Giorgio Salomon Intervista

Giorgio Salomon è un’esploratore contemporaneo di suoni e visioni senza tempo che si è dedicato alla scrittura raccontando le sue esperienze nel volume ‘Acrobati liquidi’. Dopo aver conosciuto questa opera attraverso la fanzine cartacea ‘Solar Ipse’, curata da Loris Zecchin, e dopo aver acquistato e letto il suddetto volume, ho deciso di contattarlo e proporgli un’intervista per Kathodik. Giorgio ha coinvolto nell’operazione anche Loris Zecchin e la fanzine ‘Solar Ipse’, che ringrazio. Ecco a voi il risultato della chiacchierata digitale:

Il tuo volume ‘Acrobati liquidi’ ha avuto una seconda ristampa che è andata esaurita, ma come è nata l’idea della prima stampa, cioè come ti è venuto in mente di scrivere questo libro?

La nascita di questo libro ha avuto una lunga gestazione. Mi era balenata, nella mia mente, più volte l’idea di scrivere. Ed avrei scritto forse un libro sulle mie avventure di vita e di viaggio, perché io ho avuto una fortuna, quella di nascere nel 1954! Questo ha significato avere 18 anni nel 1970, cioè quando il mondo stava scrivendo, giorno dopo giorno, delle pagine di storia e di apertura culturale e musicale irripetibili. Difficile spiegare alle generazioni dopo la mia, cosa significasse trovare un mondo nuovo ogni volta che si alzava un alito di vento, che era proprio il vento del cambiamento (wind of change), come cantavano gli Animals di Eric Burdon. Questo strettamente legato al fatto, non sottovalutatile, che le notizie erano scarse e frammentarie e questo contribuiva ad amplificarne l’intensità e la curiosità. Si viveva con il fiato sospeso e con bocca aperta ed occhi sgranati, nell’attesa di notizie, avvenimenti, racconti, suoni nuovi! Era un continuum di sensazioni ed emozioni forti, che oggi sono state scolorite dall’avvento dei social. Per dare una risposta sincera e significativa alla tua domanda , devo partire da una considerazione importante: non sono uno scrittore , bensì un “ragazzo di strada” che ha attraversato un tempo glorioso, un tempo unico, e che ha avuto il modo di entrare in situazioni irripetibili, come, per esempio, la nascita delle Radio libere.
E con esse la fortuna di respirare la vera “LIBERTA'” di parola e di fatti. In poche parole nessuno ci poteva fermare, perché l’onda era troppo potente ed incontrollabile. Ritorniamo però al discorso dell’uomo semplice, che ad un certo momento, gli passa per la mente di scrivere tutto questo.
Nel momento in cui mi sono deciso di mettermi di fronte ad un quaderno vuoto, ho avuto un tremito ed un pensiero limpido. Mi sono ritrovato come nei banchi di scuola, nell’attimo dell’inizio di un compito di italiano, quando iniziavi a scrivere un TEMA, che voleva dire riempire un paio di fogli di carta…non di più! E questo mio pensiero spero arrivi forte a tutti quelli che leggeranno questa intervista, perché non mi sono scoraggiato, ed è un incoraggiamento per tutti quelli che hanno dentro la voglia di farlo, ma non il coraggio. Nel mio caso sono stato spinto da alcuni amici che mi dicevano: ” Giorgio devi renderti conto che certi percorsi che hai fatto, come le ricerche musicali che hai sviluppato negli anni 70/80, sono unici. Noi non conosciamo nessun altro racconto che assomigli al tuo. Devi mettere nero su bianco e lasciare un segno di tutto questo!”. Ho meditato su queste frasi, perché arrivavano da voci amiche e sincere. Ed ancora, come una volta, mi sono incamminato su una strada solitaria. Ho scritto il libro completamente a mano e poi riversato sul computer e poi elaborato, a livello di impaginazione e di grafica, da mio figlio. Totalmente autoprodotto, senza un’editore ed un distributore, mosso solo dalla voglia di comunicare le emozioni di questo bel viaggio che avevo fatto. La mia memoria mi ha stupito… Ogni giorno mi apriva un cassetto pieno di gioielli e di luce.

Perchè ti sei dedicato a questi ascolti chiaramente “non convenzionali”, non “facili”, che hai trovato nel raccontare queste musiche e questi musicisti?

