Chihiro Butterfly ‘After 3.11’

(Accretions 2016)

Chi conosce il mood radicale di casa Accretions resterà di stucco dopo aver assaporato le aggraziate corde vocali di Chihiro Butterfly, che ci riporta in quei colori di pacifica electro-pop nipponica, forgiata tra fine ’90 e primi anni zero, dove, tanto per rispolverare la memoria, fluttuavano nell’indie icone quali Cibo Matto e soprattutto Pizzicato Five. Spensierati sculettamenti poppy, nelle mani di Chihiro, intrisi di terso spessore elettronico, a tratti algido, ambient-ale, a tratti hi-tech, sballottato, proto rave chill-out. La sua voce sospesa tra essere quella di una soave fanciulla del Sol Levante oppure di una dama fredda e nebulosamente magnetica, plastica. Fil Rouge di “After 3.11” è riportare alla memoria la tragedia del terremoto che ferì duramente il Giappone nel ’09, cagionando conseguenze disastrose che bene ricorda la Butterfly, essendo stata colpita anche la sua Sendai. Nel cd sono registrate diverse collaborazioni avute con artisti sia conterranei, sia occidentali, e tutto ciò concorre a dare un taglio eterogeneo della proposta: si spazia tra retaggi colorati dei citati Pizzicato (il sapore minimal di Hashya_Melodies con Ayota, una latente malinconia che piacerebbe a Ryuichi Sakamoto) a fratture technoidi di scuola Warp (Dandelions insieme ad Asonat, la drum’n’bass cotonata di That Day firmata con Ruxpin, il magma Brinkmaniano al ralenti che intasa le arterie di Dandelions, ancora con Asonat) che si sfaldano dentro un mare di pace (Peacocks) e giocano con ritmi sghembi (Wrabimochi), colti e improvvisati (la bellissima chiusura free di Yume in compagnia di Kota Arai, patron Marcos Fernandes, Soon Jung Kae e Woon Jung Sim). Non male, brava Chihiro nel tenersi bene alla larga da facili scivoloni dentro melodie laccate e frivole, in cui è facile incappare quando si percorre la strada del pop.

Voto: 7

Sergio Eletto

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