempio Ratatà, che conosci bene? Ci ritorno anche se già qualcosa mi hai detto nelle precedenti domande, ma voglio approfondire.
Ho avuto modo di conoscere realtà simili alla mia, artisti e disegnatori sia italiani che stranieri, provenienti da altri ambienti e situzioni disparatissime con la stessa necessità di compartecipazione.
Credo che tutta la comunità dell’autoproduzione abbia contribuito indubbiamente ad inquadrare bene il mio lavoro. Le devo parecchio. Il Ratatà personalmente è stato una grande rampa di lancio. Di sicuro una tra le forme creative piu influenti che la città in cui vivo abbia mai avuto, oltreché grande risonanza nel panorama del fumetto ed illustrazione nazionale ed internazionale. Fiero di averne fatto parte. Purtroppo al momento risulta pressoché arenato e come immaginabile, non sapremo ancora per molto quando tutto questo potrà ripartire. Una batosta non indifferente a tutto l’ambito dell’autoproduzione con cui siamo cresciuti e ci siamo rapportati in questi anni. Per non parlare dei concerti. Stop retorica.
I festival di fumetto e illustrazione indipendente costituiscono sicuramente un grande punto di riferimento creativo e ricreativo che contraddistingue gran parte della mia giovane essenza negli ultimi sei o sette anni.

Come vedi la scena fumettistica italiana?
Spero stiano tutti bene e con le palle quadre.

Progetti futuri?
Poco decifrabile. Attualmnete qualche lavoro su commissione; forse altro libro? Se capita “sbianco i muri” pure, senza sprechi.

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Link: marco.marinangeli1990@gmail.com