Quattro Chiacchiere Digitali con il collettivo Obsolete Capitalism

Sono entrato in contatto con il collettivo di ricercatori Obsolete Capitalism attraverso la rete, curiosando tra le sue interessanti produzioni audio/video/cartacee e leggendo in maniera random articoli ed esposizioni di pensiero. Troppo poco per capirci davvero qualcosa. Urgevano le mie consuete Quattro Chiacchiere Digitali che ho rivolto loro e a cui hanno risposto con la massima disponibilità:

Che cosa è Obsolete Capitalism? E’ un collettivo? E’ un assembramento spontaneo di idee?

Obsolete Capitalism è un collettivo aperto di ricercatori indipendenti che si occupa dell’ibridazione orizzontale di nuovi e vecchi media. Potremmo parlare delle «differenze» che ci abitano rispetto sia ai collettivi politici tradizionali che ai mixed media, ma preferiamo parlare di ibridazione poiché tale avvenimento/evento permette la dissipazione rapida delle vecchie forme e la sperimentazione di nuove, senza avere l’afflizione di interrompere l’esplorazione artistica in un determinato stadio di evoluzione. Più che lo «spontaneismo», preferiamo il «preformismo» come pragmatica e come concettualità. E’ il virtuale nascosto all’interno della pre-forma che ci interessa indagare e intensificare. Tutto ciò che proponiamo è però politico come orizzonte, nello stesso modo in cui può apparire ‘politico’ l’orizzonte degli eventi in cui agiscono gruppi artistici e/o artisti singoli come Societas Raffaello Sanzio, o Throbbing Gristle/TOPY, o Kodwo Eshun/Otolith Group. Poi, nel tempo, siamo diventati sempre più sensibili al tema della ‘velocità’ e in particolare dell’accelerazione applicata alla tecnologia e alle condotte di vita.

Come è nata l’idea di dare vita a Obsolete Capitalism? C’è stato un evento “scatenante”?

(nell’immagine Criton Diagonal) E’ stato un processo lungo e articolato che ha coinvolto un nucleo di persone che si è prodigato verso sperimentazioni formali dagli anni ‘90 in poi, dalle primitive forme di Kom Fut Manifesto fino all’attuale periodo Rizosfera. Se per evento scatenante intendi «shock del futuro», possiamo indicare alcuni ‘paesaggi melodici’ nei quali ‘personaggi ritmici’ hanno svolto la funzione di scuoterci dal sonnambulismo profondo in cui tutti noi sprofondiamo quotidianamente. Questa pletora di intensità pre-Obsolete Capitalism nelle quali il futuro appare nella sua miscela di paura e meraviglia, bellezza e trauma sono state, tra le altre: la performance filosofica di Nick Land a Virtual Futures nel 1996, le performance audiovisive di Clock Dva del periodo tecno-cypherpunk di ‘The Hacker-NYC Overload’, i rave assoluti di Test Department periodo ‘Total State Machine’, il pensiero e la scrittura alla velocità della luce di Kodwo Eshun nel suo periodo afro-accelerazionista di ‘More Brilliant Than The Sun’, la kino-filosofia dell’’Abecedario’ di Gilles Deleuze e il libro-rizoma ‘Mille piani’ di Deleuze e Guattari, gli happening psico-industriali di Fura dels Baus all’Ansaldo nel 1987 e, più tardi, negli anni 90, il teatro bio-macchinico di Societas Raffaello Sanzio con opere quali ‘Gilgamesh’ e ‘Masoch’. Possono creare la de-sincronizzazione immediata di un virtuale intensivo sia un libro e una pièce teatrale, che un live o un rave. E quel colpo che si riceve è impossibile da parare, ottunde per sempre e si è costretti a reagire dal suo impatto violento. L’ultimo di questi «shock del futuro» è avvenuto con Ryoichi Kurokawa e le sue opere digitali di ‘Ground’ e ‘Syn’, e su un altro versante, più decisamente orientato sull’investigazione politica digitale, con Forensic Architecture e tutto lo splendido lavoro di indagine spaziale e di ri-organizzazione di ‘data’ sensibili che si può vedere nel loro sito Forensic Architecture.

Quali sono le produzioni: musica, saggistica, altro? in cui si sviluppa il pensiero di Obsolete Capitalism?

