Plymouth ‘Plymouth’

(RareNoise Records 2014)

Tre schiaccianti istantanee di free/jazz/rock astrale, questo il
seguito a “Slobber Pup” del 2013.
Dove al chitarrista
culto della scena free statunitense Joe Morris (oltre 100
produzioni negli ultimi trent’anni) ed all’esperto
tastierista/organista Jamie Saft (Zorn, Bad Brains,
Beastie Boys), si aggiungono il basso elettrico (spesso
distorto) di Chris Lightcap, il battito inventivo e poderoso
di Gerald Cleaver e l’altra chitarra elettrica, dell’ex
allieva dello stesso Morris, Mary Halvorson.
Chiusi in
sala, pigia il bottone e vai.
Tre sarabande indiavolate, tutte
affondi cosmico/sdrucciolevoli e randellate avant da non dire.
Con
apparizioni improvvise del Davis elettrico, alternate a zone
paludose noise-zen (l’attacco di piano acustico di Plimouth,
progressivamente sommerso dalle rasoiate d’incrocio fra le due
chitarre, prima dello tsunami finale).
Un vero e proprio buco nero
lisergico, che tutto par risucchiare al suo interno.
Fasi
melodiche, distorsioni roventi ed accartocciamenti, che nella
conclusiva Standish, puoi sentire letteralmente alzarsi in un
pesante volo multicolore.
Ok, se ne esce sfatti e rovinati, a
tratti troppo, nel suo continuo impatto massivo.
Di certo
impagabili dal vivo.
Chi vuole emozioni forti, s’accomodi.

Voto: 6

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