Daimon ‘Bedlam’

(®esisto 2017)

Nome da “trapper”, ma aspetto da “grunger”: il cantautore piemontese Daimon pare proprio un sosia pacioso di Kurt Cobain (l’incipit Bedlam toglie ogni stilla di cattiveria allo spirito dei Nirvana, ruralizzandoli tra le Langhe e il West; Drug Addict è già più dolorosa, pur nell’ambito di un suono AOR).
Le dieci, stringate, canzoni di questa raccolta ci riportano così alle camicie di flanella degli anni Novanta (Day and Night Part I), nel modo in cui le vedeva allora la provincia italiana (Snow Girl). Come Evan Dando de noantri, peraltro, non funziona male, fragoroso e orecchiabile al punto giusto (cfr. Pigmento); pare meno a suo agio nelle ballate (didascalica Casting Away).
Buono nel complesso il suono “virile” (appunto, da AOR USA: Now Let Me Go Home) scaturito dalle registrazioni, presso il Freedom Recording Studio, curate da Michele Guberti e Massimiliano Lambertini.

Voto: 6

Marco Fiori

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