Non abbiamo un media privilegiato. I traumi artistici prima richiamati implicano alcune ripetizioni creative di filosofie, suoni e azioni che stanno atopicamente in nessun luogo e contemporaneamente in tutti i luoghi di stoccaggio di produzione. Stesso approccio per ciò che noi chiamiamo ‘oggetti sonori non identificati’ che sono le nostre produzioni sonore. Sono produzioni in cui vorremmo confondere fino in fondo i limiti dei media coinvolti, sia che si tratti di libri, opere acustiche, live cinema o altro ancora. Vorremmo mantenere, se possibile, la freschezza e la velocità delle intensità che ci colpiscono. Produciamo libri-dischi, o dischi-libri, oppure USB sonic card, o SD card congegnate in packaging sottovuoto. Lavoriamo sull’oggetto e sul processo che ne veicola il senso, così come sul concetto di prodotto acustico come se fosse una forma d’arte unica e deperibile, per contrastare la deriva digitale dell’esattezza della riproduzione automatica perpetua. In questo ultimo periodo stiamo lavorando maggiormente sulle immagini e sui modi di trasmissione del pensiero attraverso l’assemblaggio potenziale di suono-immagine e concetto-segno. In ‘Caos, Ritmo e Uomo non pulsato’ abbiamo cercato di mostrare, con l’aiuto di filosofi e artisti, e in particolare del co-editore Stefano Oliva, come si auto-organizzano nella Natura=Chaos le condotte di vita e gli stili di esistenza. Nella prossima produzione, una sorta di «trasmissione interstellare fantasonica» a firma TAGC di Adi Newton (Transmission from the Transyuggothian Broadcast Station), stiamo lavorando sulla teratologia, le bio-comunicazioni e il tecno-occultismo, assemblando vorticosamente immagini, spezzoni di cinema, pittura, e suoni con fanta-spiritualismo, surrealismo eretico, occultismo hardcore e scienze nomadi e borderline. Il risultato a nostro avviso, è davvero visionario: dalla teratologia medioevale di Ulisse Aldrovandi alle bio-comunicazioni astrali raccolte da L. G. Lawrence provenienti dalla stella Sirio, passando per la congiura sacra di Bataille e ritorno. La ‘radio del futuro’ come dichiarava il poeta cubofuturista russo Velimir Chlebnikov, nostro amatissimo precursore.

Come è nata la collaborazione con la piattaforma Rizosfera?

(nell’immagine la USB Card suddivisa in 3 SONIC PLATEAUS) Obsolete Capitalism ha fondato Rizosfera come ente no-profit. Rizosfera non è altro che la logica evoluzione di Obsolete Capitalism nell’incontro rizomatico, cioè a-gerarchico e a-centralizzato, con altri artisti, performer, filosofi, teorici, artigiani aptici e digitali, traduttori, editors e web-designer. Definiamo Rizosfera un collettivo di collettivi, i cui motivi sono la riproduzione differenziale delle pratiche concettuali e artistiche di filosofi e non-filosofi. Nel numero 10 de ‘La Deleuziana’, abbiamo lavorato a stretto contatto con il collettivo della rivista filosofica fondata da Paolo Vignola e Sara Baranzoni, due filosofi d’impronta deleuziana molto aperti e collaborativi, che hanno una visione della filosofia e del concetto molto vicina alla nostra. Il numero 10 de ‘La Deleuziana’ (disponibile free-download anche nella sua versione digitale, più sintetica, ma senza suoni e immagini rispetto alla versione stampata) è stato curato da noi insieme a Stefano Oliva, filosofo di estetica e linguaggio, profondo conoscitore della contemporaneità in musica. Questo ci ha permesso di sondare, sperimentare e poi pubblicare anche il lato musicologico del ritmo e delle varie ‘scritture’ musicali, dalla pittografia post-notazione di Bussotti, alle rese grafiche delle microtonalità in Pascale Criton, per terminare con le caos-notazioni di Lorenzo Pagliei e Roberto Paci Dalò, solo per esemplificare la ricchezza di LD10. Spesso la figura del teorico e dell’artista si sovrappongono, così come il filosofo si intensifica nel non-filosofo, creando in tutti e due i casi quelle extra-forme di «surplus-men» che tendono a fluidificare senso e forma. La sfida di Rizosfera è: come ‘catturare’ quel surplus che non abita in nessuna forma. Stiamo lavorando per rendere Rizosfera una piattaforma creativa – RizoStream è l’ultima evoluzione – per rovesciare le attuali piattaforme digitali, dedicate al ‘generalismo’ e allo ‘stoccaggio mercantile’. Siamo aperti, chi vorrà aiutarci è il benvenuto!

Cogliendo un esempio della collaborazione/produzione (Il volume 10 della Rivista filosofica ‘La Deleuziana’ di cui avete parlato nella precedente risposta, ma vorrei approfondire la questione). Come è nata l’idea? Perché Deleuze?

