Dalia Donadio ‘Poem Pot Plays Pantano’

(Wide Ear Records 2020)

Elegante l’album della cantante Dalia Donadio pubblicato dall’etichetta svizzera Wide Ear Records. Le liriche del poeta svizzero-siciliano Daniele Pantano, musicate dalla cantante, sono tutte riportate in un apposito pieghevole e favoriscono un ascolto consapevole. Sono brani cantautoriali d’autore, anzi d’autrice; ballate folk-jazz, con sprazzi intensi d’improvvisazione, in cui la voce di Dalia Donadio plasma e accarezza un paesaggio sonoro ben disegnato con il contributo del chitarrista Urs Müller (ampia la paletta timbrica: effetti d’atmosfera, timbri metallici, un tocco di rumorismo) e del bassista Raphael Walser (che alterna pizzicato e archetto). Tra Tom Waits (ma senza la sua raucedine sia vocale che strumentale) e, senz’altro maggiormente, Patricia Barber, la cantante zurighese, spesso dicendo più che cantando, e a volte con improvvisati vocalizzi, ci conduce in una camminata mattutina nel paesaggio montano svizzero, raccontandoci storie, immagini e impressioni: con una sottile, empatica ironia. L’espressività poetica dei brani, dal carattere a tratti sperimentale (come la conclusione di Beyond the Stop Sign: Swiss Landscape e di Morning Walk, e i brani finali di cui dirò a breve) è intensa e poetica. Emerge, qua e là anche una vena epica (Writing the City, l’inizio di Eastern Village with Factory e di Morning Walk…), ma smussata da atmosfere quasi surrealiste. Al che contribuisce senz’altro il modo in cui la voce spesso dismette i panni di protagonista, per lasciare la scena agli strumenti. Per esempio è molto bello l’intermezzo con l’assolo di chitarra sorretto solidamente dal basso, in un brano peraltro particolarmente riuscito, come Last Visit & Supper Prior to the Invasion Only We Know About. E collocare a metà disco il più sperimentale dei brani, Mountain Life, è stata sicuramente una scelta eccellente: il preludio dal sapore avanguardista conduce a una melodia dal lirismo profondamente espressivo, precedendo altri brani decisamente interessanti, nervosi, a tratti impulsivi, e molto intensi, tra cui Vaudeville e Time. Tanta tensione si risolve, o almeno si sospende, sul riverbero finale di Late December su cui cala il sipario di un album molto convincente.

Voto: 8,5

Alessandro Bertinetto

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