Quella magica avventura è durata almeno 5/6 anni a partire dal 1973 più o meno, per arrivare a ridosso degli anni ’80. Da quel momento in avanti, si è cominciato a codificare, a regolare e ad inquadrare tutto quel movimento che era nato sull’onda di una pura follia espressiva, figlia di una libertà irripetibile. Io personalmente ho sentito proprio il vento che stava cambiando e con esso vedevo quella purezza di spirito che stava sciamando. Forse è difficile dare una spiegazione oggi di ciò che significava essere liberi totalmente, perché non è rimasta traccia di quel mondo e di quel modo di affrontare la vita. Forse non c’è più quel libro che apri e trovi solamente delle pagine bianche che ti dicono: uomo, sei solo, con tutte le possibilità che esistono, ed ora puoi esprimerle …VAI!! Là in quel tempo noi abbiamo avuto la fortuna di trovare quel libro e la forza e l’incoscienza di scriverci sopra il disegno della nostra anima.
In questi giorni ho corretto ed amplificato il libro, dove si trovano i racconti di tre aneddoti collegati alla pubblicazione. Storie che mi hanno sorpreso con racconti di personaggi che mi hanno aperto nuove porte su ricordi sfumati nell’oblio, tutti strettamente allacciati a quegli anni della radio. A cominciare da una registrazione di una mia trasmissione di quegli anni, che mi ha fornito un amico di Chioggia, ritrovata per caso in una dimenticata cassetta. Per altro unica testimonianza che ho ti tutto quel materiale che avevo lanciato nell’etere per anni. Di questa non faccio cenno comunque nel libro, perché forse un po’ troppo personale, ma gli altri racconti hanno un impatto potente ed un interesse un po’ più internazionale, se mi permetti questo termine.
Ho collaborato con tre radio in quegli anni , ed ogni volta mi sono inventato un nome ed una sigla nuova. Se non ricordo male la prima fu “Campi di Cioccolato” tratto dal omonimo brano di Coxhill/ Miller dal loro primo album edito dalla Caroline Record. Ho continuato poi, in una altra situazione, con una trasmissione che ho chiamato “Il Mattino Dei Maghi” tratto dal libro che cito nel libro e che aveva come sigla l’inizio, molto suggestivo, di “North Star ” di Philip Glass e per finire, come ultima esperienza, una trasmissione che ho chiamato “Alle Montagne della Follia” come il noto libro di H.P. Lovecraft e che aveva, come apertura delle danze, una delle delizie della psichedelia di tutti i tempi: ” Ogden’s nut Gone Flacke” degli Small Faces.

Hai trattato artisti che in larga parte sono fuori catalogo, o sono fuori dai radar delle ristampe da tantissimo tempo. Pensi che in parte questo tuo lavoro di ricerca e di pubblicazione, anche di diffusione dei vari artisti che hai e continui ad ascoltare sui social come Facebook, può contribuire alla riscoperta e forse anche alla possibile futura ripubblicazione di alcuni di questi album?

Non riesco a capire questa smania di ristampare di tutto e di più, ma senza un senso logico. Con una urgenza che sembra proferita solo dal fatto che ora il mercato del vinile si è risvegliato e perciò c’è l’urgenza di fare cassa e di pensare al guadagno immediato, senza creare un minimo di conoscenza, di coscenza, di cultura e di disegno a lungo raggio. Non si può pensare di ristampare in pochi mesi un percorso musicale che ha avuto un lento corso e che è riuscito a modificare atteggiamenti esteriori ed interiori nel corso di intere generazioni. Così, a mio avviso, rischiamo di bruciare tutto in poco tempo e sarebbe una opportunità sprecata. La gente giovane, che si sta riavvicinando al vinile, ha bisogno prima di tutto di essere guidata nelle scelte e non solamente sfruttata pensando al vile denaro, che ha sempre rovinato tutta la magia e la bellezza che circonda la cultura musicale, soprattutto quando si parla di mondi sonori fragili e sottili. E non voglio addentrarmi nel discorso specifico che riguarda i prezzi di vendita, che sono lievitati in modo consistente nel giro di pochi mesi, solo perché hanno capito che è un nuovo business che si sta muovendo. Personalmente trovo questo atteggiamento vergognoso. Per risponderti ora e dire quali ristampe io farei penso che potrei solamente fare l’elenco di tutti gli album che ho citato, perché sono convinto che sono veramente dei gioielli nascosti nell’oscurità e tutti hanno una loro grande storia alle spalle, quindi non saprei sceglierne uno al posto di un’altro. In questi ultimi giorni ne ho visto ristampare alcuni , quali: HORTOBAGYI, VIA LACTEA, PLANES, EROS IN ARABIA, MUSICA AUTOMATICA, ma non con le copertine originali, segno che probabilmente sono dei bootleg non ufficiali, oppure non sono riusciti a reperire gli originali. Ultima riflessione: se avessi una mia etichetta pubblicherei subito alcune registrazioni che sono riuscito a fare personalmente in concerti di altissimo valore, sia musicale che storico. Di questo discorso ne ho accennato nella ristampa che sto facendo. Tanto per darti una anticipazione ho 4 concerti di Terry Riley, l’ultimo dei quali è stato registrato a Vicenza, alla fine di un corso di una settima che lui aveva tenuto in quel Conservatorio, dove c’è un brano di 56 minuti suonato assieme a Amalia Cuni dove, con intonazione indiana, si canta il ‘Cantico delle Creature’ di san Francesco d’Assisi. Ti assicuro che è da pelle d’oca. Oppure come quando Nico dei Velvet Underground è venuta nella mia città, poco tempo prima di morire, ed ha fatto un concerto scarno e solitario accompagnato solo dall’armonium e dalla sofferenza, che ho registrato come pure lei che ho seguito all’hotel e che è salita nella mia macchina e che mi chiedeva dove poteva trovare del fumo… ed io ho tutto registrato a casa mia. Ecco queste sono cose che vorrei condividere e pubblicare.

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