(nell’immagine la copertina del volume) La filosofia deleuziana è il nostro maggiore alleato, una fonte continua di senso, di geografie inedite, e di energie concettuali. L’approccio, che ci contraddistingue in campo teorico, è la prospettiva caosmotica della filosofia di Deleuze in quanto nucleo di una ancora più intensa filosofia del ritmo e caos che si staglia all’interno di una linea concettuale comprendente Nietzsche, Klossowski, Deleuze, Foucault. A questo corpus teorico, facciamo interagire le varianti molecolari, dromologiche e accelerazioniste di Guattari, Virilio e Land. Questa galassia di pensiero, a nostro avviso, è una delle più potenti armi concettuali a disposizione del mondo artistico e del pensiero-artista. Conoscendo in modo ravvicinato il nostro lavoro artistico e le nostre elaborazioni teoriche, i filosofi Vignola e Baranzoni ci hanno chiesto di curare un intero numero della ‘Deleuziana’, una rivista semestrale filosofica scientifica online, importante nel panorama accademico internazionale. Abbiamo contattato in veste di co-editore Stefano Oliva, filosofo da noi molto apprezzato per la sua preparazione e specializzazione riguardante la musica contemporanea. L’obiettivo principale del lavoro è stato quello di indagare una prospettiva assai innovativa del Ritmo attraverso la lettura che ne danno Guattari e Deleuze in ‘Mille piani’, il loro capolavoro di filosofia speculativa pubblicato nel 1980. La loro concezione del Ritmo è assai differente da quelle di Heidegger (Rhuthmos), Agamben o del linguista Benveniste. Il ritmo, per Deleuze e Guattari, è legato più allo spazio che al tempo; il ritmo acquisisce una seconda dimensione espressiva, post-formale e caotica, legata alle criticità e agli intervalli. La dimensione ‘ambientale’ e intervallare del Ritmo permette la coestensività di più tempi all’interno dello stesso territorio, per cui non solo è logico parlare di poliritmie ma anche di poli-temporalità del e nel suono. A questo aggiungono, sulle orme di Messiaen, che la musica non è un privilegio dell’uomo, dato che il suono è intrecciato al Caos, alla Casa e al Cosmo. Nella prospettiva dove tutto è Ritmo e Caos, viene rovesciata la Metrica, e ci si muove tra intervalli irregolari e spazi che morfologicamente si contraggono e plasticamente si espandono. In questo contesto ritmosofico e/o di Ritmanalisi spaziale, diviene urgente la domanda foucaultiana: quali forme di vita e stili di esistenza in un metaverso così dipinto, senza scopo e senza forma? Come possiamo vivere in questo orizzonte di eventi? Da qui il concetto di «uomo non pulsato», una sorta di Zarathustra contemporaneo che inventa specularmente nuove condotte di vita non riconducibili alle stratificazioni dei saperi e alle modellizzazioni schematiche dei poteri. Come editori di LD10 siamo rimasti particolarmente colpiti dalla risposta qualitativa non solo degli invitati ma di coloro che hanno aderito alla ‘call for paper’: gli interventi sono stati innumerevoli, e l’articolazione delle proposte artistiche e teoriche pervenute ci ha permesso di ‘inventare’ anche la neo-forma adatta a far confluire tutte le ‘ibridazioni’ di testo, grafica, suono e immagine. Ne è uscito un libro collettaneo di oltre 500 pagine, avvolto dalla notazione caotica di «Long Night Talks» di Roberto Paci Dalò stampata su carta twill, con allegata una USB Card che al suo interno ha una interfaccia grafica che permette la navigazione tra quasi tre ore di suoni e immagini in movimento. Una rarità, non solo nel campo della filosofia deleuziana, ma della filosofia tout court. Ora tutto questo materiale è disponibile anche nella nostra piattaforma digitale online, RizoStream, in streaming illimitato per chi acquista il libro.

Come scegliete le produzioni?

