Kajsa Lindgren ‘Distorted Worlds’

(Hyperdelia 2018)

Azione di contorno “Distorted Worlds”.
Ep digitale che nulla aggiunge allo splendore di quel “Womb” del 2018, dove la
giovane compositrice e sound-artist svedese, si produceva in un debut
album (in ambito di ricerca acustica), da vero e proprio
strillo. Field recordings, raccolti e trattati in innesto con
flebili derive strumentali, lavorando di spazialità e
distribuzione multicanale del suono.
Microfoni a immersione che catturano suoni registrati reimmessi nell’acqua, voci e partiture orchestrali che si sfilacciano in un tepore amniotico
conturbante. Tonfi, increspature e attimi d’estasi luminosa e
mutevole. “Distorted Worlds”, riprende parte del
materiale sorgente e lo riassembla in quattro azioni remix,
stratificandolo in contrastata massa (ad opera di Stefan Helmreich
e Eva Hayward), aggiungendovi un’ulteriore lanuginoso bozzolo
ambient (Cocoon rivisitata da Felicia Atkinson),
spogliando il suono e rendendolo inquieto (The Garden e il suo
sgocciolamento pianistico/minimale ad opera di Teresa Winter),
vaporizzato in immobile granulosa nube armonica (Stratus di
David Granström).
Funziona, ma dedicare ascolto profondo a “Womb”, è quasi obbligo.

Voto: 7

Marco Carcasi

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