(nell’immagine notazione di LONG NIGHT TALKS, di Roberto Paci Dalò) Dobbiamo distinguere tra interiorità rizomatiche ed esteriorità rizosferiche. Nel primo caso, che noi definiamo di ‘interiorità’, le produzioni sia di tipo contenutistico che processuale sono il frutto di una ricerca indipendente ma interna al collettivo Rizosfera che si sviluppa in sperimentazioni acustiche, visive, produttive, editoriali che usciranno sotto i vari moniker che adottiamo – Obsolete Capitalism, Network Ensemble, 2 Blue, Samora, Demystification Committee, Kybernetikos Kommando, Fotonik Noise, Elsoyame, per citarne alcuni. In questo primo caso, tutte le componenti editoriali – layout grafico, editing e traduzioni – e di prodotto – stampa, interfaccia grafica e digitale – vengono curate all’interno, come componente strutturale di ricerca. Nel secondo caso, che abbiamo definito di ‘esteriorità’ rizosferica, scegliamo i progetti in base alle affinità concettuali che esse esprimono. In questo senso, privilegiamo le ‘variazioni’ di serie strutturabili, cioè progettualità che si evolvono caoticamente nel tempo, biforcando continuamente dal nucleo originario. Ciò accadrà per esempio con i prossimi lavori di Rizosfera: ‘Meontological Research III’ e ‘Limbo Session 1’. Il progetto Meontological Research del collettivo TAGC (Adi Newton dei Clock Dva), verrà pubblicato in quanto «terza stazione di ricerca meontologica» il prossimo marzo 2021, mentre la serie completa del primo, secondo e terzo episodio, lo sarà nel 2022. Allo stesso modo, la serie di ‘poetronica’ ‘Limbo Session’ proposta da NicoNote, sarà sviluppata in più sessioni, di cui la prima è prevista per fine marzo 2021, co-prodotta dal talento elettronico-astratto di Wang Inc. Abbiamo in corso, dunque, tre serie differenti di «variazioni»: le ‘Chaos Variations’ di Obsolete Capitalism, le ‘Meontological Researches’ di TAGC/The Anti Group, e le ‘Limbo Sessions’ di NicoNote. Vorremmo inoltre proseguire la collaborazione con Network Ensemble, iniziata nel 2017, riguardante la pubblicazione dei loro ‘Network Studies’, studi relativi alle articolazioni nascoste tra mercato finanziario, data noise e società di controllo. La forma materica in quanto oggetto artistico delle singole serie di variazioni, deriva dalla composizione dei materiali provenienti dallo sviluppo del processo creativo.

Con chi vorreste collaborare? Progetti futuri?

Per quanto riguarda le collaborazioni, dipendono dai processi in atto. Non siamo degli editori puri, come ad esempio Not/Nero on Theory. Nel fall-out causato da una nostra ‘performance teorica’ a Londra, tramite un panel organizzato da Obsolete Capitalism alla London Royal Holloway University nel 2019, si è sviluppato un progetto ideato dal filosofo tedesco Bernd Herzogenrath che ci ha portato a collaborare, tra gli altri, con il mago del dub giamaicano, Lee Scratch Perry. Sono dunque i processi a guidarci, come se già nel loro divenire fossero comprese quelle virtualità che poi si attualizzeranno nel tempo e nello spazio. Ma gli sviluppi dei prossimi due o tre anni sono già stati delineati, sia per Obsolete Capitalism che per Rizosfera. Il lavoro di ricerca sui concetti e sui materiali assorbe molte energie e brucia altrettanto tempo. Sicuramente tra i progetti editoriali futuri ci sono lavori del polistrumentista Roberto Paci Dalò con il poeta Gabriele Frasca, di TeZ (Maurizio Martinucci di Clock Dva, Optofonica Lab e Pragma) e una chaos-opera di «industrial blues» orchestrata da Osvaldo Schwartz Arioldi (ex Officine Schwartz). Un’altra potenzialità multimediale che sta prendendo una sua curvatura è il rapporto con l’artista visivo Fotonik Noise; con lui e con l’eco-sound-designer Giuseppe Cordaro stiamo iniziando a studiare l’ampliamento del progetto di «ruralità futura» prodotto dallo spazio Gerra per Mediaterrae Emilia, il cui obiettivo è la presentazione dell’intero progetto multimediale alla prossima edizione di Fotografia Europea nel 2021. Vorremmo sviluppare sempre di più il lato performativo di alterazione dei media e di connessione istantanea delle differenti forme di tecnologia, come è successo lo scorso gennaio al Berghain di Berlino con la performance «Echo-FX» di Demystification Committee, o come successe a «Cross» ai Chiostri di S.Pietro con Kom Fut Manifesto ed Elsoyame. Per sviluppare questi ulteriori assi di ricerca performativa audiovisiva, i collaboratori futuri dovranno avere necessariamente questi profili di artigianato digitale e di speculazione concettuale relativa alle frontiere del suono-immagine.

Consigliamo di attingere dal sito: Rizosfera.net o dal canale youtube: Rizosfera per immagini dei nostri U.S.O (Unidentified Sonic Objects) e per i video/teaser esplicativi dei singoli progetti.